domenica 25 marzo 2012

POST NO-SENSE SU CIBO E SESSO.

Ok, sono le 00.29 della notte e non ho decisamente voglia di andare a dormire.
O, meglio, questo non posso dirlo.....io sono sleepoholic, non si può negare che io abbia sempre voglia e capacità di appisolarmi in qualsiasi angolo/pertugio/nicchia/letto/divano/piuma di qualsiasi uccello in questo mondo.
Ho dormito sul divanetto in discoteca, con la musica a palla ed i body guards che mi svegliavano ogni dieci minuti dicendomi di non dormire.
Diciamo quindi, in tutta sincerità, che più che altro non mi va di alzare le mie ampie e baldanzose chiappe da questo gelosissimo divano, per farle poi salire fino al secondo piano, in camera mia, accendendo la luce ed illuminando di immenso in-stile-faro-di-Lampadusa-puntato-impunemente-sugli-immigrati verso mia sorella, così, tanto per il gusto di disturbarle il sonno..

In fondo domani vado in palestra e devo salvare le energie per quando arrancherò graziosamente sulle macchine cardio.
Tale attività è decisamente necessaria: è stato un weekend di stampo indiscitubilmente gastronomico ed io, con tutto l'impegno di questo mondo, di fronte ad un piatto di tagliatelle al ragù...o meglio, di fronte ad un piatto di ragù con tagliatelle accompagnate da trionfo di olio e grassi saturi, non so dire di no.
Ho detto SI al colesterolo, ho detto NO a valsoia e all'insalatina leggere leggera a pranzo e cena.
Cioè....probabilmente mangerei anche valsoia insieme alle tagliatelle.....io dico NO quasi a nulla.
I miei limiti sono:
1. NOCI;
2. CASTAGNE;
3. GORGONZOLA.
Per tutto il resto, c'è lo stomaco della sottoscritta, paragonabile ad un radiatore di carro armato pre-conflitto '15-'18,  riempito di una cordiale mixture di coca-cola, acido muriatico e sgrassatore universale dell'eurospin al retrogusto di aceto e limone, che non ci sta mai male.

Di fronte ad un buffet ho l'autocontrollo di un gorilla sovrano della foresta amazzonica (ci saranno i gorilla nella foresta amazzonica...?) durante la stagione degli amori;
Dentro qualsiasi Mac Donald sono caratterizzata dalla stessa eleganza di un Bear Grylls che mangia il ventre di un Drago di Samoa accompagnato da un delicato contorno di vellutata di fanghi guam e serpente a sonagli;
Durante i pasti pasquali., natalizi e carnevaleschi mi riempio come i francesi imbottiscono il fegato di un oca per il fois gras.

Ma, come disse mamma qualche giorno fa:

"Le donne che si dimostrano delle buone forchette a tavola, si rivelano anche ottime amanti a letto".

Alchè mi viene da pensare che, a parità di cibo mangiato al giorno da quasi 25 anni, Cicciolina rispetto a me potrebbe essere una timorata di Dio nel bel mezzo dell'alto medioevo a caccia di streghe nonchè sposa del Signore.

Però ce lo vedo il nesso.
Se ti lasci andare a tavola, di fronte ad un uomo, dimostri che fondamentalmente te ne importa poco della linea, dell'immagine che dai, ma soprattutto di ciò che una donna dovrebbe fare o di come una femmina dovrebbe apparire al cospetto dell'altro sesso; va da sè, per deduzione, che sarai senza freni e senza controllo anche a letto.
Sempre che non ti si sia creata una sensualissima sciolta fulminante nel tragitto che va dal ristorante alla camera da letto.
Sempre che l'insalata di mare su letto di cozze, vongole ed ostriche impepate non ti abbia condotto verso l'impervia via dell'intossicazione alimentare sul lettino di un pronto soccordo.
Donna, davanti ad un uomo, non mangiare come se non ci fosse un domani.
Mangia come se dopo dovessi andarci a letto, con quell'uomo. Mangia IN MODO DA andare a letto con quell'uomo: evita legumi aerofagici, salta i frutti di mare, cerca di negarti, almeno per una volta, la peperonata col caprino che ti si rinfaccerà per i prossimi 5 anni a venire.
Altrimenti alla fine ti troverai veramente a fare l'amore con il sapore, per disperazione.
Capisco l'amore per il cibo, ma vedi di fare in modo che il cibo non sia impedimento all'amore.

Cerca nutrimento sostanzioso e delizioso per il corpo e per l'anima, ma non ingozzarti come un giaguaro della Malesia mezzo a digiuno da 5 mesi e successivamente lanciato in libertà dentro uno zoo a gabbie aperte.
Abbi lo stomaco e l'appetito di Bud Spencer, ma con la grazia e l'autocontrollo di Natalie Portman ne "Il cigno nero".
Evita di uscirtene con frasi come "No, mangerò solo una insalatina perchè, ccccccioè, sono troppo grassa e faccio schifissimissimissimo", ma neanche devi tragugitare tutto il cucuzzaro, comprensivo per te di cameriere, commensali, proprietario del locale e fidanzato che, secondo me, mangiati tutti insieme, pesano sullo stomaco un pò come il cinghiale della pubblicità del Brioski.

E se proprio devi far uscire l'aria....DA SOPRA. Così, un rutto in "Mi maggiore" in condivisione ed affetto ci sta sempre bene e darà via ad una graziosissima e sobrissima gara di rutti che spero per voi non si trasformerà in una competizione di peti caratterizzato da aromi di muschio rancido dopo la pioggia estiva, depuratore in piena attività, cloaca thailandese e latrina chimica degli scout dopo giorni di cibo andato a male.


Distinti salumi e tanti caci.

Gloria


martedì 20 marzo 2012

GIAPPONE: MEMORIE DI UNA GAIJIN, UN ANNO DOPO.




Il Giappone, paese di contraddizioni, di rispetto dell'eleganza e della formalità delle tradizioni ma anche, contemporanemante, di slancio costante verso il futuro e la modernità.
Agli occhi di noi ignari occidentali, il paese per eccellenza del mistero.
Proprio per il suo alone di sconosciuto, il Giappone è sogno e meta ideale di tantissimi viaggiatori o semplicemente appassionati del paese del Sol Levante, incuriositi, stimolati e vogliosi di svelarne gli infiniti segreti seppur, però,conosconone le caratteristiche (o meglio, pensando di conoscerle) solo tramite vie indirette e discutibili....e CHE vie , oserei dire! Principalmente mezzi di comunicazione di massa, tra i quali spiccano internet, ma soprattutto manga ed anime, ossia strumenti che mettono in risalto i vari tratti di questa cultura in una maniera certamente fuorviante.
Ciò che vediamo noi, infatti, è come un Giappone rappresentato su uno di quegli specchi che si trovano nei parchi giochi che modificano l'immagine che riflettono: ovvero, ciò che vediamo normalmente è un Giappone totalmente DISTORTO.
Noi occidentali riceviamo un insieme di frangenti, disegni, foto, informazioni, video, storie che ad un osservatore superficiale potrebbero sembrare veritiere, ma che, ad un occhio, diciamo, esperto e critico, forte dell'aver toccato con mano la cultura locale e dell'aver vissuto direttamente sul suolo giapponese, sembrano assolutamente sconclusionate. Talvolta ridicole.
Tra l'altro, nell'animo dei fan più sfegatati fiorisce un affetto così spasmodico per questo paese, proprio in relazione all'immagine distorta di cui parlavo sopra, che si imprime definitivamente nella loro mente e nella retina una immagine totalmente costruita dai loro sogni di un mondo da cartone animato: dunque, arrivando in loco, non riescono a maturare una certa visione che gli permetta di analizzare ciò a cui assistono in maniera critica e costruttiva. O, comunque, anche se provvisti di capacità di analisi, spengono il loro cervello e si lasciano abbagliare dalle luci, dai colori, dai suoni e dalle assurdità che il paese offre.
Si lasciano, più che altro, drogare passivamente di Giappone.

Sia chiaro che, così come la realtà per me sia relativa e mai assoluta, perchè diversa per ogni singolo individuo ed ogni singolo punto di vista, allora essa è resa ancora più cangiante in quanto diversa di cultura in cultura.
Ciò che i giapponesi vivono e fanno è giustissimo dal loro punto di vista, probabilmente.
Nel mio modesto parere, spesso adottano comportamenti assurdi o per lo meno discutibili ma, come mi ripeto spesso, è la loro cultura.

Ci sarebbero talmente tante piccole cose o situazioni da citare e descrivere che, ora come ora, mi trovo intrappolata nell'imbarazzo della scelta.
Una delle cose che più attrae l'uomo occidentale, soprattutto in base alle descrizioni che se ne fanno nei fumetti e nei cartoni, è la DONNA GIAPPONESE.
Tra l'altro ricordo che, essendo io di sesso femminile, ciò che per me era più evidente e che, soprattutto, mi irritava di più, erano gli atteggiamenti di queste donne nipponiche.
Inizialmente, vedendo video ed immagini sul Giappone, adoravo l'immagine della ragazzina giapponese in tenuta scolastica, con le dita a v nelle foto e sempre sorridenti, con la voce acuta e le mosse da cartone animato. Dopo 7 mesi in loco, invece, ora per me sono cose che mi fanno accapponare la pelle dal nervoso.

Così come, nel marketing giapponese, spesso e volentieri il prodotto attira il consumatore più per il suo packaging che per il suo effettivo contenuto, allo stesso modo le donne della terra del sol levante tendono a coltivare maggiormente il loro lato estetico rispetto a ciò che potrebbero tirar fuori dal loro intelletto.
I giapponesi sono persone tendenzialmente schematiche, nella vita di ogni giorno, nella vita in generale: una donna giapponese sa che ogni mattina, se per esempio va all'università e ha lezione alle 8 della mattina e, in più, dovrà prendere il treno per arrivare a destinazione, allora dovrà svegliarsi alle 5 della mattina per iniziare il momento del vestito, trucco e parrucco.
[Tra l'altro, ciò vorrà dire che avrà dormito si e no due o tre ore, perchè i giapponesi, questo va ammesso, sono ligi al dovere: se hanno da fare esercizi e compiti per il giorno dopo, li finiscono a costo di fare nottata. Il che vuol dire che poi crollano come gli alberi della foresta amazzonica, sui mezzi pubblici o in biblioteca.]
E' impressionante come il volto di una donna giapponese cambi drasticamente durante tale processo. Da questo punto di vista, devo ammettere, stimo i nipponici in quanto artisti della perfezione, ricercata in ogni singolo frangente della loro esistenza. Si dedicano con passione al raggiungimento del loro obiettivo e sono dotati di una grande fantasia. Il che da certi punti di vista è molto strano, perchè ho notato come, almeno nell'educazione scolastica, vengano più spinti all'ascolto che al lavoro creativo.

La donna giapponese, una volta pronta, sembra una bambola.



....e questa non è neanche tanto brutta di base. Ho visto di peggio.


Vestite di tutto punto, indossano tacchi e gonne cortissime, orecchini, collanine, bracciali di ogni sorta, un trucco che farebbe l'invidia di Moira Orfei, capelli acconciati con tanta cura e stile che neanche Jean Louis David e tutto il suo entourage riuscirebbero ad eguagliare.
(Tra l'altro, tengo a sottolineare che la cura e la, come dire, "creazione" di una esteriorità attraente o almeno decente è talmente importante che non raramente è possibile trovare ragazze che, non essendosi alzate presto e non avendo fatto in tempo ad attuare tutto il processo estetico a casa, si truccano sul treno o comunque sui mezzi pubblici, con una maestria che mi ha ipnotizzato ogni volta).
In realtà, qualcuno dirà: questo lo fanno anche le italiane. Si acconciano di tutto punto anche per andare a fare la spesa. Danno grande spazio all'apparenza e meno al contenuto. Ed è vero, in gran parte dei casi. Ma un piccolo punto è diverso: l'italiana è una caciarona ripulita, la giapponese è una bambolina da accompagno.
Ciò che stupisce me e, penso, qualsiasi donna occidentale con un minimo di amor proprio, è il fatto che una ragazza giapponese possa vestirsi e comportarsi come la peggior puttana d'oriente (passatemi il termine), l'importante è che si atteggi in maniera KAWAII.
KAWAII è la parola chiave dell'essere donna in Giappone. Sembra che il maschio nipponico, insieme al maschio occidentale disperato e privo di cervello, sia particolarmente attratto da una femmina dolce, carina, accondiscentente, che pende dalle labbra dell'uomo o almeno così sembra fare, apparentemente priva di opinioni o capacità di critica.
Ancora una volta, i pinguini del film Madagascar avevano ragione....CARINI E COCCOLOSI.
Questo essere KAWAII è accompagnato da tutta una serie di elementi fissi quali:

- Occhi stra-truccati per farli apparire giganti e luminosi: l'occhio è particolarmente importante nella società giapponese. Puoi avere anche un cruciverba al posto dei denti, ciò che conta è avere un bel taglio di occhi. Sarà per questo che quando ridono, le donne giapponesi si mettono una mano davanti alla bocca?

- Gingilli colorati e di rimando infantile da appendere ovunque, sulle penne, cellulari, astucci etc...

- Espressioni facciali infantili e comportamenti naif, insieme all'accondiscendente accetazione nell'essere trattata come un essere non pensante e da educare;

- Versi e strilli striduli, ai limiti dell'ultrasuono.

- Posa con le gambe leggermente storte verso l'interno. Camminandoci anche. Ancora non mi spiego come e perchè.




 L'immagine rende abbastanza. Vorrei aggiungere che le gonne delle divise scolastiche sono lunghissime, in realtà....arrivano quasi a metà polpaccio. Ma loro le arrotolano sotto il maglioncino per metterla quasi a livello del sedere, così, tanto per non lasciare spazio all'immaginazione.

Ho visto video ed immagini di ragazzine giapponesi mezze nude, rotolarsi per terra, strusciarsi fra loro, ma pur sempre in stile ed atteggiamento kawaii.
Le donne occidentali si incazzano, gli uomini occidentali vanno in tripudio di ormoni.
Ho sentito rispondere alle mie critiche con un "Non capisci, sei solo invidiosa perchè loro sono tanto kawaii e tu no". 
Ho visto orde di uomini, nella mia università, fidanzarsi con ragazze giapponesi. Perchè è uno scambio reciproco: l'uno è l'accessorio dell'altro. Io, ragazza giapponese, posso fare la bella facendo vedere alle mie amiche che ho il fidanzatino americano; io, uomo americano, posso risultare un gran pezzo di maschio perchè mi faccio una carinissima signorina giapponese.
ACCESSORI.
E la cosa che mi fa più arrabbiare è che hanno un cervello, che potrebbero usare benissimo. 
Sono sicuramente intelligenti, ma lo mostrano ben poco. Preferiscono puntare sull'essere kawaii.
Anche perchè, i giapponesi, maschi e uomini, sono profondamente insicuri: e per le donne è più facile nascondersi dietro 10 kg di trucco piuttosto che mostrare la loro vera essenza.

Io ovviamente parlo per ciò che ho visto nella maggior parte dei casi: sono cosciente del fatto che non si possa affatto generalizzare, pechè ho avuto modo di conoscere delle ragazze giapponesi diverse ed estremamente acute.

PUNTO IMPORTANTE CHE VORREI SOTTOLINEARE A COLORO CHE VOGLIONO ANDARE IN GIAPPONE A TROMBARSI UNA GIAPPONESE PERCHè SI FANNO LE PIPPE DI FRONTE ALLE PAGINE DEI MANGA --> LE GIAPPONESI NON HANNO LE TETTE. E NEMMENO IL SEDERE. Fatevene una ragione.

Gloria

mercoledì 14 marzo 2012

"E' UNA VERA SFORTUNA NON SCOPRIRE UNA SECONDA CITTà OLTRE LA PROPRIA CHE DIVENTI UNA CITTà NATALE. UNA QUARANTINA DI ANNI FA HO AVUTO UN COLPO DI FORTUNA: HO INCONTRATO BARCELLONA" - ROBERT HUGHES, "BARCELLONA L'INCANTATRICE.

Citando la canzone di Peret "Gitana Hechicera"...BARCELONA TIENE IL PODER.
E' una questione di sensazioni....ci sono città che ti colpiscono violentemente appena muovi i primi passi per le sue vie.
E non solo per le bellezze monumentali. In questo tipo di città respiri la vita, i suoni di entrano nel cervello, gli odori ti inebriano, non vuoi chiudere gli occhi per paura di perderti qualsiasi minuscolo angolo del posto.
Insomma, la città ti entra nelle vene. Barcellona ti entra nelle vene.
Poi, ovviamente, il tutto gira intorno alle proprie sensazioni personali. E' una questione soggettiva, come tutto d'altronde.
Sono stata a Tokyo l'anno scorso, una enorme metropoli che dovrebbe essere densa di stimoli e dispensatrice di emozioni forti....invece non mi ha emozionato quanto lo hanno fatto altre città europee, come Barcellona o Parigi.

Città come Tokyo sono caratterizzate da una prepotente modernità che a me, personalmente, stordisce. Per carità, nella capitale giapponese troviamo anche dei templi scintoisci e buddisti stupendi....esteticamente, sono magnifici. Ma a me hanno emozionato ben poco....quindi, diciamo che il Giappone mi ha colpito per altro, ossia per le sue immense contraddizioni. Ma se ne parlerà in un altro momento.

Abbiamo poi città come Roma. Ci sono stata l'altro ieri, di ritorno dalla Spagna.
Roma è la città eterna, espressione e simblo della storia del nostro paese. Anche Roma è bella, come i suoi fori, il colosseo, le fontane e le statue. Ma, come dire....innanzitutto è un caos. E non intendo solo per il traffico. La disposizione degli edifici è caotica, le strade sono disordinate. E, in secondo luogo, per quanto spunti in ogni dove un qualcosa di decisamente storico, Roma è una rovina. Intendo dire....dà proprio l'impressione del lento scorrere del tempo e dello sfacelo.
Della decadenza.
Quindi, muove dentro di me un sentimento nostalgico, ma un pò in negativo. Sensazioni di tristezza, a tratti anche di nichilismo. Cosa costruiamo a fare delle cose, se poi possono diventare così facilmente macerie?
In realtà, credo che questa atmosfera di rovina sia comunque indispensabile. Roma è dunque positiva, da un certo punto di vista, perchè ci ricorda della storia passata: Marc Augè, studiato al primo anno di università per l'esame di sociologia, spiega che le rovine portano dentro di sè il tempo puro, quello avvertito proprio grazie alle cose prodotte dall'uomo, e noi abbiamo bisogno di questo tempo per poter credere nella storia. E', dunque, un modo per non dimenticare sia che c'è stato un passato, sia del tempo che scorre.


E poi abbiamo Barcellona.
In questo caso ho avvertito un botto indecente di stimoli da ogni dove: cultura, essere umano, eno-gastronomia, divertimento, arte, luci, odori, e così via.
E' una sensazione difficile da spiegare, ma tutto questo insieme inglobante di emozioni ha creato dentro di me stabilità, e mi sono sentita quasi a casa.
Non ci sono rovine a Barcellona, ci sono ricordi del passato, scopre più che altro una storia recente, con elementi che si stabilizzano nella contemporaneità e la incorniciano ed abbelliscono perfettamente.



Esempi...casa Battlo (che dopo due giorni ho scoperto si pronunciasse BAGLIò) e la Sagrada Familia.
Erano moderne ai loro tempi e personalmente le trovo moderne ed alternative anche per i nostri giorni.
La prima: una casa di forte richiamo marino e caratterizzata da una quasitotale mancanza di linee rette. Tutto è ondeggiante, curvilineo ma, comunque, capace di rispondere alle esigenze di comodità e praticità richieste ad un'abitazione.
La seconda: luci, colori, nuovamente forme non convenzionali, naturali e movimentate.
Gaudì era un visionario allora e lo sarebbe stato anche oggi.
E tanto per mettere in contrapposizione nuovamente Barcellona a Roma...La sagrada familia è (o comunque, sembra essere...devo ancora capire se sia una scelta ad hoc) in continua costruzione e restauro.
Mentre Roma decade, Barcellona sembra più combattere contro il tempo.

In più....a parte le questioni artistiche....dal punto di vista umano, a Barcellona vige un'atmosfera di tranquillità e lassaiz-vivre. Non c'è caos....ci si fa trasportare dal relax come le onde del mare trasporterebbero una barca.

Nota negativa o per lo meno discutibile: il cibo catalano.
A parte degli strani cipollotti di forma allungata, ripieni di un contenuto quasi insapore, non penso di aver individuato niente di cui tener conto. Ho provato di tutto, cibo arabo, al mac donald, tapas generalmente spagnole, ma non cibo specificatamente barcellonese.
Ma alla fine posso dire di non aver mangiato male....anche se io, in realtà, gastronomicamente parlando, mi trovo bene ovunque :)

Gloria

lunedì 12 marzo 2012

VIAGGIARE: "VIAGGIO VERSO QUALCHE COSA CHE è GIà DENTRO DI NOI, DENTRO GLI SGUARDI E DENTRO LE PAROLE, SIAMO PASSEGGERI E NON SO ANCORA DOVE"


Barcellona, 8 marzo - 11 marzo 2012.

3 giorni fisicamente distruttivi, ma il dolore alle gambe e alla schiena non sono abbastanza potenti da offuscare il ricordo di una città così viva, così elegante ma senza la puzza sotto il naso, una città che ti accoglie calorosamente, ti trasporta, ti adotta e, alla tua partenza, chiede di rimanere per sempre racchiusa dentro di te.

Viaggiare è decisamente la mia passione più grande....perciò, ogni volta che le mie finanze me lo permettono, parto per visitare qualche città, qualche paese, qualche luogo mai visto.
Eventualmente torno anche in posti già visitati: andare di nuovo da qualche parte presuppone che sia passato un lasso di tempo durante il quale sarai cambiato tu...sarà cambiato anche il posto stesso. Perciò non sarà mai noiosa, mai trascurabile, la visita di una città o di un paese già noto, perchè lo osserverai da un punto di vista nuovo ed eventualmente potrai coglierne i cambiamenti, sia quelli dentro di te sia quelli avvenuti nel luogo stesso.
Tutto sarà una novità.

In viaggio mi ricarico.
Probabilmente riesco a tornare in contatto con me stessa: studiando il luogo che visito studio anche me stessa, i comportamenti che adotto, il mio modo di relazionarmi al posto e a chi mi circonda, il mio grado di adattamento.
Intendo, dunque....viaggiare all'esterno e mettere in atto, contemporaneamente, anche un viaggio dentro sè stessi.

Il viaggio è una bolla a parte rispetto alla vita reale, una specie di buco nero in cui vieni risucchiato durante un lasso ristretto di tempo e del quale, una volta uscita, hai un ricordo onirico: rimarrà un sogno, o una immagine impressa su di una foto.

Da un certo punto di vista sarebbe bello spostarsi sempre da un luogo all'altro.
Parti dall'Italia e ti sposti, per esempio, in India. Rimani in India, ne cogli usanze, modi di vivere, di agire e di pensare: ti fai inglobare dalla cultura locale, parzialmente. In fondo, ovunque vai, porti con te la TUA cultura: rimarrà impressa e sarà espressa da ogni tua azione ed in ogni tua parola.
Ma dopo un pò, entrando nel pensiero collettivo locale, divenendo tu parte del luogo, ti sentirai di nuovo stretto, avrai nuovi bisogni di conoscenza. L'India diventerà una nuova quotidianità...e partirai di nuovo, verso un altro paese, un'altra città.
E così via, per tutta la vita, finchè il fisico ce lo permette.

E' un concetto stupendo....una vita simile ci renderebbe esseri in continua rigenerazione ed in costante mutamento.
O, per meglio dire, in costante miglioramento e scoperta di sè stessi.

D'altro canto...questo stile di vita renderebbe la propria esistenza un viaggio.
Cosa che in realtà già è...la vita è un viaggio verso un destino specifico, sappiamo tutti come finirà.
Ma, nel concetto di viaggio che appoggio io, se ci spostassimo sempre come descritto precedentemente, il viaggio inteso come scoperta di posti diversi in una bolla spazio-temporale a parte non avrebbe più significato.
Il viaggio perderebbe il suo gusto tutto speciale...non sarebbe più un momento peculiare della vita, ma la vita stessa. Per me, dunque, non avrebbe più un senso così sopraffino.
Dunque, è sempre e comunque necessario un ritorno a casa, nella vita normale, nella quotidianità.
Tutto è un binomio...è la dialettica degli opposti. Il bello esiste perchè esiste anche il brutto, e viceversa. Il buono esiste in contrapposizione al male, e viceversa.

Per me la vita quotidiana esiste in contrapposizione al viaggio, e viceversa. Nessuno dei due è un concetto connotato negativamente...sono solo i due estremi di un continuum, dove da una parte vige l'estrema normalità, dall'altra l'estrema specialità.
Si avrà sempre e comunque la possibilità di incontrare sè stessi, ma in momenti specifici e non troppo dilungati nel tempo, così che il viaggio non diventi abitudine. 
 
Se la mia dolce metà nonchè fantastico compagno di viaggio me lo permetterà, presto caricherò alcune foto di questi fantastici 4 giorni catalani! ;) Intanto godetevi questa bellissima canzone!
Hasta pronto!

Gloria




"VIAGGIO"
by Piero Pelù

Viaggiare insieme e' come un tango
come strade che si incrociano
un po' d'asfalto
un po' di fango per due vite che si sfiorano..... Cercano

viaggio verso qualche cosa che e' gia' dentro di noi
dentro gli sguardi e dentro le parole
siamo passeggeri e nn so ancora dove

parlare insieme e' come un viaggio
e' come suono della nostra liberta'
da qualche parte in cima all'everest
un passo dopo l'altro in avanti

viaggio verso qualche cosa che e' gia' dentro di noi
dentro gli sguardi e dentro le parole
siamo passeggeri e nn so ancora dove

stiamo un viaggio
in un mondo selvaggio
che ci assomiglia un po'

viviamo senza risposte in altre direzioni e siamo sulla strada
e aspettiamo qua fuori
ha mai trovato quello che volevi?
Sei mai partita per dove sognavi?
Hai mai guardato dove nascono i venti?
Dentro gli sguardi e dentro le parole
siamo passeggeri verso il nostro stupore...



venerdì 2 marzo 2012

MORTALI SENSI DI COLPA E FISIONOMIA DI UNA PERA MOLTO MATURA: MOTIVI BUONI PER ISCRIVERSI IN PALESTRA.





...questo costante bisogno di sentirmi adeguatamente in forma (una forma che non sia sferica) sarà dovuto dal fatto che sono nata negli anni '80, ovvero il decennio delle videocassette che ti guidano nel fare ginnastica comodamente a casa (che poi...."fare ginnastica" e "comodamente" mi sembrano due concetti abbastanza discordanti)? Il decennio delle tutine striminzite sopra calze di colori sgarganti unite in abbinamenti discutibili, degli scaldamuscoli e dei balletti in stile "She's a maniac"?
Fatto sta che la necessità di stare bene fisicamente cozza in maniera grottesca con il mio bisogno costante di nutrimento. 

Arriva sempre il momento in cui i pantaloni non ti entrano più.
O magari ti entrano, sì, perchè tu, dopo esserti cosparso di olio di merluzzo, hai iniziato a ballare la polka unendola a casuali passi di bachata pur di sguisciarci dentro, seppur ciò comporti, da una parte, tracotanti e piacevolissime lardelle che strabordano da ogni dove, dall'altro la distruzione dell'indumento in questione, generalmente nei pressi dell'ano.
Senza considerare la'esplosione della chiusura lampo con tanto di bottone sparato fuori dalla cucitura, tale che l'effetto rinculo ti schizzerà 10 metri all'indietro e il bottone sparirà oltre la barriera del suono.
Ti metti un vestito e sembri una salsiccia insaccata di cinghiale....dove il cinghiale con tanto di peli e grugno sei tu.
Ordunque....giunto questo momento, il passo è breve e fisiologico: l'iscrizione in palestra è un must.

Dovete capire che oltre a questi presupposti di base, io vivo da tempi immemori un conflitto interiore tra la donna antica che appare fuori di me e la donna moderna che vive nel mio Io interiore. Una guerra non indifferente che può riassumersi nella seguente affermazione:

Sono bionda, con la fronte alta, capelli ricci, una carnagione che va ben oltre il pallido e due fianchi, diciamo, pronunciati, morbidezze alquanto evidenti. Sono una cazzo di bellezza medioevale-rinascimentale-barocca-romantica-di inizio novecento-anche molto anni '50.
Potevo nascere in qualsiasi secolo ed essere una grandissima figa. Potevo nascere fino a qualche decennio fa ed essere la Belen Rodriguez d'altri tempi.
E invece no.
Nasco nell'era del capello liscio, carnagione scura un pò umpalumpa appena ustionato, fianchi magri e stretti.

Quindi......oltre ai danni psicologici che la questione mi procura, è da anni che io provo a mettermi in forma. 
Alle superiori c'è stato il periodo del trainer Guido e dei suoi allenamenti fantastellari a bordo dell'ormai mitologico APOLLO.
....caro amico Apollo, quanto mi manchi. 
Ti potevi sentire un dio con illimitati poteri cosmici là, sopra a quella macchina infernale, che praticamente si muoveva quasi da sola, tanto che pure un lottatore di sumo, sopra di esso, danzerebbe leggiadro come una ballerina del Bolshoi....anche se probabilmente io assomigliavo più ad un Billie Ballo in coma, ma dopo la fatica del tapisroulante e della cyclette, l'Apollo (notare la A maiuscola) era per me miracolante come l'acqua di Lourdes.

Ma, come dire, non è sempre Pasqua, perciò è arrivato prepotantemente il periodo universitario: 3 anni di cibo spazzatura di varia natura e nazionalità a riempire il mio apparato digerente e a nutrire tristemente rimpianti verso la parvenza simpaticamente umana che mi caratterizzava fino ad un triennio prima.
Perciò....mi sono data all'autogestione tramite dieta a zona. Uno dei più grandi successi della mia vita: mangiare non stop e dimagrire altrettanto allegramente.

Ora, io mi trovo a 24 anni in una condizione di forma chiaramente ovoidale e circondata da un mondo di persone più anziane di me che mi dicono "Ecco Gloria, arriva il quarto di secolo. Dai 25 in poi....una tragedia. La decadenza".
....andate a farvi fottere tutti quanti, porca miseria. Ho 24 anni, vado per i 25, e già il fatto che io per il mio compleanno desideri ardentemente delle creme antirughe e dei trattamenti termali con fanghi Guam è un sintomo innegabile dell'ansia che mi state mettendo addosso.

IO NON VOGLIO ESSERE DECADENTE. 
Voglio essere una rovina ristrutturata perennemente, ok? 
Voglio essere la Sagrada Familia della Vallata del Tronto.
E spinta da questa visione catalana, oggi mi sono segnata in palestra.
Il simpatico allenatore Emanuele ha subito colto nel mio sguardo tratti di vita sedentaria e sul mio culo decorazioni in cellulite e arpelli a smagliatura.
Deduzione: mi ha massacrato. O forse io, dopo due anni di sedentarietà, mi sono sentita massacrata.
Gli ultimi 15 minuti sul tapisroulante me li sono fatti di corsa per orgoglio personale, in ricordo degli anni in cui sono stata atleta (...perchè, sì, sarà dura per voi crederlo, ma io un tempo era magra ed atletica), seppur fossi al confine col mondo dell'oltretomba.

Ma il massacro del momento, seriamente parlando, diventa nutrimento SANO per l'anima.
Non ci sono mai stati periodi tanto felici nella mia vita quanto quelli in cui andavo in palestra o, comunque, facevo attività fisica. Su quegli attrezzi ci sfoghi la tua rabbia, lo stress, le ansie di ogni giorno...e ne esci stanca, ma felice.
Arriva più ossigeno al cervello, ragioni meglio. Il fisico migliora, e tu ti vedi più bella, e sei più soddisfatta di te. Sei felice anche perchè il metabolismo diventa più veloce e puoi mangiare senza troppe rinunce, perchè fai meno sforzo a bruciare calorie.
Insomma, conclusione...MENS SANA IN CORPORE SANUM.
Uccidetevi di sudore e affogate nell'acido lattico...vi sentirete sicuramente meglio :)

Gloria