venerdì 14 dicembre 2012

GIMME ATTITUDE, BITCHES!

Questo post non vuole essere offensivo ed è basato giocosamente su un ironico e scherzzzuoooso luogo comune.
MH MH.





Continuo immancabilmente a dover scrivere la tesi e, comunque, a procrastinare riempendo il blog di una marea di gioviali castronerie.
Ogni giorni vivo un nuovo momento di intenso amore per qualcosa che amo in una forma relegata ed ingabbiata che accantono volutamente nel profondo del mio cuore, in modo che io possa apparire, per quanto umanamente possibile, come una persona normale e sana di mente.
[Ma in fondo, come dice PierPaolo Capovilla del Teatro Degli Orrori in "E lei venne!" "Siamo tutti, chi un pò di più e chi un pò di meno, tutti, tutti completamente pazzi"]

Come tutti noi italiani utilizziamo giornalmente il nostro vocabolario implicito di gesti delle mani e del corpo, loro hanno il loro codice comunicativo.
Come si fa a non adorarle.
Come si fa a non desiderare di essere rumorose, kitsch, aggressive ed espressivamente acide come loro.
Come si fa a non voler essere una enorme donna afroamericana che si fa largo nella società statunitense a suon di schiocchi di dita, "Mmmh mh mh" e scattosi movimenti della testa.




DONNE.
Tiriamo fuori la Raspiuscia che è in noi.
Facciamo fiorire la donna afro americana simil tamarra che aleggia latente nel nostro Io.
Muovete le ditina, fate strillini aciduli, vestitevi leopardate e cotonatevi i capelli.
Fate in modo che il vostro "milkshake [could] bring all the boys to the yard", na volta ogni tanto, pe na serata "FRICCICARELLA", come direbbe Veronika nella sua televendita di Piattò.

Io personalmente (e so che non è bello dirlo) non sono precisamente la donna più femminile di questo mondo.
Cerco di sembrare donna fuori, ma sono posseduta dallo spirito di un camionista della Route 66 grezzo come la breccia del Tevere, profumato di fragranza di cantina, muschio, muffa e licheni e dotato di un vocabolario composto nel 70% dei casi di parolacce e rutti. ...o parolacce proferite a suon di rutti.
Ma ecco...questo clash psicologico interiore mi porta ad individuare nello stereotipo della donna afroamericana il mio prototipo ideale.
Hanno ATTITUDE.
Non per citare insulsi personaggi del Grande Fratello, ma nella vita CI VUOLE ATTITUDE!
Sono donne coi contro cazzi con cui, comunque, ammetto che odierei avere a che fare perchè mi massacrerebbero verbalmente e, nell'eventualità, anche fisicamente a suon di calci nel sedere dati indossando tacchi a spillo leopardati con borchie o testate dove il dolore non è dato tanto dalla capocciata quanto dall'impatto con le loro treccine decorate.


Quanta comunicatività in un singolo MMMH?
Quante molteplicità di messaggi possono essere veicolati giostrando una EMME ed una ACCA?!
MMMMMHHHHHH?? Mh mh MMH!
Io bramo per ascoltare una conversazione femminile afroamericana.
Nessun spreco di parole inutili, nessun orpello linguistico, nessun eufemismo.
Solo tante emme interlabiali!


No scusate, ma sto cinese?? Ora copiano pure i gesti, oltre che i prodotti?
Comunque ci sto lavorando su, le espressioni sono credibili ma le dita si intrecciano quando voglio fare lo Snap, ed il crampo facciale e alle mani è sempre dietro l'angolo.
Insomma, il risultato inglorioso ed indecente è un pò come quello del cinesino della gif sopra.

MA PORTERò FUORI LA BIG MAMA CHE è IN ME!
MH MHHHH!


Gloria (la donna con troppa poca attitude)

mercoledì 12 dicembre 2012

...BRITNEY BITCH IS WATCHING OSSS.



Ok, lo so che io arrivo sempre dopo lo sparo, ma mi sono presa le ultime due settimane per analizzare a fondo questa canzone, il ritmo, le parole, il video, i cantanti, i ballerini, gli outfit, gli accessori, gli effetti speciali, i colori e gli sfondi per cogliere eventuali significati intrinseci ed ermetici che di primo acchitto, forse, non ero stata capace di cogliere; alla ricerca di qualsiasi minuscolo, singolo unico elemento non trash di tutto l'insieme.

MA HO MISERAMENTE FALLITO.
Conseguentemente io amo alla follia il delirio (sexy nelle loro menti malate, assolutamente sconcertante per qualsiasi altro comune mortale) di BritneyBitch e Will.i.am, da cui non poteva nascere una sinergia più kitsch di questa.
 Lady Gaga ha lanciato il trend di un vago nitzscheiano Oltre-Trash (altrimenti noto come OLTRASH), ulteriormente approfondito grazie all'inestimabile classy contributo di Psy e del suo Gangnam Style e del sedere di Nicki Minaj, con una massa pari a quella del pianeta Venere e dunque capace di crearsi intorno un attraente campo gravitazionale.
Dopo Toxic, Do Something, Gimme More ed il pitone giallo sul collo mentre ballava la danza del ventre ai VMA's, pensavamo tutti che Brit avesse ormai raggiunto un invalicabile apice che lei, invece, con molta eleganza continua a sfondare a suon di ritmi trash, capelli rasati a zero, notti brave con Lindsay Lohan, Paris Hilton, droghe di vario genere e colore e l'immancabile chihuahua Tinkerbell, da rollare e fumare comodamente in caso di emergenza, dimostrandoci che non c'è mai limite alle possibilità barocche umane.

Non so da dove iniziare. Troppo trash mi confonde e mi surriscalda. 
Le pose plastiche iniziali sono un ottimo presagio di altissimi picchi rococò. Una partenza degna dei migliori balletti di Madonna negli anni '80, in perfetto stile STRIKE A POSE, COME ON VOGUE, tanto che anche le danze dei ballerini mi mandano in estati e mi fanno venire il mal di mare...tutti questi movimenti ondeggianti mi danno una leggera nausea ma la trance è dietro l'angolo.
Anzi, a dirla tutta, la coreografia è venuta a tutti così bene che verso la fine del video le teste dei ballerini vengono appese al muro ancora in movimento, in un terrificante effetto Rocky Horror Picture Show da fattanza delle 6 del mattino.
Già solo "All eyes on OSSS" è tremendamente idilliaco per le mie delicate orecchie, soprattutto se accompagnato, poche strofe più in là, da un riferimento intertestuale esplicito a "IT'S BRITNEY BITCH" del masterpiece coatto Gimme More.


Scrivitelo su tutti i muri, proferite il verbo. 
Che il mondo intero sappia delle sue rivelazioni romantiche.

Ma vogliamo anche parlare non tanto dell'outfit nero da barista di night club di bassa periferia, quanto del costume indossato da Brit nelle scene con delle vorticose palle dorate dai significati sconosciuti ed irragiungibili a noi profani? Un sobrio body nero contornato di piume di poiana canadese e lustrini circensi made in Moira Orfei, che le conferiscono questa discreta aria da Cigno Nero in una sbronza da Negroni.
Che dire anche della mise di Will.I.am e della sua sconcertante ed imbarazzante coroncina ovviamente dorata, su cui è inscritto un modestissimo "KING" che anche lui ha difficoltà a gestire.
Doveva indossarla Brit, diciamocelo..ma in fondo il trash è democratico e si presta generosamente a tutti.

...non riesco a togliere gli occhi dalle palle di fuoco rotanti di Britney. E neanche dalle sue ditina appuntite che muove così convulsamente.
Il tutto è terribilmente ipnotico.
Sembra una nuova guerriera sailor di alpha centauri, che Will.I.am sia il suo Milord? Will.I.Lord, che con posa plastica, coroncina aurea e correndo in slow-motion controvento ci confonde e ci fa avvertire metaforicamente il senso del combattere contro gli ostacoli della vita.

E allora let's say OH UI OH UI OH UI OH.
OH YEAH.

GET READY FOR THE INVASION.
SHE HAS FIRE ROLLING BALLS.

Gloria

QUEL MOMENTO.


...E poi c'è quel momento.

Quel momento in cui, per strada, la sua mano cerca e trova la tua.

Quel momento, quando ricevi il suo sms prima di addormentarti con il sorriso sul volto.

Quel momento in cui, senza un preciso perchè, all'improvviso ti stringe a sè e ti riempie di baci.

Quel momento nel quale ascolti una canzone in macchina insieme a lui, in silenzio, perchè è la vostra canzone.

Quel momento in cui capisci di aver fatto qualcosa che lo ha fatto veramente felice...e pure tu non puoi essere altro che felice, se anche lui lo è.

Quel momento in cui vi addormentate insieme, e l'ultima cosa che vedi prima di dormire e la prima quando ti svegli è lui.

Quel momento in cui lui scoppia a ridere, e tu pensi che vederlo ridere è la cosa più bella del mondo.

Quel momento, dopo un litigio, in cui non aspetti che l'altro compia il primo passo per riappacificarvi...ma poi lo fai tu. E lui diventa immediatamente di burro, e capisci che anche lui fremeva e non aspettava altro.

Quel momento in cui gli chiedi di accompagnarti a fare shopping, e nonostante il tic nervoso comparso magicamente sul suo occhio, lui accetta...il che per te è un enorme gesto d'amore, sapendo quanto potrà odiare le seguenti due ore.

Quel momento in cui ti rendi conto di non stare facendo niente di speciale ma, a farla insieme a lui, qualsiasi cosa diventa stupenda.

Quel momento in cui ti volti verso di lui e ti accorgi che lui ti stava guardando sorridendo.

Quel momento in cui sei tu che ti fermi a guardarlo, lo osservi nei gesti che compie, nelle espressioni che fa, nei suoi movimenti e non riesci a staccargli gli occhi di dosso.

Quel momento, dopo aver passato il pomeriggio a truccarti con tutto l'impegno di questo mondo, in cui solo dopo tutta giornata in giro, col tuo make up rovinato, lui ti guarda e ti dice che sei bellissima.

...e poi c'è quel momento, uno di questi momenti o di tanti altri momenti insieme, in cui capisci che di questi momenti e di lui non riesci più a farne a meno.



Gloria

martedì 4 dicembre 2012

DELIRIUM NATALENS.


PREMESSA: IO AMO IL NATALE.

A differenza di molti Grinch disfattisti, per me il Natale ha sapori, odori e sensazioni tutte speciali.
Lo so.
Lo so che a Natale vige il motto "E' Natale e a Natale si può dare di più", inteso da molte come un invito alla ninfomania seriale, alla scoperta di buchi e pertugi misteriosi e sconosciuti anche a Giacobbo (ma non a Rocco Siffredi), perchè a Natale BISOGNA ESSERE PIù BUONI E GENEROSI.
...quanto mi fa incazzare questa cosa.
Ma sta cazzata quando-dove-perchè?! Faccio il coglione moncazzaro tutto l'anno, tanto poi faccio la Madre Teresa di Calcutta a Mare di sto pene.
Lo so che a Natale si rischiano famiglicidi nel momento del contatto indesiderato con i parenti calabresi direttamente da Gioia Tauro Altissima e le zie lombarde di Busto Arsizio a Mare, che vedendoti dopo circa 20 anni, durante i quali si saranno dimenticati completamente di te, ti prenderanno per il maggiordomo e ti chiederanno di levar loro l'elegantissimo cappotto mai fuori moda di pelliccia di similVisone (ossia di cinghiale appenninico, con tanto di zolle di terra e muschio incorporato). Ma è meglio così, amico, fidati.
Ti risparmierai il quinto grado su diploma, laurea, fidanzamenti, matrimoni, amicizie, scuola, voti, malattie e loro racconti sul nipotela della sorella della cugina della pro-zia, dei vairus intestinali, delle coliche renali, delle dentiere che miracolosamente ancora non sono cadute in tavola e della loro parte della famiglia, ricchissima, fatta di geni matematici, plurilaureati, imprenditori di successo e strafighe modelle da urlo che ti faranno sentire appartenente al ramo rattrappito e sfigato della famiglia. Ed inveirai contro i tuoi genitori per averti passato i geni di merda.
Lo so.
Lo so che dopo l'ingozzamento coatto (cit.) dei pasti delle feste capirai che con tutto quello che hai mangiato potresti nutrire tutti i bambini del secondo, terzo e quarto mondo, ma se così ragionando tu non fossi spinto al digiuno e a reazioni di volontariato nelle organizzazioni internazionali , ricordati sempre che ora hai su di te lo stesso strato di grasso di una foca monaca e puoi sognare nella consapevolezza di poter essere fisicamente in grado di nuotare nelle acque del Mare Artico.
Lo so che Natale è il 25 dicembre ma a novembre già iniziano a bombardarci gli ovoidali con canzoncine, neve, offerte, Babbo natale, folletti e pacchetti regalo. CAZZO. A sto punto lasciate direttamente l'albero di natale ed il presepe in sala tutto l'anno, tanto non si fa in tempo a sfasciarlo che già bisogna rifarlo. Più bello dell'anno prima, ovviamente.
Ed io, ecco, ora mi sento un'idiota (...il che non presuppone per forza che io non lo sia davvero) perchè sto parlando del Natale 20 giorni prima di Natale. Non è neanche l'8, sto avanti coi tempi.
MALEDETTO MARKETING.


E poi Babbo Natale dà di matto e sclera regalando democraticamente a tutti i bambini una lezione di anatomia gratuita.

Ma io posso sopportare tutto, nel periodo di Natale.
Non perchè "E' Natale e allora mi hanno appioppato la santita come a Padre Maronno", ma perchè tutte queste luci mi illuminano l'anima.
Perchè la notte scende prima, l'aria è umida e i bagliori delle lampadine si riflettono sul pavimento della piazza.
Perchè il rosso è un bel colore. Perchè mi scalda il cuore. (Non intendevo fare la rima...)
Perchè nonostante le spese, i costi e lo stress, la gente si rilassa un pò per qualche giorno.
Perchè nonna cucina questo mondo e quell'altro, ed io mi sfondo di lasagne, olive all'ascolana, cremini, carne, cotolette, patate e chi più ne ha più ne metta.
E' come se vedessi tutto il mondo in seppia. Il seppia di Instagram che tutti criticano, ma dà un effetto di calore sulla foto. Ecco, io vedo i giorni di Natale in seppia, e tutto mi sembra più sul rosso, più caldo, più bello e confortevole.

Io adoro il Natale. E spero di inondare con la mia positività natalizia anche i Grinch più fedeli!

Gloria






giovedì 22 novembre 2012

QUALE REALTà PUò FIGURARE LA COMBINAZIONE MAGICA IDEALE?

Sono viva.
Il che potrebbe voler dire molte cose, ma in questo momento specifico, nella mia particolare situazione, vuol dire "respiro e cerco di andare avanti fino al giorno in cui mi laureerò ed avrò più tempo per vivere la vita e non solo la mia esistenza".
Però ecco...mi alzo, mangio, studio, lavoro, studio, prendo un pò di aria fresca e dormo.
Io amo la quotidianità, mi fa avvertire unaa qualsivoglia costante sicurezza, mi fa sentire come se avanzassi con andamento certo; però si sa che, in fondo, siamo un pò tutti UnoNessunoECentomila, o anche semplicemente Tutto.
...questo per giustificare il mio essere PoliPolare ed il mio amare sempre anche l'opposto di ciò che adoro.
Quindi ecco...anche l'imprevisto e la novità mi aggradano.

Questo è uno dei motivi per cui detesto la richiesta: definisciti in 3 parole.
3 PAROLE?!?!
Neanche un sassolino nel fondo del fiume Tronto è descrivibile in 3 parole, figuriamoci la personalità di un essere umano.

Io, non so...potrete considerarmi priva di personalità ma io, al contrario, mi ritengo piena di variegate personalità.
Personalità che vengono fuori a seconda della persona; a seconda della situazione; a seconda della condizione; a seconda del momento della giornata, a seconda del momento della vita.
Non credo voglia dire essere incoerenti, ma essere sinceri nell'ammettere che la coerenza unica è l'incoerenza, intesa in un'accezione meno negativa.
Siamo tante cose, siamo tanti caratteri con tanti tratti differenti dentro di noi.

Per me ognuno può essere ciò che vuole, basta non intaccare la sfera di azione altrui e non porsi con mancanza di rispetto verso l'altro.
Tra l'altro volendo, anche se veramente fossimo così ben definiti, gli altri ci smonterebbero a loro piacimento, basandosi sulle proprie visioni e sul proprio modo di essere.



No, non sto leggendo Pirandello...Uno Nessuno e Centomila è uno dei miei libri preferiti, ma l'ho letto già un paio di anni fa.
Ma è una di quelle opere che mi ha lasciato un'emozione.
In questo caso, un'emozione distruttiva paradossalmente positiva.
Va da sè che leggendo tutta l'opera, arriverai devastato alle ultime pagine.
Non ti racapezzerai più, perchè qualsiasi cosa farai ti chiederai quale sia l'io che la sta compiendo; qualsiasi siano le persone che ti circondano, ti chiederai quale sia la tua immagine nella loro mente.
Ti poni quei quesiti filosofici a cui, ora più consapevolmente che mai, sai che non troverai facilmente risposte.
Chi sono io? Come mi vedono gli altri? Quanti me ci sono al mondo? E in questo momento?

L'uomo piglia a materia anche se stesso, e si costruisce, sissignori, come una casa. Voi credete di conoscervi se non vi costruite in qualche modo? E ch'io possa conoscervi se non vi costruisco a modo mio? E voi me, se non mi costruite a modo vostro? Possiamo conoscere soltanto quello a cui riusciamo a dar forma. Ma che conoscenza può essere? È forse questa forma la cosa stessa? Sì, tanto per me, quanto per voi; ma non così per me come per voi: tanto vero che io non mi riconosco nella forma che mi date voi, né voi in quella che vi do io; e la stessa cosa non è uguale per tutti e anche per ciascuno di noi può di continuo cangiare, e difatti cangia di continuo. Eppure, non c'è altra realtà fuori di questa, se non cioè nella forma momentanea che riusciamo a dare a noi stessi, agli altri, alle cose. La realtà che ho io per voi è nella forma che voi mi date; ma è realtà per voi e non per me; la realtà che voi avete per me è nella forma che io vi do; ma è realtà per me e non per voi; e per me stesso io non ho altra realtà se non nella forma che riesco a darmi. E come? Ma costruendomi, appunto.



Giunto all'ultimo punto dell'ultima frase del libro, i possibili pensieri potrebbero essere:

- "....ma sti gran cazzi, sto libro me l'hanno regalato a Natale e l'ho letto solo perchè è estate e non fanno Uomini e Donne dopo pranzo";
- "Sono fatto così però magari i miei amici pensano che sono in un altro modo, allora forse non sono integro con me stesso, e forse i miei amici, conoscenti e familiari pensano che io sia qualcosa che non sono, e allora mi reputeranno ipocrita...oddio ma io non sapevo di essere paranoico! Un altro me che esce fuori! E allora quanti altri ce ne saranno nel mio cervello? E agli occhi degli altri? ODDIO MA IO ESISTO?? E SE FOSSI UN FANTASMA COME IN THE OTHERS????" = altissime probabilità di tracollo celebrale.
- "....GENGè. Giuro, ci ho provato a focalizzarmi sulla tematica del racconto, ma il mio cervello s'è fermato a Gengè come Cristo s'è fermato ad Eboli"
- " DAI CAZZOOOOO VITANGELO, posso essere quello che voglio, posso essere La Giara e Mattia Pascal insieme, tanto qua è tutto un giuoco della parti!! C'ho i superpoteri, cazzo!!

Io, personalmente, mi sono sentita liberata.
Il mio Io è stato letteralmente disintegrato, sciolto in forma perennemente liquida e malleabile. L'unico pensiero è stato:

"Bè, allora non era assurda come idea, la mia....sono libera di essere come voglio essere, 
perchè tutto ciò che possibilmente voglio e posso essere è parte di me".

Gloria

martedì 13 novembre 2012

STORIE LIQUIDE DI SBRONZE DI RIACE

Citazioni sull'alcol di alcuni personaggi indiscutibilmente celebri:

"C'è più filosofia in una bottiglia di vino che in tutti i libri del mondo" 
E. Hemingway

"Stasera mi sbronzo di brutto e alla fine mi sdraio per terra e dormo come un cane"
Il Teatro degli Orrori in "E Lei venne!"

"Beati coloro che si sbronzano fra loro" 
Lo zio Reginaldo da Gli Aristogatti

"La scimmia ti prende e ti porta via" 
Maglietta del mio compagno di scuola A.

"Vagà, mi sono ubviacata e ho bevuto come se non ci fosse domani" 
Racconti "True story" da parte della mia amica di infanzia G., reduce da una festa di matrimonio

"Sto Mààààààrcio Marcio Marcio" 
Uniche parole del mio amico C. dopo una serata a Perugia, improvvisandosi barista, mettendo su 800 spritz di cui 750 bevuti da lui.

"Chiamate la Guardia Medica, sto morendo" 
La sottoscritta, male sopravvissuta alla movida perugina di San Martino.

"Gloria....gira tutto. Gira tutto intorno alla stanza mentre si banza"
G., the one and only, la donna che avrebbe bevuto anche Vodka a colazione.

QUESTO è UN RACCONTO A CUORE APERTO.
Quueeeesta è la storia di una di nooooiiii...che come noi, come voi, come tanti altri, come tutti si è alcolizzata sperando che la profezia dei Maya fosse vera.

Lo ammetto, io non ho più l'età.
In realtà non che ci sia una fascia di età definita per alcolizzarsi. Personalmente, io sono uscita dalla mia fase di alcolismo poco anonimo più o meno un anno fa, di ritorno dal Giappone.
Semplicemente non credo di avere più il fisico adatto per ingurgitare qualsiasi elemento in forma liquida contenente alcol, tornare a casa strisciando e/o rotolando, vivere un attimo di spicciola gloria personale nel riuscire ad arrivare e salire sul letto senza il bisogno di un navigatore satellitare ma, successivamente, fuggire indegnamente in bagno e vomitare anche il pranzo di Natale del '97.
Devo aggiungere, però, che la mia è stata una carriera abbastanza rimarchevole, per quantità di bevande alcoliche ingerite e per la percentuale di dignità persa.
Citerò, allora, anche le parole di mia madre, in cui essa, nonostante tutto, ancora crede fermamente:

"Mia figlia è una persona sobria ed elegante".


Ok, parliamone.
Già era abbastanza discutibile la scelta di accompagnare l'aggettivo ELEGANTE alla sottoscritta, leggiadra e sinuosa come un marsupiale africano inghiottito nelle melmose fanghiglie della Savana; ma, con l'andare del tempo anche il concetto di SOBRIO è diventato decisamente paradossale, contando che alla mia prima sbornia seria, una sera di capodanno, il mio ex ragazzo decise molto furbescamente, mentre mi faceva annusare lo strutto per farmi vomitare, di telefonare ai miei genitori dicendogli che ero prossima al coma etilico.
Mia madre non mi ha parlato per una settimana, mio padre si è collassato perculandomi per altrettanto tempo.
Fortunatamente ero riuscita a nasconderle che qualche mese prima, dopo il compleanno della mia amica G., dopo un paio di bicchieri di Fragolino (DI FRAGOLINO!!! No vabè, sono vergognosa...mi sono ubriacata col succo di frutta!) vagavo urlando per le strade del centro informando i passanti che sarei andata col primo che incontravo e, giustappunto, ciò che mi si palesava davanti erano i lampioni; ed io flirtavo coi lampioni, abbracciandoli in tenera maniera.
...ero ancora una principiante, soprattutto in confronto alla stessa G., di cui vorrei citare quanto segue, riassumendo:

[dopo una serata a bere non-so-bene quante bottiglie di vino]
Gloria, c'è un indiano runico che parla come una donna ma io mò piango e le girone girano fortissimo, Maria Macinata!...NO, cioè!...MARIA MACINATA!

Ermetismo moderno.
Io non sono così sottile...dopo svariate bottiglie di vino io non sono Poeta Maledetta come G.
Non sono nemmeno da ciucca allegra ed amorevole come la mia cara E., degustatrice di Anisette e liquori spagnoli, sempre pronta ad instillare amare e violente gocce di alcol nel mio cavo orale e a fare video nei gioiosi momento nei quali crollo simpaticamente per strada come un albero della foresta equatoriale.
Non sono nemmeno da alcolizzazione sobria (un ossimoro, lo so) di S. (con l'H) o da sbronza simpatica e ridereccia di M.;
Neanche di quella danzatoria di C., che ascolta l'Indie da sobria ma balla Britney Spears, sognando un pitone giallo sulle note di I'm a slave 4 you, ovviamente solo ed esclusivamente da ubriaca.
Io sono più da sbronza affettuosa verso i WC. Sono il sogno erotico dei bagni che non aspettano altro che accogliere il mio amore poco platonico ma più che altro post alcolico.
Io sono più da sbronza BlackOut del quale ti ricordi solamente il momento in cui stai con la faccia immersa nella tazza con un'amica che ti tiene dietro i capelli, onde evitargli un trattamento di acidi e bile che secondo me al cuoio capelluto non fa poi così bene.




A parte scherzi....PARLO SUL SERIO.
La costante delle mi sbronze è la seguente, semplice e lineare:

1. NUMEROSE E VARIEGATE BEVUTE;
2. MI ALZO IN PIEDI PER BALLARE;
3. BUIO;
4. LUCE --> IO CHE VOMITO IN BAGNO inveendo contro me stessa e esprimendo moltopoco elegantemente il mio odio contro il mondo.

Ho raggiunto poi il livello 2.0 nel momento in cui ho deciso che non volevo stare a testa in giù su una tazza, ma in piedi con una busta in testa.
Ovviamente il copione è sempre quello: bevute random di birra e sakè (Maledetto alcol giapponese....ne bevi a fiumi, dato che cala giù come l'acqua, finchè arriva l'oscurità di CaronDimonioTraghettatoreDiAnime nel quale non ti ricordi nemmeno chi sei e quanti anni hai), mi lancio nella pista da ballo per danzare in maniera convulsa (ed ovviamente scoordinata...io sto alla danza come Belen sta alla bassa manovalanza) sulle note del trashissimo pezzo Bon Bon di Pitbull, di cui ricordo solo "Bon bon bon yo quiero est...", dopodichè BUIO TOTALE...ed ovviamente, improvvisamente la luce. Tradotto: Io nella TAZZA.
Ma arrivata a quel punto mi sono resa conto che preferivo vedere gli elefanti rosa insieme a Dumbo piuttosto che abbracciare di nuovo la seppur-sempre-confortante tazza del bagno della discoteca, perciò ho deciso che dovevo dare una svolta alla mia vita da alcolista e sono rimasta, credo, due ore seduta immobile, dritta, con una busta in testa, convinta che potevo comodamente rimetterci dentro senza creare danno alcuno, rimuginando su quanto avrei trascorso indegnamente la giornata tra il letto, il bagno e fiumi di tisane di tè verde il giorno dopo.
Naturalmente questo me l'hanno raccontato un paio di giorni dopo, speravo per una specie di pudicizia o di amor solidale ma, più semplicemente, per dare il tempo al mio fegato di riprendersi, in maniera tale da non emozionarsi di fronte ad un racconto che così gentilmnte i miei cari amici mi hanno schiaffato in faccia sbellicandosi sguaiatamente dalle risate. Credo che ci siano anche reperti fotografici a riguardo.
I love you too guys.

Non so se amare di più loro o le mie coinquiline che una volta hanno veramente chiamato la Guardia Medica pur di farmi stare zitta e di dare un taglio alla mia lagna sul "Non berrò mai più ma vi prego chiamate l'ambulanza, la guardia medica perchè sennò muoio qui".
"Salve, ecco, dunque...la mia amica è, come dire, un pochetto ubriaca, cosa possiamo fare?"
Dopodichè...ho visto solo lo sguardo fugace di collaborazione fra M., S. ed E. che molto gentilmente mi ha preso, portato in bagno, messo con la testa in giù non nella tazza ma nella vasca.
Ed io mi sono confusa. Come se non lo fossi già, con tutto l'alcol in circolo nelle vene al posto del sangue.
Ma io non capivo se lo scopo di tutto ciò fosse rimettere o farsi teneramente il bagnetto con la paperella.
Fatto sta ch non ho avuto modo di pensare ad altro perchè la risposta mi è arrivata sulla nuca due nanosecondi dopo, con un getto di acqua alla temperatura di circa meno78 gradi sparatomi addosso con tanto amore per la mia salute. Credo di essere quasi affogata, anche perchè E. ha una forza e due spalle non indifferenti, perciò mi teneva giù la testa con una mano con una atleticità che manco Yuri Checi sugli anelli e Cristo in croce l'hanno mai viste. Il tutto con S e M che mi preparavano il caffè col limone, in cucina, lontano dalle mie urle di straziante dolore e dalla mia immagine di povera cretina.

Ma io ho smesso di essere una FOLLE DI UNA CREATURA INCONTRO A UN DESTINO BEFFARDO E CRUDELE.
E' stato bello rendere partecipe di questo studio antropologico intitolato "Psicopatosi degli indesiderati effetti dell'alcol sull'essere umano universitario", sono felice di aver contribuito allo sviluppo scientifico del mio paese.
Nella speranza che nessun'altra droga mi accolga nel suo tunnel del divertimento, brindo alla nostra e alla vostra insieme ai re e al menestrello della Bella addormentata nel bosco (3 begli alcolizzati alto medioevali):


Làààà....Lààà...Làààààààààààààààààààààààààà!!!!

Gloria

mercoledì 7 novembre 2012

LA CROCIATA CONTRO L'INESTETISMO CUTANEO ED IMPUDICO.



E se lo dice Zoolander che è "bello bello bello in modo assurdo", allora non possiamo che fidarci 
(frase conclusasi con l'espressione Magnum da parte della sottoscritta, per conferire al tutto una maggiore credibilità --> per chi ancora non avesse visto Zoolander...cosa state facendo ancora qui??? Correte a guardarlo!!!)

SIGNORE MIE.
Sia maledetto il giorno in cui mia madre ha fatto compere sul sito della Bottega Verde.

Partiamo dal presupposto che, per me, il momento della pulizia e della cura della persona non è un semplice e quotidiano frangente della giornata.
NO.
E' un RITUALE SACRO, lento, cerimonioso, durante il quale non voglio essere disturbata nemmeno dall'avvento dell'Apocalisse.
Prima di tutto l'idratazione, poi casomai la fine del mondo.
E poi, a dirla tutta, come ci consiglia Raffaellona nazionale, "se per caso cadesse il mondo io mi sposto un pò più là" e continuo nel mio progetto imperituro "Viver sani e belli".

La cosa ovviamente è genetica.
Uno dei miei primi ricordi è la faccia di mia madre che, nel darmi il bacio della buonanotta, praticamente praticava il pattinaggio artistico sulla mia guancia.
Sguisciava, ed io la prendevo anche allegramente per il culo chiamandola "Cremosa Galbani" (Che umorismo a iosa da parte della piccola Gloria).
Ma l'oriente ci insegna che il Karma è una ruota che non si ferma mai, perciò eccomi qui, all'età di 25 anni, più unta di un tocco di burro francese sciolto, grasso e bisunto, su un trinfo di Pommes de Terre.
A me lo strutto mi fa una pippa.

Ordunque, mia madre si è iscritta alla mailing list dello Shop on line della Bottega Verde, trascinandoci dentro anche me; e dio solo lo sa come faremo ad uscirne.
Ci sentiamo come Dante e Virgilio in giro tra le selve oscure, i gironi dell'inferno and the triple L leoni, lupe e lonze.
Tradotto in un linguaggio comune: mi sono comprata praticamente tutto il catalogo.
Sul mio corpo è presente ormai ogni genere di idratazione, ogni sorta di profumazione, sono un giusto-un-pò-ingombrante Arbre Magique di 70 Kg da appendere comodamente sullo specchietto della macchina, da nutrire, come un Tamagotchi, magari dandomi di tanto in quanto un panino alla lonza (il salume, non la bestia di Dante).
Sono la paladina della lotta alla cellulite, la Angela Merkel dell'inestetismo cutaneo.
* FLASHBACK NIPPONICO:
OKAASAN (mia matreah giapponese) [dopo un'ora di spiegazione a riguardo di cosa fosse la cellulite, ancora confusa, mi risponde...]
"Ah Ok...quindi voi donne occidentali avete la cellulite. Bè, noi giapponesi non abbiamo QUESTA MALATTIA" --> that akward moment when you realize you were born on the wrong side of the world.
FINE FLACHBACK*
Sono la cretina che si è comprata tutto il Mar Morto con tanto di sali integrali, bagni termali, Gerusalemme liberata, templari, Giacobbo, Palestina, ebrei e quant'altro, perchè non si sa mai possano risultare coadiuvanti nel processo di eliminazione delle cellule morte.


La mia preferita è la Maschera d'Argilla, altrimenti nota per gli amici come LA MASCHERA DI FERRO.
Ti metti l'argilla in faccia, contenta della tua scelta di azione Stura-pori, inebriata dall'odore naturale della crema e dalla sua texture liscia e gradevole.
La stendi sul viso e, per ammazzare il tempo, inizi a farti i fatti tuoi per casa, tra faccende, tv, internet....ed i minuti passano.
Guardi l'orologio, sono passati i 15 minuti necessari perchè la maschera agisca....ma dici a te stessa: "Si dai, vabbè, voglio un trattamento urto...la tengo 5 minuti in più".
In quei 5 minuti il destino vorrà che tu, donna leader nella lotta contro il punto nero ed il poro orstruito, accenderai la tv e ti fermerai su un qualche programma ilare, che ti farà tanto ridere.
Ma tu non potrai ridere.
Credi tanto di essere libera di esprimerti, di poter dare sfogo alla tua risata, credi di essere libera, donna. Credi che la tua espressione sia così:


 ...e invece non ti stai rendendo conto del fatto che da ora in poi nel dizionario, vicino alla voce ENIGMATICO, non troveremo più il volto della MonnaLisa, ma una tua foto in tale gaudioso momento.


"PO PO PO POKER FACE, PO PO POKER FACE, MO MO MO MO" cit. Lady Gaga.

....ma almeno, alla fine, il tuo bel visin sarà lissio come il sedere di un bambino (spero non altrettanto simile sul versante dell'odore...ma in fondo di facce da culo ce ne sono tante al mondo), la tua pelle sarà felice e tu, altrettanto contenta, ti presenterai dal tuo ragazzo, nella speranza che lui ti dica "Amore, quanto sei figa stasera, hai una pelle così liscia e morbida!" e invece lui non noterà assolutamente niente, al massimo lancerà un rutto in segno di affetto e alla tua domanda "Ma, tesoro...non noti niente?" lui, impanicato da una domanda che non riesce a capire se sia normale, retorica o a trabochetto, non sa se risponderti con un "Nel dubbio Ti Amo" o con un "Qualasiasi cosa sia ricordati che per me hai sempre e comunque due tet...due occhi bellissimi", perciò alla fine opta per una via di mezzo e se n'esce con un "....Ma...ti sei tagliata i capelli! Ti stanno benissimo così amore!"

....ed è da tre mesi che non vai dal parrucchiere.
Beata mascolinità.

Gloria

PS: Amore NON sto facendo riferimento a te ;)

lunedì 5 novembre 2012

IF THE EARTH WAS A SINGLE STATE, ISTANBUL WOULD BE ITS CAPITAL - N. Bonaparte


« Ho trascorso la mia vita ad Istanbul, sulla riva europea, 
nelle case che si affacciavano sull'altra riva, l'Asia. 
Stare vicino all'acqua, guardando la riva di fronte, l'altro continente, 
mi ricordava sempre il mio posto nel mondo, ed era un bene. 
E poi, un giorno, è stato costruito un ponte che collegava le due rive del Bosforo.
 Quando sono salito sul ponte e ho guardato il panorama, 
ho capito che era ancora meglio,
ancora più bello di vedere le due rive assieme. 
Ho capito che il meglio era essere un ponte fra due rive. 
Rivolgersi alle due rive senza appartenere »

Orhan Pamuk - Istanbul (2003)



Già dall'inizio di questa estate avevo prenotato, insieme al mio ragazzo, un viaggio di 4 giorni verso Istanbul, per il ponte dei morti.
Io amo ogni singola cosa che viene da Est e, conseguentemente, adoro muovermi verso oriente ed entrare in contatto con tutto ciò che rientra sotto questa "etichetta".
L'oriente è quello estremo del Giappone e della Cina, ma è anche l'oriente meridionale del Sud-Est asiatico e dell'India e quello settentrionale della Mongolia;
L'oriente è anche l'immensità della Russia e l'insieme delle sue ex-ragioni satellite che da poco hanno raggiunto uno status d'indipendenza;
L'oriente è europeo, nella zona dei Balcani, della Lituania, Lettonia, Estonia, Bielorussia e del Mar Nero;
Poi c'è il medio-oriente, quello delle regioni arabe.
E Istanbul?
Istanbul è un oriente occidentale. O un occidente orientale, chi lo sa...dipende dai punti di vista.
E' la città sul Bosforo, la città che sorge sul confine tra il continente europeo e quello asiatico.
E' la terra di mezzo.
E' un vero e proprio meltin'pot, motivo per cui questa città mi ha da sempre affascinato così profondamente.



Purtroppo a volte mi faccio influenzare un pò troppo dalle aspettative che maturo verso un luogo che bramo, perciò, raggiunto fisicamente il mio obiettivo, spesso il primo impatto è negativo.
Ma in fondo sono lenta in tutto: sono lenta nel fare qualsiasi tipo di attività, sono lenta nel capire le cose, sono lenta nel farmi conoscere e nel conoscere gli altri, sono lenta nell'apprezzare le cose, sono lenta nell'amare.
E' raro che qualcosa scoppi in me improvvisamente ed in modo incontrollabile; piuttosto, covo e nutro i sentimenti e le emozioni con cura, dedizione e lentamente, perchè sento inconsciamente che solo così potrà uscirne fuori qualcosa di forte e resistente; qualcosa che sia veramente e perennemente intenso, e non la passione di un momento.
Spero che sorvolerete sulla parentesi poco poetica che segue, ma, in fondo, da noi si dice che "ciò che parte a razzo poi finisce a cazzo".



Conseguentemente, solo dopo 2 giorni nel bel mezzo dell'ex Costantinopoli bizantina sono riuscita a coglierne l'atmosfera. E' nata lentamente, delicatamente, dentro di me quella sensazione di condivisione con la città.
Precisamente, solo sul traghetto sul quale mi trovavo per attraversare il Bosforo, l'ultimo giorno, mi sono resa conto di dov'ero, di quanto era bella Istanbul, così ricca di volti, di esperienze, di suoni, di odori, di luoghi tanto diversi gli uni dagli altri.
Passi da una sponda all'altra della città, dalla sponda europea alla sponda asiatica, e ti sembra di aver viaggiato chilometri e chilometri, secoli e secoli.
Ti trovi circondato da moschee, arte e monumenti, dal caos dei Bazaar, dagli schiamazzi e le urla dei venditori, dall'odore del tè turco, delle spezie e della carne di agnello nella Istanbul antica; prendi il traghetto, arrivi a Galata e Beyoglu, nella parte asiatica, e ti sembra, invece, di essere tornato nell'Europa dalla quale vieni. Le facce sono completamente diverse, i vestiti, la strada, i rumori, l'ordine, gli approcci sono differenti.







E poi c'è la luce del tramonto sul Bosforo, che illumina e valorizza indistintamente ed ugualmente le due parti della città.
Ti trovi lì, nel bel mezzo di due continenti, guardi il calore dei raggi del sole che ormai fa capolino dall'orizzonte, che irradia con la sua luce, contemporaneamente, Europa ed Asia e ti rendi conto che sei in un calderone di culture. Ti rendi conto che nonostante l'apparente diversità interna, Istanbul è un unico insieme.
Ti rendi conto che ognuno di noi dovrebbe sentire sempre dentro di sè lo stesso sentimento che si prova in mezzo alle sponde di quei due continenti, diverse fra loro ma appartenenti ad un tutt'uno chiamato Istanbul, dove la diversità è talmente lampante da essere normalità ... tanto che il termine "diverso" finisce per perdere di significato.



Gloria

domenica 28 ottobre 2012

L'IMPERFEZIONE

Mi pare assolutamente scontato confermare la concezione secondo la quale la vita sia imperfetta.
O meglio...se la si sapesse (e la si potesse) prendere nella maniera giusta, la vita è perfetta nella sua imperfezione.

Credo che il discorso sia un pò complicato, proprio per il confine così labile che si trova a dividere i concetti di perfetto ed imperfetto.

Possiamno dire che un triangolo è perfetto se le sue parti sono proporzionate, che è imperfetto se i lati sono diversi; possiamo dire che un cerchio è perfetto, che un ovoide non lo è.
La perfezione è geometria, è calcolo, è questione di proporzioni.

Ma allora come facciamo a trovare la perfezione nella vita di ogni giorno?

La vita non è calcolo, perchè la vita non è guidata nè analizzabile da una scienza esatta.
D'altro canto, cerchiamo di vivere la vita al meglio e di evitarne le eventuali negatività, per fare in modo che la nostra vita sia PERFETTA.

Il paradosso, invece, sta nel fatto che più cerchiamo di rendere perfetta la nostra vita, più la avvertiamo come imperfetta.

Il problema è che cercando la perfezione cogliamo di più l'imperfezione, laddove, in realtà, nella vita le due cose non esistano.
In sintesi, la dicotomia perfetto-imperfetto esiste perchè noi la creiamo, cercandola.

Posso sicuramente ricevere delle critiche a riguardo, con frasi del genere "Vai a dare questa spiegazione ad un bambino del terzo mondo" o "Prova a fare questo ragionamento ad un malato terminale di leucemia".

Sicuramente, su di una scala d'insofferenza, la posizione di alcune persone è peggiore di altri; non voglio passare per perbenista, mi rendo conto che la loro vita è decisamente considerabile "imperfetta".
Quindi, vorrei relativizzare il discorso a quelle situazioni che, in realtà, sono sostenibili.
E, detto fra noi, un malato terminale di leucemia ed un bambino del terzo mondo maturano una consapevolezza della loro situazione che permette loro di vedere una bellezza, nella vita, che noi non riusciamo nemmeno a cogliere: la bellezza di un sorriso, di un pasto, del calore umano che, per noi, sono talmente scontati da non avere più la benche minimà importanza.
Per loro, quello che per noi è scontato, per loro è perfezione.

Alla fine, torno sempre su un semplice discorso: TUTTO è soggettivo.


Rimandando il discorso, come già detto, a delle situazioni non estreme, mi rivolgo a coloro che si lamentano spesso sulla difficoltà della loro vita.

CONCENTRATEVI.
La perfezione della vita è il saper gestire la sua imperfezione; l'errore è idealizzare l'esistenza.
Un pò di realismo ed un pizzico di flessibilità, unite ad una sapiente conoscenza di ciò che è coerente con la nostra essenza del momento e di cui abbiamo bisogno, ci permette di vivere serenamente.

WABI-SABI, dicono i giapponesi.

E tanto per rimanere in tema orientale, cito Memorie di una Geisha (scritto da un americano, ma per molti versi ci ho colto molto dell'essenza giapponese...seppur svelare i segreti di un mondo misterioso sia un gran brutto colpo basso, dal mio punto di vista):


"Mia madre diceva sempre che aveva sposato mio padre perchè, se in lei c'era una preponderanza d'acqua, nella personalità di lui c'era un'eccessiva presenza di legno [...] 
L'acqua si sposta rapidamente da un punto all'altro e trova sempre una crepa da cui filtrare; il legno, invece, fa presa nella terra". ( P.16, II paragrafo)

Concezione poi ripresa e rivisitata diversamente, nel film tratto dal libro stesso:



"Mia madre diceva sempre che mia sorella Satsu era come il legno: radicata nel terreno come un albero Sakura. 
Ma a me diceva che ero come l'acqua: l'acqua si scava la strada anche attraverso la pietra e quando è intrappolata, l'acqua si crea un nuovo varco".




L'acqua sa che la perfezione non esiste ma cerca comunque di andare oltre l'eventuale imperfezione, non considerandola nella sua denotazione negativa.

Bisognerebbe, allora, vivere la vita muovendosi in essa fluidi come l'acqua.
Accettare le imperfezioni della vita, ma non passivamente; ovvero, accettarne la presenza, ma agire, tramutarsi, modellarsi per superarle.
Tutto ciò che è fisso non è stabile, come si pensa.
Gli edifici prepotentemente fissati al suolo crollano con un terremoto come castelli di sabbia; gli edifici posti su fondamenta flessibili, invece, ballano, si muovono, barcollano ma non crollano.


Gloria

giovedì 25 ottobre 2012

OVAIE CHE ODIANO IL MONDO.





E' dalla giornata di ieri (tra l'altro, ieri era il mio compleanno) che avverto dei prematuri sintomi da sindrome pre-mestruale.
Spero che qualche essere umano di sesso maschile non creda davvero al ritratto gentilmente offertoci dalle pubblicità Lines Seta Ultra; indebite immagini di donne che durante il ciclo sono capaci di fare casting, ruote,  fisiologicamente dotate di luminosi sorrisi a 567 denti e, last but not for least, così indecentemente ordinate, senza un capello fuori posto e senza una esplosione di brufoli e pelle non grassa ma obesa anche al di fuori dei confini della purtroppo ben nota zona T.

E soprattutto, capaci di non lanciare insulti come gli scozzesi lanciano i fusti degli alberi e di non ripassare tutto il rosario, in perfetto (Op op op op) Camionista Style.
Cari uomini...sindrome mestruale, questa sconosciuta.

Bando alle ciance, oggi mi dedicherò ad esprimere le mie emozioni e, ispirata dalle mie due ovaie in fermento nonchè leggiadre muse ispiratrici, mi dedicherò ad elencare tutto ciò che io profondamente ODIO.
Perdonatemi, è una cosa terapeutica per me.
Come lo shopping devastante, come la cioccolata, come la scatola di gelato ipercalorico con panna di fronte ad una maratona di film strappalacrime, come andare in palestra e massacrare il sacco da boxe, terrorizzando tutto l'edificio se non tutta la provincia con calci ed urla in perfetto stile Xena - La principessa guerriera che andava in giro con armi di distruzione di massa quali anelli rotanti, tette enormi, arti marziali puntualmente spacca culi e che, soprattutto, si trombava gli dei dell'Olimpo.
Ecco io utilizzo il mezzo della scrittura telematica.

E allora...le mie ovaie ed i miei ormoni oggi mi ricordano che:

Odio i posti dove ci stanno troppe persone perchè purtroppo in mezzo alla folla i cretini diventano ancora più cretini e le persone che a prima vista possono sembrare normali si dimostrano, poi, idioti latenti che si palesano all'improvviso perchè si sentono a casa, circondati da altri cretini.

Odio chi urla al ristorante, al bar o in qualunque luogo pubblico raccontando i cazzi propri, assolutamente di indubbio interesse socio-culturale, a voce alta (ed alta è un simpatico e diplomatico eufemismo) per poi concludere con "...e comunque io, ccczzzioè, non sopporto chi si fa i cazzi miei! Ricordatevi sèmpre chè chi si fa i cazzi propri campa cent'anni", il che, a questo punto, mi fa pensare ad una minaccia verso coloro che, PER FORZA DI COSE, si sono dovuti sorbire i suoi resoconti di vita vissuta sulla cugina che è andata a letto col marito della sua migliore amica e che, allora, si è vendicata andando, a sua volta, col marito della cugina.
E l'oratrice, poverina, non sapeva che fare, forse perchè lei se l'era fatta con tutti e 4, ma nonostante tutto non l'avevano invitata in cotanta ammucchiata orgiastica comprensiva di fauna, flora (ma non degli dei dell'Olimpo).

Odio con tutta me stessa i "tesoro, sole, cuore, amore, batticuore, sarèmo amiche ppè sèmbre" proferiti dopo 2 ore di conoscenza.
E odio in maniera possibilmente più intensa chi ti spadella in faccia i fatti propri non tralasciando nessun minimo particolare ed ovviamente non sputando neanche tra un punto e virgola e l'altro, dopo solamente la prima ora di chiacchiere, senza che nessuno abbia mostrato il benchè minimo interesse sulle amarezze del soggetto in questione. Amarezze che, comunque, in base a quanto raccontato, durano costantemente dai primi faticosissimi spintoni (che ovviamente il soggetto ricorderà e ti racconterà per filo e per segno) per uscire dalla vagina della madre e che questa persona interpreterà personalmente come il primo presagio divino di disagio fra lui/lei e la genitrice in questione.
Questo, lasciatevelo dire, non vuol dire che la strega della bella addormentata del bosco non era stata invitata al vostro battesimo e quindi, incazzata come una vipera del Madagascar, vi aveva lanciato una maledizione imperitura; al contrario, questo vuol dire che siete dei maledetti lamentosi rompicoglioni testa di cazzo che chiederebbero un decreto legge d'emergenza da parte del governo anche se vi venissero i geloni alle dita dei piedi. CAMPATE, PORCALAMISERIA, FATEVI UNA VITA. SNAP OUT OF IT.
Ed ovviamente NO, non ne uscirete mai, perchè vi piace da morire farvi compatire, adorate avere il vostro entourage di orecchie ascoltanti; ma l'importante, per voi, è che le persone siano solo orecchie, sia chiaro! Perchè se tante volte la relazione volesse essere reciproca e si cercasse un riscontro parlando, di quando in quando, di qualcuno che non sia voi, facciamo prima a chiedere a Ruby Rubacuori di richiudere i propri pertugi intimi e a Giuseppe, marito della vergine Maria, di ammettere che ha messo su una religione per non passare da cornuto in paese.

Odio il gorgonzola, le noci e le castagne.
Odio le spine dei pesci e, conseguentemente, odio le ossicina che si trovano nella carne di coniglio e di piccione.
Odio i ritardi.
Ed anche i ritardati. Non quelli ritardati nel senso medico del termine, sia chiaro: odio i ritardati sociali, nel senso denotato. Quelli che io additerei col sempre verde e pass partout insulto: SIETE DEI SEMPLICI.
Odio le sfighe quando si succedono una dopo l'altra. Voglio dire, porcaeva, date un pò di respiro a questi poveri esseri umani. Va bene, la vita non può essere tutta rosa e fiori, ma almeno un lasso di tempo di 4/5 mesi fra uno sclero e l'altro non sarebbe un accordo interessante? Pure la sfiga dovrà prendersi le ferie prima o poi....o anche un vitalizio per la pensione, va bene, qualsiasi cosa. Sei soffocante sfiga, sei la tipica donna che nessun uomo vorrebbe.
Non sai quanto è popolare il detto "in amore vince chi fugge"? Fatti desiderare, prenditi del tempo per ragionare su te stessa. E Che Cazzo Sfiga, fatti un'analisi di coscienza.

Odio quando mi dimentico le cose e le parole. E succede ogni singolo giorno, continuamente, perchè ho la memoria di un'ameba in coma.

Odio la puzza della benzina ed ultimamente anche il suo costo.
Odio i ragazzini che si sentono "comunisti" in quanto opposti ai "fascisti" e che si sentono "no global" ma solo per far finta di essere ribelli. Perchè poi vanno in giro con IPod, IPad, Mac e IPhone. ...e chiamano con l'addebito.
Odio chi cita Nietzsche impunemente, ma questo lo avevo detto qualche post fa.

Odio le istituzioni di dio. E dio lo scrivo volutamente con la lettere piccola, prima che qualcuno abbia da ridire ed abbia allora modo di aggiungersi alla lista di cose che odio.

Odio, infatti, chi guarda alla forma e non al contenuto, in generale. In questo caso, parlo del linguaggio. Non sopporto che mi si dica come devo parlare, perchè per me l'importante è veicolare un significato. La comunicazione è a due, io forse posso non curare la struttura superficiale ma se tu non capisci cosa intendo allora anche tu non hai cura delle tue capacità di interpretazione.
Allora sei tu l'essere fallace. Ed odioso.

Odio chi mi tappa la bocca e le ali.
Odio i populisti, perchè odio chi ha bisogno di opinioni, amori ed odi condivisi per appoggiare il proprio discorso. E' una delle cose che odio della retorica e che la rende così contemporanea: il fatto che per far aderire all'idea bisogna muovere delle emozioni allargate. Pietà, rabbia o amore che sia.
Il che è ipocrita. Ed è una cosa che odio.
Se ho un'opinione contrastante con quella generale la dico comunque, porcatroia.
Non mi serve l'appoggio popolare, non mi serve l'incitamento, la tifoseria, le cheerleader indiavolate ed uno travestito da animale che mi faccia da mascotte impedita. Ho gambe ed idee solide, se ho qualcosa da dire mi reggo su di esse.

Odio "that akward moment" quando piove all'improvviso ed i piedi mi si bagnano, perchè odio anche più terribilmente la pelle delle mani che si cura quando è umida. Mi sento come se camminassi su due cestini di prugne secche, anche se per lo meno le prugne secche sono diuretiche.

Odio quando posso dormire fino a pomeriggio inoltrato ed invece, puntualmente:

- mamma fa le pulizie di primavera anche se siamo in pieno inverno in mezzo ad una nevicata che manco Narnia e le Svalbard messe insieme ne hanno mai vista una.
E lei apre le finestre. APRE LE FINESTRE, LEI E QUELLA SUA MALEDETTA SINDROME DEL COLOSSEO. Ci stanno - 45 gradi e lei apre le finestre "perchè bisogna far circolare l'aria". E a me invece circolano i maroni;
- gli operai che non lavorano quando tu sei a lavoro, si mettono all'opera quando tu puoi riposare. Ed iniziano all'alba, insieme a tutta l'Africa che si risveglia per vedere Rafiki che benedice Simba, insieme alla gazzella che ogni mattina si sveglia per correre più veloce del leone, insieme alla fottutissima odiosa famiglia della Mulino Bianco ed insieme ai bambini sotto casa che riscoprono la loro anima da calciatori brasiliani alle 7 del mattino, pallonando contro il muro di casa. E cosa gli vuoi dire alla gente che lavora? Di cosa ti puoi lamentare? Di nulla, perchè neanche loro sono choosy e stanno lavorando, grazie a dio! Però...questo non li giustifica a scatarrare come dei lama con un raro caso di broncopolmonite fulminante, a parlare fra loro in un dialetto che, più che dialetto, mi pare quasi swahili, e con un tono che rimanda al verso dello Yak nel bel mezzo del periodo dell'accoppiamento.
- il cane mi viene a svegliare leccandomi la faccia con la stessa lingua con cui si è leccata i genitali 5 minuti prima. Un'alitata di freschezza alle 7 della mattina.

Non odio chi sa di essere migliore di altri ma odio con tutta me stessa chi non perde occasione per farlo notare.
E odio tremendamente chi capisce fischi per fiaschi, dando fischi come verità assoluta e costruendovi sopra il mondo dei fischi foschi che leggono foscolo a frascati. Perchè a questi soggetti basta un qualsiasi piccolo appiglio, qualsiasi piccola mezza verità per dar vita ad un universo parallelo che segue una logica che è tale solo per loro. Ma che è comunque l'unica verità INDISCUTIBILE, per loro.

Odio le femmine idiote. Odio quelle che fanno le donne vissute ed autonome ma che hanno sempre e comunque bisogno di appoggio.
Odio quelle che mettono la bocca d'appertutto. E non intendo solo sui peni, bensè quelle che devono sempre avere da dire su qualcosa e che non mancano mai nell'inglorioso compito di informare il mondo sulle loro opinioni non richieste e fondate sul nulla.
Ma odio anche quelle che oltre a mettere la bocca ovunque mettono anche la bocca a papera (e l'ho fatto anche io. Guardando le foto mi passerei la cera calda della ceretta sugli occhi per punirmi) e che si fanno 56305miliardi di scatti IDENTICI, possibilmente con un pò di pocce, coscie e brioscie in bella mostra, per poi caricarle sui Social Network per ricevere altrettanti Mi Piace e Commenti su "Come sei bona" "Sembri un angelo caduto dal cielo, com'è vestita quando entra al sassofono blu" "Mi ti farei in ogni posto, in ogni luogo in ogni lago" "Vorrei leggere con te un testo di letteratura classica, un pò mistico e misterioso, che si intitola Kamasutra" e così via. Odio intensamente certi uomini indemoniati e soprattutto con scarse capacità di corteggiamento ed odio in maniera uguale coloro che hanno caricato le foto e rispondono ai commenti con un:
"Oddi cioè ma come ti viene in mente, brutto porco! Non faccio sesso nei laghi e comunque non vorrò mai avere a che fare con te, oddeo! Che commenti infelici che fate, io non sono vuota come pensate! Vedete quant'è galante il ragazzo dell'altro commento! Io amo la lettura, leggo tantissimo! Fabio Volo, Moccia, Tuailait, Eclipsssss, Brekin Dò....però mi sa che il Kamasutra lo abbiamo studiato a scuola l'altro semestre!...E' di Oscar Wilde vero? Cioè io amo la letteratura del '400!"

...per oggi credo di aver odiato abbastanza. Prometto che tornerò normale nel giro di pochi giorni, abbiate modo di aspettare che si compia in me l'omicidio genitale e torno da voi simil sana come prima.

Gloria

lunedì 22 ottobre 2012

"L'EDUCAZIONE è IL PANE DELL'ANIMA" - GIUSEPPE MAZZINI

L'autista di una macchina che sfreccia pericolosamente dritto per la strada invece di fermarsi e fare in modo di far attraversare ad una persona le strisce pedonali;
Mozziconi di sigarette e pezzi di carta lasciati in ogni dove;
Edifici storici imbrattati di scritte inutili e sicuramente di dubbio valore artistico;
Schiamazzi ed urla notturne...anzi, schiamazzi ed urla fastidiose che prescindono dall'ora;
Un pedone che passeggia sulla pista ciclabile invece che sul marciapiede;
Espletare le proprie funzioni fisiologiche contro le altrui abitazioni, e così via.
Potrei andare avanti all'infinito nell'elencare quelli che possiamo considerare come fenomeni di pura inciviltà da parte di cittadini di una certa comunità.

L'inciviltà è un tipo particolare di espressione del ben più grande concetto di maleducazione.
Il termine maleducazione indica una generale mancanza di rispetto, mentre possiamo parlare di inciviltà nel momento in cui questa mancanza di rispetto si rivolge verso i diritti ed i doveri dell'altro,verso il mantenimento di una cordiale convivenza civile.
Perchè sto parlando e ragionando sulla maleducazione e sull'inciviltà?
Ci arrivo tra un attimo.

Io lavoro come cameriera in un ristorante che sta aperto a pranzo e a cena.
Ieri sera la sala era ormai vuota ma, verso le dieci e mezza, arriva un signore, insieme ad una signora ed un ragazzo; ovviamente li faccio sistemare e domando sull'ordine.
Ma andiamo per gradi.




Innanzitutto entrare in un locale urlando ed emettendo suoni alla stregua di un tubo di scarico intasato penso sia già, non tanto per un cliente quanto per un essere umano, uno sbagliatissimo modo di porsi.
Costui, che chiameremo Franco Califano (sia per l'aspetto estetico che per il modo di porsi), tra una chiacchiera e l'altra, ha offerto il proprio biglietto da visita al capo del ristorante.
Ma si può trovare interessante un biglietto da visita cartaceo se i biglietti da visita per eccellenza, intangibili ma fondamentali, ovvero la propria personalità e la propria educazione, sono fallaci?
Il biglietto da visita fornito da un soggetto che fin dal primo momento si pone negativamente è uno spreco di denaro per il soggetto stesso e carta inutile in più per chi lo riceve.
Provoca anche inquinamento ambientale. Con tutti i maleducati ed incivili che ci sono in giro, quanti alberi saranno stati abbattuti e quanta carta sarà andata sprecata nell'andare a stampare inutili biglietti da visita che faticosamente cercano di non far crollare definitivamente i ponti che malamente i loro referenti hanno costruito in maniera del tutto incompetente?
Chi mai terrebbe in considerazione un biglietto per visitare un luogo sporco, fastidioso e scadente?
Come se il gesto di allungare un pezzo di carta contenente alcune informazioni possa, di per sè, avere più valore delle informazioni che veicoliamo con i nostri gesti, le nostre parole ed il nostro modo di fare.

Andando avanti, Franco Califano ha invitato al tavolo un cameriere ed il capo a bere con lui (e probabilmente, essendo il capo semi-astemio, anche forzandolo a bere...altro gesto di profonda maleducazione), monopolizzando la loro attenzione e le loro attività su di lui.
Sulle sue chiacchiere, sui suoi turpiloqui.
Sui suoi viaggi mentali verso i suoi tempi.
Sulle sue critiche verso ogni singolo vino presente sulla carta.
Sui suoi salti sgraziati e privi di logica da un argomento all'altro.
Un monologo iniziato alle 22.30 e non ancora concluso a mezzanotte, momento nel quale io ho staccato, lasciando i miei colleghi naufraghi in quel mare burrascoso di parole e racconti inutili, di poco interesse, proferiti solo, probabilmente, per crearsi un momento di gloria su di un palcoscenicoche si reggeva esclusivamente grazie al vino rosso, alla stanchezza e all'educazione del personale.


La maleducazione, invece, sta nel portare avanti una conversazione singolarmente, quando normalmente si svolge almeno con il contributo di due parti. Si dimostra, così, il bassissimo interesse che si sente verso gli altri e la troppa considerazione per la propria persona.
La maleducazione sta nel sentirsi liberi di agire come si vuole solo perchè "il cliente ha sempre ragione" e nella consapevolezza che un imprenditore ha bisogno di creare e mantenere buoni contatti con la clientela. Tradotto in parole semplici, sentirsi liberi di agire come si desidera perchè spinti dalla sicurezza del non essere rifiutati malamente.
Penso che, in fondo, questo sia un particolare esempio di abuso di potere. Un abuso di potere non ufficiale ma ugualmente ed altrettanto irritante.
La maleducazione sta nel notare che il personale sta mettendo a posto e pulendo il locale in vista dell'orario di chiusura e, nonostante tutto, continuare prepotenemente il proprio siparietto personale;
La maleducazione sta nel vedere un uomo distrutto dalla stanchezza della giornata lavorativa e, comunque, perseverare in quel flusso di inutilità, fregandosene della situazione altrui.

E, sì, il tutto è stato anche un gran segno di inciviltà.
Sei incivile se non dimostri attenzione per i principi di una civile convivenza.
Sei incivile se vedi dei lavoratori stanchi, assonnati e se continui a trattenerli a te fino a tarda notte sapendo che, comunque, il giorno dopo lavoreranno e, dunque, sapendo che il loro servizio potrebbe essere meno efficiente verso il resto della comunità, per il poco sonno e la minore lucidità.
In fondo a Franco Califano, che in quel momento era in vacanza e che, soprattutto, in quel preciso frangente aveva modo di dare spettacolo e di rendere partecipe dei suoi racconti di vita qualche povero malcapitato, cosa gliene poteva importare?

E' questione di egoismo; di egocentrismo; di prepotenza; di disinteresse.
E' un problema di maleducazione ed inciviltà.

Molti affermano che un comportamento educato sarebbe, in realtà, ipocrita, perchè nasconderebbe i reali pensieri di una persona.
Sono d'accordo sul fatto che la sincerità sia una qualità stupenda e che vivere sinceramente permetta anche di portare avanti una vita serena perchè priva di preoccupazioni, problemi e pensieri.
Comunque, anche la sincerità può essere accompagnata da una profonda educazione.
In fondo, la sincerità stessa non è sintomo del rispetto che si prova verso qualcuno? "Ti rispetto, perciò credo che tu debba sapere la verità di ciò che sto pensando". Contemporaneamente, purtroppo, si collega l'immagine della trasparenza dei propri pensieri ad una loro espressione aggressiva.
Non è così.
Aggredire e schernire è un modo per apparire forti e cercare consensi. E', come dire...una scelta di marketing per pubblicizzarsi, per rendere le persone fedeli e consenzienti intorno alla propria posizione muovendo le loro emozioni.
E' questione di porre l'accento sul pathos. E' retorica, e la retorica è anche marketing.
L'educazione, invece, è più sottile. Nel mondo di oggi il pathos è importante, ma dovrebbe essere più chiara la necessità di unirlo al mondo dell'ethos.
L'educazione è reale e sincera perchè, al contrario di quanto molti pensano, non nasconde assolutamente nulla.
Non abbiamo solo le parole a nostra dispozione; per veicolare significati possiamo usare lo sguardo, le posizioni del corpo e delle mani, le implicature e le inferenze di un discorso.
Perciò, anche esprimendo un concetto nella maniera più educata possibile, nulla è oscuro e l'interlocutore capirà perfettamente ciò che vogliamo dire.
Abbiamo modo di dire tutto ciò che vogliamo rispettando l'altra parte, ma aggredire ed essere maleducati è una scelta tanto facile.


Gloria

giovedì 18 ottobre 2012

IL PARADOSSO DEL VERDE: COLORE DEI SOLDI E DELLA SPERANZA




LITTLE MAN
by LITTLE DRAGON

You grew high
Taller than the middle class
Boy cash run in your pockets
You skate high
Gold on your fingertips
They try to make people nervous of
Something missing in your smile
Something missing in your soul
Are you suffering the blues
Tell me why
Tell me when
Tell me why when yeah
Green dollar bills slip your hand Little Man
Anything you want come instantly
Boy when a plan slip your hand Little Man
Anything you want come instantly
Castle house
Cars and the latest blues
No doubt got you feeling empty
Man your banks packed to the edge
And still you’re sad
Something missing in your smile
Something missing in your soul
Are you suffering the blues
Tell me why
When
Why
When
Green dollar bills slip your hand Little Man
Anything you want come instantly
Boy when a plan slip your hand Little Man
Anything you want come instantly

E' significativo notare come il gruppo svedese dei "Little Dragon" abbia cantato dell'uomo ricco definendolo LITTLE.

Cosa c'è da pensare sulla ricchezza? E' davvero generatrice di felicità?
Odio le frasi fatte che, puntualmente, sono sempre troppe generiche ed arrivano in aiuto nel momento in cui non si ha una reale opinione su ciò di cui si sta parlando. 
Espressioni come "I soldi non fanno la felicità"  danno solo un'amara consolazione a quelli che di soldi purtroppo non ne hanno. Proviamo ad essere oggettivi: la povertà non rende felici.
Eppure, all'estremo opposto, devo dire che alcuni studiosi hanno dimostrato, tramite ricerche empiriche, che una maggiore ricchezza non comporta un aumento di felicità. Anzi, tutto il contrario.
Allora, "I soldi non fanno la felicità" diviene un detto particolarmente coerente con l'essenza dell'uomo contemporaneo e con la società nella quale gran parte della popolazione mondiale vive.

Nel mondo in cui viviamo noi, i beni che ci vengono proposti sono tanti, troppi e, tra l'altro, vengono rinnovati costantemente. Lo stimolo della novità dura poco, laddove, di lì a poco, venga proposto subito un prodotto o un servizio nuovo e teoricamente migliore rispetto a prima.
Che poi sia effettivamente migliore o meno conta ben poco....l'importante è avere ciò che è nuovo.
Non vogliamo il beneficio effettivo di quel prodotto, ma vogliamo il nuovo e/o, eventualmente, lo status symbol che il possessodi quel bene ci conferisce.
Non siamo più i consumatori razionali che gli economisti studiavano secoli fa: non compriamo ciò che realmente ci serve o ciò che è necessario, compriamo ciò che ci dicono di comprare.
E neanche ce ne accorgiamo.
Il nostro comportamento di consumatori eccessivi non ci fa stare meglio, anzi, ci porta ad un'insoddisfazione perenne. L'essere umano razionale delle teorie economiche tradizionali, allora, abbandonerebbe questo comportamento; l'uomo odierno, invece, non compie questa scelta. Forse perchè non siamo più del tutto essere umani, quanto piuttosto automi decisamente lobotizzati.
Il personaggio di Tyler Durden di Fight Vlub è illuminante, nella sua maniera non proprio ortodossa e sicuramente poco elegante:

"La pubblicità ci fa inseguire le macchine e i vestiti, fare lavori che odiamo per comprare cazzate che non ci servono. Siamo i figli di mezzo della storia, non abbiamo né uno scopo né un posto. Non abbiamo la grande guerra né la grande depressione. La nostra grande guerra è quella spirituale, la nostra grande depressione è la nostra vita. Siamo cresciuti con la televisione che ci ha convinto che un giorno saremmo diventati miliardari, miti del cinema, rock stars. Ma non è così. E lentamente lo stiamo imparando. E ne abbiamo veramente le palle piene."

Nello specifico, a riguardo del benessere monetario...una maggiore ricchezza comporta una sola ed unica verità, ossia l'aumento della bramosia.
L'aumento del reddito crea un aumento delle proprie brame, dei propri desideri che fa passare in secondo piano l'aumento di ricchezza. Perciò non ce ne compiaciamo.
In un primo momento, più ricchezza equivale a più felicità momentanea, ma con l'andare del tempo, all'aumentare del benessere monetario non aumenta il benessere della persona.
I desideri sono troppi, perchè ci permettiamo di volere cose che prima non potevamo neanche sognare.
Si innesca, dunque, un processo di insoddisfazione imperitura che avrà freno solo con la perdita della causa di questo male, ovvero i soldi in eccesso.
Anche nella situazione estrema di un multimilionario, addirittura, credo che la ricchezza che gli permetterebbe di possedere tutto ciò che vuole, gli renda, in realtà, la vita estremamente noiosa e, soprattutto, priva di un reale valore.
Niente vale, se tu non lo sogni.
Può fare la speranza parte della tua vita, se nella tua vita hai tutto ciò che hai sperato?
Gioco del destino vuole che anche qui entri in gioco il celebre gioco della domanda e dell'offerta: se la domanda è scarsa e l'offerta è alta, allora i prodotti si abbassano di prezzo. 
Lo stesso ragionamento accompagna il procedimento mentale del miliardario: "Posso avere tutto, perciò l'offerta è infinita. I prezzi sono quelli che sono, ma il valore delle cose è irrisorio".
Persone così non possono che perdere anche un senno tale da fargli comprendere il valore delle persone e delle vite umane, ma quello è un altro discorso, ben più ampio.

Infine, l'errore che molti compiono è unire i concetti di felicità e materia.
La felicità è un processo. La felicità non è qualcosa da raggiungere e, soprattutto, non è qualcosa che puoi toccare nel momento in cui hai in mano qualcosa.
La felicità ha molti significati tra cui vivere bene, gioire delle piccole cose, stupirsi, amare.
Non è uno scopo, ma uno stile di vita. E' un modo di vivere.

Non sono una buonista.
So bene che senza denaro non si vive.
Ma come in ogni cosa, la condizione migliore sta nel mezzo.
Vivere con una somma che ti permetta di avere ciò che serve e che, di tanto in tanto, ti dia la possibilità di toglierti uno sfizio, crea l'equilibrio necessario per una vita serena. 
L'abilità, poi, di non essere succube della pubblicità, del marketing e anche delle tendenze della società, sta nelle capacità di ogni singolo soggetto.

E invece la maggior parte di noi rappresenta tanti Little Men, vuoti, persi in questa valle di stimoli nella quale, paradossalmente, vagano senza meta perchè non riescono a trovar pace.

Gloria