giovedì 31 gennaio 2013

UN PERSONALE DELIRIO DI CONTROLLO.

*PRIMA CHE QUALSIASI CRETINO SI METTA A TACCIARMI DELLA FILO-NAZISTA*
NO, NON SONO FILO-NAZISTA, TROVO CHE TUTTO CIò CHE IL NAZISMO HA CAUSATO SIA INUMANO ED ABERRANTE. 
CITO HITLER SOLO PER QUESTO SUO SINGOLO, SPECIFICO RAGIONAMENTO, CHE MI PARE LOGICO E GIUSTO.

Dunque.
Partiamo dal presupposto che quella di Adolf Hitler è una figura che va oltre il discutibile.
La storia ci insegna molto ma ci nasconde altrettante cose: è evidente, però, il disagio che questo soggetto ha saputo tirar fuori dagli animi dei tedeschi e soprattutto dal suo, di animo.
Un delirio collettivo di portata inimmaginabile e con conseguenze incontrollabili, che la storia stessa non avrebbe mai desiderato vedere.
...MA! (Inteso come ...PERò!) seppur io non abbia ancora avuto modo di leggere il Mein Kampf, casualmente mi sono imbattuta, oggi, in un passo di questa opera che riporta come segue:

"L'unione del teorico, dell'organizzatore e del Capo in una stessa persona 
è la cosa più rara che si possa incontrare sulla Terra: 
questa unione crea il grand'uomo."

In questi giorni ragionavo sulle capacità organizzative di cui un essere umano dovrebbe assolutamente essere provvisto.
E' vero, bisogna sempre lasciare spazio all'ignoto e all'imprevisto. Non tutto è controllabile, anzi.
Però PORCALAMISERIAEVA.
IO ODIO LA DISORGANIZZAZIONE.
Ci sono cose che devono essere previste, situazioni da considerare in anticipo e programmi da, appunto, programmare in maniera sistematica ed ideale, così che il risultato possa essere il più adeguato, efficace ed efficiente possibile.

Io lo so, sono odiosa da molti punti di vista.
Sono il genere di persona a cui, se non si incatenano le cose in maniera lineare, va di matto.
Sono il genere di persona che di mercoledì inizia ad organizzare il weekend minuto per minuto, onde evitare accavallamenti di eventi.
Sono il genere di persona che "ci pensa prima", e se non ci pensa prima, al momento dell'evento va in completo meltdown celebrale.
Lo ammetto, le mie reazioni di fronte ad un ostacolo imprevisto sono ai limiti della belliggeranza. Non so bene contro chi, ma inveisco ed inizio a dichiarare guerra a tutto il mondo.
Dopo l'immane sfogo momentaneo riesco sempre a riprendere e ad uscire fuori dal caos ( ...e creare una stella danzante!), perchè come tutti i continua della vita, per me bisognerebbe viaggiare sempre su entrambi gli estremi per trovare equilibrio.
E provare l'estrema disorganizzazione per lo meno ti fa capire una maniera per poter fronteggiare al meglio l'imprevisto dopo. Ne arriverà un altro, di imprevisto, ma per lo meno hai la mente pronta a combattere una situazione già provata.

Ed ecco...il fatto è che per me disorganizzazione è sinonimo di superficialità.
Perciò mi inviperisco come un muflone muschiato quando vado incontro alla disorganizzazione altrui e anche con me stessa quando mi trovo impreparata; soprattutto se nella mia disorganizzazione è coinvolta anche altra gente o se io sono coinvolta nella disorganizzazione altrui.

Ok, sembro Furio che se la prende con Magda.
"Magda, tu mi adori?
  Sì...
E allora lo vedi che la cosa è reciproca?"

Lo so che il mondo è fondamentalmente irrazionale ed incontrollabile.
E' una bella sfida, codesta vita. Un bel pò stimolante, bisogna ammetterlo.
La sua bellezza è proprio in questo, e ne sono consapevole. Perciò non capisco questo mio delirio di preveggenza.
Sarà anche per questo che leggo i tarocchi? Ma non posso farlo in maniera razionale.
Non se se trovo elettrizante questo stimolo nell'organizzare quello che so essere fondamentalmente inorganizzabile, o se semplicemente voglio evitare quei 5 minuti di panico nel vuoto di mancanza razionale.
...credo entrambi. Ci tengo alla mia salute mentale ma ci tengo anche a dimostrare a me stessa di essere capace di gestire l'ingestibile, che sul momento mi pare impossibile, all'interno della mia mente in preda alla devastazione celebrale, per poi arrivare sempre ad una soluzione.
Che poi comunque più in là non risulterà più valida.
E quindi, punto e accapo.
E tutto ciò è magnifico.

Gloria

lunedì 28 gennaio 2013

DE LA CURA DELL'OMOSESSUALITà E DELL'INFINITAMENTE IMPLACABILE IDIOZIA UMANA.





Cliniche che affermano di curare l'omosessualità asserendo che molti si rivolgono a loro, soprattutto adolescenti, perchè sconvolti dalla scoperta dell'essere gay e che, soprattutto, escono dalla clinica "guariti".
Ora...costui utilizza seriamente il verbo GUARIRE.
Io voglio essere aperta a tutte le varie teorie: non sono una scienziata, non sono una psicologa, non sono nulla di tutto questo. Cerco di informarmi per capire.
In più, non essendo omosessuale, magari potrei avere meno voce in capitolo a riguardo. Ma si parla pur sempre di emozioni umane.
Penso di non essere in errore nel pensare che il parlare di "cura" e di "riparazione" sia un'esagerazione, laddove si parli di naturali sentimenti che non sono nocivi nè per chi circonda un gay nè tantomeno al gay stesso, la cui "cura", al massimo, potrebbe essere l'aiuto psicologico e sociale nell'accettare sè stesso e la propria natura.
L'essere psicopatici è nocivo; avere turbe psicologiche è nocivo; l'essere uno psicokiller è pericoloso; l'essere affetti da turbe croniche è pericoloso. Talvolta per sè stessi, talvolta per gli altri, talvolta per tutti e due.
Ma non mi pare che essere gay possa rappresentare un pericolo.

Non si può riparare qualcosa che fondamentalmente non è rotto, così come non si può guarire qualcosa che non è malato.
L'eventuale fortuna di tali cliniche credo risieda essenzialmente nel fatto che, alla scoperta della propria omosessualità, uomini e donne hanno paura di quale potrebbe essere la reazione di chi li circonda.
La paura di perdere l'affetto delle persone che amano, il rispetto degli altri, di perdere il lavoro e la stima dei colleghi, la paura di rimanere soli.
A quel punto, dire, le questioni sono due:

1. Una reazione di stupore e di confusione da parte di chi fa parte della vita di ognuno è una cosa leggittima e prevedibile. Qualcuno magari se lo aspettava, qualcun altro no.
E dopo un primo momento di caos, qualcuno rimarrà, qualcuno se ne andrà. E come qualsiasi momento di difficoltà nella vita, coloro che se ne andranno saranno coloro che in realtà non ci sono mai stati; alchè, perchè preoccuparsi di loro?

2. In secondo luogo, speculare sulle preoccupazioni e sulla confusione altrui è veramente un atto di inciviltà.
Cosa gliene fregherà, allo psichiatra in questione, delle ripercussioni che, nell'avvenire, segneranno la persona che ha dovuto reprimere la propria essenza spontanea? Dei seguiti psicologici che appesantiranno l'animo delle persone "curate"?

Invece di aiutare un animo preoccupato a superare l'ostacolo mentale e ad accettarsi così come si è, spingono al cambiamento e alla rapressione di una parte che è parte integrante dell'omosessuale, che c'è sempre stata, che non lo ha mai lasciato e non lo lascerà mai.
Non scelgo di reprimere la mia eventuale eterosessualità, così come non posso scegliere di reprimere la mia possibile omosessualità.
Sono veramente curiosa di vedere che soggetti verranno fuori da queste profonde sessioni curative; sono curiosa di vedere che padri e che madri diventeranno; sono curiosa di sapere come affronteranno in spontaneità e naturalezza la propria vita.
D'altro canto, mi piacerebbe curare il bigottismo, l'estrema mancanza di sensibilità e l'ottusità di chi apre ed appoggia certi centri; perchè, al contrario di ciò che loro "riparano", qui parliamo veramente di qualcosa di pericoloso.
Per i clienti stessi, paganti ed impauriti.

Cliniche che si preoccupano del guadagno e del pensiero del resto della società, piuttosto che dare un aiuto concreto al riconoscimento, all'accettazione e alla valorizzazione della propria persona.
Uno schifo indecente.

Gloria

I STILL KEEP A SUITCASE IN BERLIN.

Indefinibile.
Inarrestabile ed inafferabile.

La mia domanda è: come si fa a cogliere Berlino?
Non si può.
Non si può afferrare qualcosa che si muove in continuazione e cambia forma, scivolando dove trovi ostacoli.
Assurdamente non riesco a definire un discorso di senso compiuto che mi aiuti a donarvi una descrizione esaustiva di Berlino e delle sensazioni che mi ha dato.
Ogni volta che torno da un posto so precisamente cosa mi è piaciuto e non ho difficoltà ad esprimerlo, perchè le sensazioni sono ancora vive sulla mia pelle.
In questo caso, credo che le sensazioni mi siano arrivate direttamente sotto pelle; ho qualche piccola difficoltà in più, e cercherò di capire il perchè buttando giù qualche riga che magari, inavvertitamente, riesca ad assumere una qualche forma logica e lineare.


Si sa che non amo particolarmente le città moderne e caotiche; nonostante tutto ho inglobato in me Berlino, definita addirittura come "eine Stadt, verdammt dazu, ewig zu werden, niemals zu sein" - "una città condannata sempre a divenire e mai ad essere".
Berlino non è nata ora, ha una storia che, però, non è totalmente osservabile.
C'è un passato che non è evidente, che più che altro non si palesa agli occhi.
Quindi, ciò che c'è è memoria.
La si avverte nell'aria e la si respira, ma non è una memoria nostalgica.
Il muro è lì, sia nella sua veste severa vicino Potsdamer Platz che in quella artistica e carnevalesca della East Side Gallery, come a dare un senso di ammonimento paterno.
La memoria di Berlino è una memoria esemplare.
E' una di quelle memorie che categoricamente ti dice:

"Ricorda che da ciò che è passato non puoi far altro che imparare. 
E migliorare."

Me lo sentivo rimbombare nella mente, camminando di fronte alle macerie del muro.
Ma Berlino non è una città che si ferma pigramente al guardarsi indietro.
Parigi è sempre Parigi e Berlino non è mai Berlino.
Roma rallenta il proprio processo di ammodernamento perchè bloccato dal passato, Berlino lo incentiva per non fermarsi mai.
E' una realtà indivenire, che si plasma e si amplia, che si modella in un processo flessibile che rende la città una vincitrice del rinnovamento.


Forse è questo il motivo per cui non riesco a veicolare quello che ho sentito.
Berlino sembra esprimere, in fondo, tutti i concetti che io da sempre appoggio.
Imparare dal passato (e dagli errori passati) per migliorarsi in futuro.
Mai fermarsi. Interessarsi, stimolarsi e cercare piccoli costanti miglioramenti di sè stessi.
In un flusso di emozioni e di sensazioni inconscie pirandelliane che manco Vitangelo Moscarda nel manicomio ha mai provato, sono stata inglobata da Berlino ed io stessa l'ho inglobata.
Lei è diventata parte di me ed io di lei, per qualche giorno.

E tanto per far cadere indiscretamente qualche luogo comune...
innanzitutto, i tedeschi non sono scortesi.
Non so se per educazione o semplicemente per spontaneità, ma (a parte qualche rarissimo caso), non sono mai stata molestata da nessuno, nè spintonata nella folla, nè trattata a male parole, nè trattata freddamente.
Tutti sono educati ed ordinati: nessuna commessa e nessun commerciante si prende il comodo lusso di trattarti con spocchiosità e freddezza, nonostante tu sia un turista che toccherà quella città probabilmente solo per pochi giorni.
Tutti parlano inglese, tutti sono disponibili e se ti vedono in difficoltà con la cartina in mezzo alla strada, ti aiutano, senza che tu chieda nulla.
Alla faccia di chi parla della calorosità degli italiani e della freddezza dei tedeschi.
E sorridono. Ti trattano con cortesia, senza mai essere indiscreti.
Usciti dal caos della metropoli italiana, il silenzio surreale per le strade di Berlino, il lieve suono di voci in lontananza ed il poter sentire il suono ovattato dei nostri passi sulla neve caduta in città, ci sembrava impossibile.
La mia ovviamente è solo una sensazione dai visitatrice momentanea; probabilmente divenire cittadino/a tedesca e vivere in loco, con tutte le conseguenze umane e sociali che ne derivano, non è semplice.
Ma forse neanche così traumatico come molti penserebbero.

E...secondopoi.
In una grande metropoli tedesca, la vita costa come in una città di provincia italiana.
Il centro di Roma, Napoli, Firenze o Venezia costa 7 volte di più rispetto a quello che si trova nelle aree turistiche di Berlino.
Il mangiare costa poco, i servizi sono economici e, cosa ben più importante, organizzati oltre i conosciuti concetti di efficienza.
Il traffico non esiste.


Insomma.
BERLINO E' VIVA.
E' plasma che non fa altro che continuare ad estendersi nel tempo e nello spazio, perchè lancia sguardi ricettivi tenendo la mano al passato, seppur tenendosi aggrappato alle possibilità del futuro, per fare in modo di non cadere rovinosamente nel nostalgico.
Dunque, non una città condannata sempre a divenire e mai ad essere, ma una città miracolata dall'essere sempre indivenire.

 Du bist verrückt mein Kind, du mußt nach Berlin.

You are crazy, my child. You must go to Berlin.

Gloria

lunedì 21 gennaio 2013

MUSICA E VIAGGIO - UN AMORE INDISSOLUBILE






Avevo appena detto ad una mia amica "Cara, ti saluto...finisco questa playlist e mi metto a studiare".
SI.
I buoni, ottimi, eccellenti propositi c'erano; sono le congetture astrali e l'allineamento dei pianeti e Venere in Toro ad impedirmi di avvicinarmi ad un qualsiasi libroide a cui io non mi approcci spontaneamente per piacere ma molto obbligatoriamente per dovere.
ERGO, eccomi qua ad intraprendere brevemente un fugace discorso sul bellissimo rapporto fra il mondo dei viaggi e quello della musica.

Personalmente, prima di partire, è quasi sistematico che io dimentichi qualosa come lo spazzolino, l'asciugamano per il bidet, le ciabattine per la doccia, il bagnoschiuma in saldo da acqua&sapone e così via.
....ma MAI E POI MAI mi sono dimenticata il lettore cd/lettore mp3/ipod a casa.
No cuffiette, no partenza.
Se è vero che un viaggio non è solo nel raggiungimento della meta, ma anche nel percorso che ti porta alla stessa, allora è innegabile la necessità di una musica che ti culli nello spostamento verso il luogo che visiterai.
Anche viaggiando in due, o in gruppo, il momento dell'estraniarsi, coperti e protetti da note musicali e parole che si incatenano in una rete di ritmi ed arpeggi di strumenti musicali, arriva inesorabile.
E' un attimo di intimità tra te stesso ed il viaggio.
E' quel momento in cui ti fermi, su di una canzone, su di una playlist che, anni dopo, riascoltandole, ti riporteranno nei luoghi della tua memoria, che hai percorso, vissuto, provato e sentito sulla tua pelle.
E potrai, allora, percorrerli, viverli, provarli e sentirli di nuovo sulla tua pelle.

Anche l'ermetico dio Pingu ama sollazzarsi a suon di musica.

Ascoltare la musica significa, in fondo, compiere un viaggio.
Non fisico, bensì mentale; ma pur sempre un viaggio.
La musica ti estrania da tutto ed esprime il tuo umore.
Le cuffiette non tappano solo le orecchie, ma ti coprono il cervello e la mente come un igloo ti protegge calorosamente nel bel mezzo della morsa del gelo.
Le casse fanno entrare la musica nella tua camera ed uscire momentaneamente i pensieri dalla tua testa.
E' una piccola cura momentanea che ti porta lontano da ciò che ti preoccupa.
Alla stregua del viaggio fisico, la musica non può guarirti totalmente, perchè viaggiando porti pur sempre il tuo io, insieme a te stesso.
E se il tuo io vive dei problemi, spostando la tua attenzione non li risolverai; al ritorno, li troverai lì.
Ma affrontare i problemi nel momento in cui si vive un patema d'animo credo sia, comunque, controproducente.
Viaggio e musica, presi anche solo singolarmente, rappresentano un calmante, una camomilla dei mali quotidiani.
Danno modo di trovare il primo appiglio per iniziare una nuova scalata verso la luce.
Figuriamoci, quindi, se usati in sinergia.

L'ODIO.
L'odio quando qualcuno mi parla mentre ascolto nelle cuffiette o alla radio il mio pezzo preferito.

Personalmente...
THE END dei THE DOORS mi ricorda i miei spostamenti verso Perugia;
LEZIONI DI MUSICA de IL TEATRO DEGLI ORRORI il mio soggiorno in Giappone;
MESTIZAJE degli SKA-P il viaggio in Spagna dell'estate scorsa, e così via.
Ora...un viaggio può essere accompagnato da qualsiasi canzone, riguardante qualsiasi tematica.
Non per forza quella del viaggio.
Contemporaneamente comunque, oggi, dovendo creare una playlist per il ristorante etnico/internazionale nel quale lavoro, mi sono chiesta quali potessero essere i pezzi che maggiormente sarebbero stati capaci di rappresentare la magnifica tematica del viaggio.

Dunque, nel caso abbiate voglia di caricare nel vostro lettore mp3 una playlist di musica che riguardi questo genere di tema, mete internazionali, motivazioni di spostamento verso altri luoghi e così via, spero che questa mia playlist nuova di zecca possa esservi utile!
Here we go!

30 SONGS ABOUT TRAVELLING

1. Deep Purple - Highway Star
2. U2 - Where the streets have no name
3. Toto - Africa
4. The Sonics - Have love, will travel
5. The Clash - London calling
6. Steppenwolf - Born to be wild
7. Simon & Garfunkel - America
8. Afterhours - Riprendere Berlino
9. Afterhours - Varanasy baby
10. Afterhours - Bye Bye Bombay
11. Red Hot Chilli Pepper - Road trippin'
12. Red Hot Chilli Pepper - Around the world
13. Piero Pelù - Viaggio
14. Phoenix - Rome
15. Mercanti di Liquore - Il viaggiatore
16. Lucio Battisti - Si, viaggiare
17. Liza Minelli - New York, New York
18. Lenny Kravitz - Fly away
19. Led Zeppelin - Kashmir
20. Led Zeppelin - Rumble On
21. Led Zeppelin - Travelling Riverside Blues
22. Cat Stevens - Katmandu
23. Johnny Cash - I've been everywhere
24. Litfiba - Istanbul
25. Daniele Silvestri - Il viaggio (pochi grammi di coraggio)
26. Iggy Pop - The passenger
27. Wolfmother - Far away
28. Franco Battiato - Invito al viaggio
29. Freddy Mercury - Barcelona
30. Irene Grandi - Prima di partire per un lungo viaggio

Che ne dite? Qual'è la vostra preferita?
Qualche suggerimento?

E se lo dice questo soggetto a me tizio sconosciuto, tatuato e con dubbi gusti in fatto di capelli (scusate l'ignoranza)....
allora possiamo fidarci.

A proposito di viaggio...tra un paio di giorni me ne vado a Berlino per il weekend!
Perciò...a new post about travelling is coming ;)

Gloria

lunedì 14 gennaio 2013

LO STRESS CONTEMPORANEO.

Sto disperatamente cercando di costruirmi ed addobbare la mia torre d'avorio personale per tramutarla momentaneamente in un bellissimo tunnel mentale fatto di Karma, Zen ed orientalismi vari che mi permettano di comprendere come aggirare l'imperituro stress della vita.

Sono sicura che ogni epoca abbia avuto la propria personalissima tipologia di stress.
Della serie:
Lo stress del sopravvivere nell'era preistorica;
lo stress dell'essere un buon cittadino e di combattere per la democrazia nella Grecia dei grandi filosofi;
lo stress del non finire accoltellato per sbaglio a causa di qualche congiura nell'antica Roma;
lo stress di non finire impalata tipo Kebab su un rogo in quanto accusata di stregoneria nel medioevo;
lo stress di non maturare la sifilide nel regno di Enrico VIII;
...and so on.

Ma lo stress è stato DEFINITIVAMENTE definito in questa epoca fatta non solo di "produci-guadagna-consuma quello che hai prodotto-ricomincia d'accapo", ma anche di "Fatti largo fra i tanti-primeggia-prendi voti alti-trova un buon lavoro-non accontentarti mai".
Il termine stesso sarà sicuramente stato coniato in questa epoca della velocità e del primeggiare spopositato.
Perchè non sono statae educata alla pastorizia, alla transumanza e all'agricoltura?
Non sarebbe stato accontentarsi.
Al contrario, avrebbe significato vivere una vita sicuramente più sana, più attiva, più personale, più intimamente naturale, più tipica ed etica.
E invece no.
Qua l'unica cosa etica di questo periodo di immenso stress sono i miei sbrocchi, mai teatrali ed epici, ma sempre trattenuti dentro in maniera (nuovamente) etica.
Fino al momento in cui allegramente non riesco a respirare perchè arrivo, piena e gonfia di tossine infide e bastarde, sicuramente alla crisi di panico ed altrettanto decisamente sull'orlo di una crisi di nervi.



Anche la mia versione nera è molto incazzata.

Studia. Studia per laurearti e per avere in mano un foglio di carta che (per lo meno in questo paese) vale quanto la carta igienica con cui ti pulisci il deretano;
Scrivi la tesi. Scrivila sperimentale, perchè se vuoi il voto più alto devi scriverla sperimentale. Ma poi il voto alto a cosa serve?
Guida. Prendi la patente per guidare un mezzo che ti costerà non tanto come prodotto fisico ma come consumo di benzina e pagamento di bolli ed assicurazioni perchè stai guidando un mezzo prodotto paradossalmente in modo da superare i limiti di velocità imposti dalla legge e, quindi, potenzialmente pericoloso. Per te e per gli altri;
Mangia. Ma non mangiare troppo, sennò ingrassi. In alternativa, vai in palestra a far uscire il sudore dai pori ed i sensi di colpa dal cervello.
Oppure, ecco, non mangiare nemmeno poco, perchè dopo dimagrisci troppo, ed oltre al fatto che il tutto potrebbe condurre tua nonna ad un tracollo psicologico, la società ti etichetta come anoressica e, dunque, malata mentale;
Vai a votare. Vai a votare per questi 4 sgallettati che recitano, imparano copioni e termini retorici pieni di velleità, di confusione e di ipocrisia. Vai a votare per migliorare la tua situazione e per rispetto delle tante persone che sono morte per darti il diritto di votare. O magari, quelle persone che sono morte per darci questi diritti, sapendo a cosa siamo arrivati oggi, sarebbero rimaste a casa sapendo che massa di nullafacenti cazzoni saremmo finiti a votare? Sapendo che lerciume di sanguisughe parassitarie avrebbero succhiato l'anima ai cittadini di un paese in coma?
Guarda la tv e leggi i giornali per informarti, mi raccomando, perchè la tv ed i giornali non sono faziosi e dicono la verità, solo la verità, nient'altro che la verità.
Ah, e mi raccomando, prega. Prega per aiutare quei poveracci che non pregano. Prega per dare una mano alla tanta brava gente che muore di fame. Prega, ma  fallo la domenica a messa, dopo esserti messo il tuo più bel vestito, dopo la sfilata di moda in piazza e dopo l'arrivo trionfale con il tuo mezzo nuovo di zecca.
E se non puoi andare a messa, non temere, fratello. C'è il Papa in tv, che ci ricorda come la povertà e la sobrietà sono le basi della chiesa cattolica. E ce lo ricorda dandoci la benedizione in piedi, dall'alto delle sue scarpe Prada.
Prega, perchè pregando trovi la verità di Dio.
Ma DIO cosa? Pregato al vostro IO al massimo, al DIO D'IO. Ma lo capite o no che siete il vostro Dio personale e che andate a messa ad ascoltare le favole per addormentare il cervello, come da bambini non riuscivate a dormire se papà o mamma non vi leggevano la favola della buonanotte.

La verità.
Questa cazzo di merda di verità.
Chi l'ha inventato questo concetto contraddittorio?
Chi ha voluto innestare una nozione tanto utopica?
Tante volte neanche la verità osservabile è tale.
Di che colore è l'erba? Verde. Ma per un daltonico sarà verde?
L'unica verità è che la verità non esiste, ed è per questo che è stressante.
Cerca la tua, di verità, perchè è la sola di cui potrai essere quasi sicuramente certo.

E guardate, non faccio la perbenista.
Lo so che provo soddisfazione nel voto alto alla laurea o all'esame; che mi sento compiuta nel trovare un buon lavoro che ripaghi teoricamente dello sforzo fatto.
Sto cercando solo una maniera Zen per vivere una vita alternativa a quest'altra esistenza di sopravvivenza.

...NON SO SE AVETE COLTO LO STRESS CHE SERBO IN ME PER LE GRANDI OCCASIONI.
Presto, se questo Gennaio non finirà presto, sui migliori schermi.



Eccovi come arriverò a Carnevale.
Dopodichè, potrò dire STICAZZI.
...Proferendolo pure CO A MANO A CUCCHIARA.


Gloria

sabato 5 gennaio 2013

BITCH, PLEASE. RELAX YOURSELF.

Mi chiedevo, oggi, se tanta gente scelga lo studio delle scienze sociali per reale amore verso la società o per incapacità di trovare dentro di sè la propria essenza di animale sociale.
In molti non hanno nemmeno la dignità degli animali, figurarsi una vaga parvenza socialità.

Son bei quesiti, questi.
Studio scienze della comunicazione perchè mi piace il settore o perchè non mi sento capace di comunicare?
Scelgo psicologia perchè i misteri dell apsiche mi intrigano o perchè sono una psicopatica latente?
Mi iscrivo a giurisprudenza perchè amo la giustizia o per cercare un modo per sviare le leggi?
Sono laureanda in scienze sociali perchè voglio lavorare nel sociale o perchè sono una beneamata testa di cazzo con gravi lacune verso gli altri membri della società di cui non capisco le dinamiche, di cui non comprendo i comportamenti che, però, nemmeno sono interessata ad approfondire, presa come sono dal mio immenso e strabordante ego?



Su dai, Take it easy.
Te lo scrivo più comprensibile: TEIK IT ISI.
Scialla.
Shanti.
Stai manza.

No veramente, basta. La sagra della porchetta II - the revenge.
C'è qualcosa di straordinariamente errato ed insulso in ciò che fai, perciò ti prego, se proprio vuoi continuare a farl perchè lo ritieni giusto, lungi dalla mia persona.
Io non lo so, davvero...l'espressione sincera della propria opinione non so fino a che punto debba sfociare in manie di controllo ai confini del fare pipì come i cani sulle persone per marcare così il proprio territorio, in ansia di definizione precisa e soprattutto aspra critica poetica della vita altrui.

Abbiamo tutti una vita, io sono abbastanza soddisfatta della mia, spero che tutti riescano ad essere abbastanza soddisfatti della propria, perchè solo in questa maniera si riesce a vivere una vita in grazia delle divinità. 
Senza andare a sfrantumare i coglioni agli altri.



Ecco questo è la sensazione che provo io di fronte all'inerzia mentale e al coma cerebrale misto ad istinti psicopatici altrui.

Che poi il tutto basato su ipotesi completamente campate per aria, in un mondo fatto di persone cattive, uomo nero, streghe cattive di biancaneve, psyco deliranti che non aspettano altro che fare male alle altre persone.
No, io direi, da ricercatore sociale, essere umano studioso di scienze sociali ma non tanto smanioso di conoscenza quanto di ansia e terrorepsicologico, una ricerca con tanto di questionario o anche solo domande a voce tramite interrogatorio face-to.face ai diretti interessati sarebbe carino farlo, mh? Anche solo per finalità scientifiche eh.

Chi ha abbastanza problemi se ne crea altri per non rimanerci mai senza, per abitudine e costanza?
O chi non ne ha se li crea per noia?
Di cosa hai bisogno? Ti prego dimmelo, che te lo compro.
No, non posso uccidermi o darmi fuoco.
No, non posso espatriare, nè fuori città nè all'estero. Ma se vuoi lo pago volentieri a te un biglietto di solo andata per dove ti pare, mi accollo anche le spese di assicurazione e visto.
Fammi capire.
Nel mulino che vorresti, cosa ci vorresti? Una riproduzione del tuo mondo ideale fatto di persone che ti amano intensamente in tutti i tuoi sproloqui ed in tutto il tuo disagio mentale, magari.

Ci dovrei fare una ricerca sociale su.
Ma io in fondo studio scienze della comunicazione internazionale, forse perchè non so comunicare.
E quindi, ragazzi.....carini e coccolosi.

...smile....and wave...!

Gloria