giovedì 22 novembre 2012

QUALE REALTà PUò FIGURARE LA COMBINAZIONE MAGICA IDEALE?

Sono viva.
Il che potrebbe voler dire molte cose, ma in questo momento specifico, nella mia particolare situazione, vuol dire "respiro e cerco di andare avanti fino al giorno in cui mi laureerò ed avrò più tempo per vivere la vita e non solo la mia esistenza".
Però ecco...mi alzo, mangio, studio, lavoro, studio, prendo un pò di aria fresca e dormo.
Io amo la quotidianità, mi fa avvertire unaa qualsivoglia costante sicurezza, mi fa sentire come se avanzassi con andamento certo; però si sa che, in fondo, siamo un pò tutti UnoNessunoECentomila, o anche semplicemente Tutto.
...questo per giustificare il mio essere PoliPolare ed il mio amare sempre anche l'opposto di ciò che adoro.
Quindi ecco...anche l'imprevisto e la novità mi aggradano.

Questo è uno dei motivi per cui detesto la richiesta: definisciti in 3 parole.
3 PAROLE?!?!
Neanche un sassolino nel fondo del fiume Tronto è descrivibile in 3 parole, figuriamoci la personalità di un essere umano.

Io, non so...potrete considerarmi priva di personalità ma io, al contrario, mi ritengo piena di variegate personalità.
Personalità che vengono fuori a seconda della persona; a seconda della situazione; a seconda della condizione; a seconda del momento della giornata, a seconda del momento della vita.
Non credo voglia dire essere incoerenti, ma essere sinceri nell'ammettere che la coerenza unica è l'incoerenza, intesa in un'accezione meno negativa.
Siamo tante cose, siamo tanti caratteri con tanti tratti differenti dentro di noi.

Per me ognuno può essere ciò che vuole, basta non intaccare la sfera di azione altrui e non porsi con mancanza di rispetto verso l'altro.
Tra l'altro volendo, anche se veramente fossimo così ben definiti, gli altri ci smonterebbero a loro piacimento, basandosi sulle proprie visioni e sul proprio modo di essere.



No, non sto leggendo Pirandello...Uno Nessuno e Centomila è uno dei miei libri preferiti, ma l'ho letto già un paio di anni fa.
Ma è una di quelle opere che mi ha lasciato un'emozione.
In questo caso, un'emozione distruttiva paradossalmente positiva.
Va da sè che leggendo tutta l'opera, arriverai devastato alle ultime pagine.
Non ti racapezzerai più, perchè qualsiasi cosa farai ti chiederai quale sia l'io che la sta compiendo; qualsiasi siano le persone che ti circondano, ti chiederai quale sia la tua immagine nella loro mente.
Ti poni quei quesiti filosofici a cui, ora più consapevolmente che mai, sai che non troverai facilmente risposte.
Chi sono io? Come mi vedono gli altri? Quanti me ci sono al mondo? E in questo momento?

L'uomo piglia a materia anche se stesso, e si costruisce, sissignori, come una casa. Voi credete di conoscervi se non vi costruite in qualche modo? E ch'io possa conoscervi se non vi costruisco a modo mio? E voi me, se non mi costruite a modo vostro? Possiamo conoscere soltanto quello a cui riusciamo a dar forma. Ma che conoscenza può essere? È forse questa forma la cosa stessa? Sì, tanto per me, quanto per voi; ma non così per me come per voi: tanto vero che io non mi riconosco nella forma che mi date voi, né voi in quella che vi do io; e la stessa cosa non è uguale per tutti e anche per ciascuno di noi può di continuo cangiare, e difatti cangia di continuo. Eppure, non c'è altra realtà fuori di questa, se non cioè nella forma momentanea che riusciamo a dare a noi stessi, agli altri, alle cose. La realtà che ho io per voi è nella forma che voi mi date; ma è realtà per voi e non per me; la realtà che voi avete per me è nella forma che io vi do; ma è realtà per me e non per voi; e per me stesso io non ho altra realtà se non nella forma che riesco a darmi. E come? Ma costruendomi, appunto.



Giunto all'ultimo punto dell'ultima frase del libro, i possibili pensieri potrebbero essere:

- "....ma sti gran cazzi, sto libro me l'hanno regalato a Natale e l'ho letto solo perchè è estate e non fanno Uomini e Donne dopo pranzo";
- "Sono fatto così però magari i miei amici pensano che sono in un altro modo, allora forse non sono integro con me stesso, e forse i miei amici, conoscenti e familiari pensano che io sia qualcosa che non sono, e allora mi reputeranno ipocrita...oddio ma io non sapevo di essere paranoico! Un altro me che esce fuori! E allora quanti altri ce ne saranno nel mio cervello? E agli occhi degli altri? ODDIO MA IO ESISTO?? E SE FOSSI UN FANTASMA COME IN THE OTHERS????" = altissime probabilità di tracollo celebrale.
- "....GENGè. Giuro, ci ho provato a focalizzarmi sulla tematica del racconto, ma il mio cervello s'è fermato a Gengè come Cristo s'è fermato ad Eboli"
- " DAI CAZZOOOOO VITANGELO, posso essere quello che voglio, posso essere La Giara e Mattia Pascal insieme, tanto qua è tutto un giuoco della parti!! C'ho i superpoteri, cazzo!!

Io, personalmente, mi sono sentita liberata.
Il mio Io è stato letteralmente disintegrato, sciolto in forma perennemente liquida e malleabile. L'unico pensiero è stato:

"Bè, allora non era assurda come idea, la mia....sono libera di essere come voglio essere, 
perchè tutto ciò che possibilmente voglio e posso essere è parte di me".

Gloria

martedì 13 novembre 2012

STORIE LIQUIDE DI SBRONZE DI RIACE

Citazioni sull'alcol di alcuni personaggi indiscutibilmente celebri:

"C'è più filosofia in una bottiglia di vino che in tutti i libri del mondo" 
E. Hemingway

"Stasera mi sbronzo di brutto e alla fine mi sdraio per terra e dormo come un cane"
Il Teatro degli Orrori in "E Lei venne!"

"Beati coloro che si sbronzano fra loro" 
Lo zio Reginaldo da Gli Aristogatti

"La scimmia ti prende e ti porta via" 
Maglietta del mio compagno di scuola A.

"Vagà, mi sono ubviacata e ho bevuto come se non ci fosse domani" 
Racconti "True story" da parte della mia amica di infanzia G., reduce da una festa di matrimonio

"Sto Mààààààrcio Marcio Marcio" 
Uniche parole del mio amico C. dopo una serata a Perugia, improvvisandosi barista, mettendo su 800 spritz di cui 750 bevuti da lui.

"Chiamate la Guardia Medica, sto morendo" 
La sottoscritta, male sopravvissuta alla movida perugina di San Martino.

"Gloria....gira tutto. Gira tutto intorno alla stanza mentre si banza"
G., the one and only, la donna che avrebbe bevuto anche Vodka a colazione.

QUESTO è UN RACCONTO A CUORE APERTO.
Quueeeesta è la storia di una di nooooiiii...che come noi, come voi, come tanti altri, come tutti si è alcolizzata sperando che la profezia dei Maya fosse vera.

Lo ammetto, io non ho più l'età.
In realtà non che ci sia una fascia di età definita per alcolizzarsi. Personalmente, io sono uscita dalla mia fase di alcolismo poco anonimo più o meno un anno fa, di ritorno dal Giappone.
Semplicemente non credo di avere più il fisico adatto per ingurgitare qualsiasi elemento in forma liquida contenente alcol, tornare a casa strisciando e/o rotolando, vivere un attimo di spicciola gloria personale nel riuscire ad arrivare e salire sul letto senza il bisogno di un navigatore satellitare ma, successivamente, fuggire indegnamente in bagno e vomitare anche il pranzo di Natale del '97.
Devo aggiungere, però, che la mia è stata una carriera abbastanza rimarchevole, per quantità di bevande alcoliche ingerite e per la percentuale di dignità persa.
Citerò, allora, anche le parole di mia madre, in cui essa, nonostante tutto, ancora crede fermamente:

"Mia figlia è una persona sobria ed elegante".


Ok, parliamone.
Già era abbastanza discutibile la scelta di accompagnare l'aggettivo ELEGANTE alla sottoscritta, leggiadra e sinuosa come un marsupiale africano inghiottito nelle melmose fanghiglie della Savana; ma, con l'andare del tempo anche il concetto di SOBRIO è diventato decisamente paradossale, contando che alla mia prima sbornia seria, una sera di capodanno, il mio ex ragazzo decise molto furbescamente, mentre mi faceva annusare lo strutto per farmi vomitare, di telefonare ai miei genitori dicendogli che ero prossima al coma etilico.
Mia madre non mi ha parlato per una settimana, mio padre si è collassato perculandomi per altrettanto tempo.
Fortunatamente ero riuscita a nasconderle che qualche mese prima, dopo il compleanno della mia amica G., dopo un paio di bicchieri di Fragolino (DI FRAGOLINO!!! No vabè, sono vergognosa...mi sono ubriacata col succo di frutta!) vagavo urlando per le strade del centro informando i passanti che sarei andata col primo che incontravo e, giustappunto, ciò che mi si palesava davanti erano i lampioni; ed io flirtavo coi lampioni, abbracciandoli in tenera maniera.
...ero ancora una principiante, soprattutto in confronto alla stessa G., di cui vorrei citare quanto segue, riassumendo:

[dopo una serata a bere non-so-bene quante bottiglie di vino]
Gloria, c'è un indiano runico che parla come una donna ma io mò piango e le girone girano fortissimo, Maria Macinata!...NO, cioè!...MARIA MACINATA!

Ermetismo moderno.
Io non sono così sottile...dopo svariate bottiglie di vino io non sono Poeta Maledetta come G.
Non sono nemmeno da ciucca allegra ed amorevole come la mia cara E., degustatrice di Anisette e liquori spagnoli, sempre pronta ad instillare amare e violente gocce di alcol nel mio cavo orale e a fare video nei gioiosi momento nei quali crollo simpaticamente per strada come un albero della foresta equatoriale.
Non sono nemmeno da alcolizzazione sobria (un ossimoro, lo so) di S. (con l'H) o da sbronza simpatica e ridereccia di M.;
Neanche di quella danzatoria di C., che ascolta l'Indie da sobria ma balla Britney Spears, sognando un pitone giallo sulle note di I'm a slave 4 you, ovviamente solo ed esclusivamente da ubriaca.
Io sono più da sbronza affettuosa verso i WC. Sono il sogno erotico dei bagni che non aspettano altro che accogliere il mio amore poco platonico ma più che altro post alcolico.
Io sono più da sbronza BlackOut del quale ti ricordi solamente il momento in cui stai con la faccia immersa nella tazza con un'amica che ti tiene dietro i capelli, onde evitargli un trattamento di acidi e bile che secondo me al cuoio capelluto non fa poi così bene.




A parte scherzi....PARLO SUL SERIO.
La costante delle mi sbronze è la seguente, semplice e lineare:

1. NUMEROSE E VARIEGATE BEVUTE;
2. MI ALZO IN PIEDI PER BALLARE;
3. BUIO;
4. LUCE --> IO CHE VOMITO IN BAGNO inveendo contro me stessa e esprimendo moltopoco elegantemente il mio odio contro il mondo.

Ho raggiunto poi il livello 2.0 nel momento in cui ho deciso che non volevo stare a testa in giù su una tazza, ma in piedi con una busta in testa.
Ovviamente il copione è sempre quello: bevute random di birra e sakè (Maledetto alcol giapponese....ne bevi a fiumi, dato che cala giù come l'acqua, finchè arriva l'oscurità di CaronDimonioTraghettatoreDiAnime nel quale non ti ricordi nemmeno chi sei e quanti anni hai), mi lancio nella pista da ballo per danzare in maniera convulsa (ed ovviamente scoordinata...io sto alla danza come Belen sta alla bassa manovalanza) sulle note del trashissimo pezzo Bon Bon di Pitbull, di cui ricordo solo "Bon bon bon yo quiero est...", dopodichè BUIO TOTALE...ed ovviamente, improvvisamente la luce. Tradotto: Io nella TAZZA.
Ma arrivata a quel punto mi sono resa conto che preferivo vedere gli elefanti rosa insieme a Dumbo piuttosto che abbracciare di nuovo la seppur-sempre-confortante tazza del bagno della discoteca, perciò ho deciso che dovevo dare una svolta alla mia vita da alcolista e sono rimasta, credo, due ore seduta immobile, dritta, con una busta in testa, convinta che potevo comodamente rimetterci dentro senza creare danno alcuno, rimuginando su quanto avrei trascorso indegnamente la giornata tra il letto, il bagno e fiumi di tisane di tè verde il giorno dopo.
Naturalmente questo me l'hanno raccontato un paio di giorni dopo, speravo per una specie di pudicizia o di amor solidale ma, più semplicemente, per dare il tempo al mio fegato di riprendersi, in maniera tale da non emozionarsi di fronte ad un racconto che così gentilmnte i miei cari amici mi hanno schiaffato in faccia sbellicandosi sguaiatamente dalle risate. Credo che ci siano anche reperti fotografici a riguardo.
I love you too guys.

Non so se amare di più loro o le mie coinquiline che una volta hanno veramente chiamato la Guardia Medica pur di farmi stare zitta e di dare un taglio alla mia lagna sul "Non berrò mai più ma vi prego chiamate l'ambulanza, la guardia medica perchè sennò muoio qui".
"Salve, ecco, dunque...la mia amica è, come dire, un pochetto ubriaca, cosa possiamo fare?"
Dopodichè...ho visto solo lo sguardo fugace di collaborazione fra M., S. ed E. che molto gentilmente mi ha preso, portato in bagno, messo con la testa in giù non nella tazza ma nella vasca.
Ed io mi sono confusa. Come se non lo fossi già, con tutto l'alcol in circolo nelle vene al posto del sangue.
Ma io non capivo se lo scopo di tutto ciò fosse rimettere o farsi teneramente il bagnetto con la paperella.
Fatto sta ch non ho avuto modo di pensare ad altro perchè la risposta mi è arrivata sulla nuca due nanosecondi dopo, con un getto di acqua alla temperatura di circa meno78 gradi sparatomi addosso con tanto amore per la mia salute. Credo di essere quasi affogata, anche perchè E. ha una forza e due spalle non indifferenti, perciò mi teneva giù la testa con una mano con una atleticità che manco Yuri Checi sugli anelli e Cristo in croce l'hanno mai viste. Il tutto con S e M che mi preparavano il caffè col limone, in cucina, lontano dalle mie urle di straziante dolore e dalla mia immagine di povera cretina.

Ma io ho smesso di essere una FOLLE DI UNA CREATURA INCONTRO A UN DESTINO BEFFARDO E CRUDELE.
E' stato bello rendere partecipe di questo studio antropologico intitolato "Psicopatosi degli indesiderati effetti dell'alcol sull'essere umano universitario", sono felice di aver contribuito allo sviluppo scientifico del mio paese.
Nella speranza che nessun'altra droga mi accolga nel suo tunnel del divertimento, brindo alla nostra e alla vostra insieme ai re e al menestrello della Bella addormentata nel bosco (3 begli alcolizzati alto medioevali):


Làààà....Lààà...Làààààààààààààààààààààààààà!!!!

Gloria

mercoledì 7 novembre 2012

LA CROCIATA CONTRO L'INESTETISMO CUTANEO ED IMPUDICO.



E se lo dice Zoolander che è "bello bello bello in modo assurdo", allora non possiamo che fidarci 
(frase conclusasi con l'espressione Magnum da parte della sottoscritta, per conferire al tutto una maggiore credibilità --> per chi ancora non avesse visto Zoolander...cosa state facendo ancora qui??? Correte a guardarlo!!!)

SIGNORE MIE.
Sia maledetto il giorno in cui mia madre ha fatto compere sul sito della Bottega Verde.

Partiamo dal presupposto che, per me, il momento della pulizia e della cura della persona non è un semplice e quotidiano frangente della giornata.
NO.
E' un RITUALE SACRO, lento, cerimonioso, durante il quale non voglio essere disturbata nemmeno dall'avvento dell'Apocalisse.
Prima di tutto l'idratazione, poi casomai la fine del mondo.
E poi, a dirla tutta, come ci consiglia Raffaellona nazionale, "se per caso cadesse il mondo io mi sposto un pò più là" e continuo nel mio progetto imperituro "Viver sani e belli".

La cosa ovviamente è genetica.
Uno dei miei primi ricordi è la faccia di mia madre che, nel darmi il bacio della buonanotta, praticamente praticava il pattinaggio artistico sulla mia guancia.
Sguisciava, ed io la prendevo anche allegramente per il culo chiamandola "Cremosa Galbani" (Che umorismo a iosa da parte della piccola Gloria).
Ma l'oriente ci insegna che il Karma è una ruota che non si ferma mai, perciò eccomi qui, all'età di 25 anni, più unta di un tocco di burro francese sciolto, grasso e bisunto, su un trinfo di Pommes de Terre.
A me lo strutto mi fa una pippa.

Ordunque, mia madre si è iscritta alla mailing list dello Shop on line della Bottega Verde, trascinandoci dentro anche me; e dio solo lo sa come faremo ad uscirne.
Ci sentiamo come Dante e Virgilio in giro tra le selve oscure, i gironi dell'inferno and the triple L leoni, lupe e lonze.
Tradotto in un linguaggio comune: mi sono comprata praticamente tutto il catalogo.
Sul mio corpo è presente ormai ogni genere di idratazione, ogni sorta di profumazione, sono un giusto-un-pò-ingombrante Arbre Magique di 70 Kg da appendere comodamente sullo specchietto della macchina, da nutrire, come un Tamagotchi, magari dandomi di tanto in quanto un panino alla lonza (il salume, non la bestia di Dante).
Sono la paladina della lotta alla cellulite, la Angela Merkel dell'inestetismo cutaneo.
* FLASHBACK NIPPONICO:
OKAASAN (mia matreah giapponese) [dopo un'ora di spiegazione a riguardo di cosa fosse la cellulite, ancora confusa, mi risponde...]
"Ah Ok...quindi voi donne occidentali avete la cellulite. Bè, noi giapponesi non abbiamo QUESTA MALATTIA" --> that akward moment when you realize you were born on the wrong side of the world.
FINE FLACHBACK*
Sono la cretina che si è comprata tutto il Mar Morto con tanto di sali integrali, bagni termali, Gerusalemme liberata, templari, Giacobbo, Palestina, ebrei e quant'altro, perchè non si sa mai possano risultare coadiuvanti nel processo di eliminazione delle cellule morte.


La mia preferita è la Maschera d'Argilla, altrimenti nota per gli amici come LA MASCHERA DI FERRO.
Ti metti l'argilla in faccia, contenta della tua scelta di azione Stura-pori, inebriata dall'odore naturale della crema e dalla sua texture liscia e gradevole.
La stendi sul viso e, per ammazzare il tempo, inizi a farti i fatti tuoi per casa, tra faccende, tv, internet....ed i minuti passano.
Guardi l'orologio, sono passati i 15 minuti necessari perchè la maschera agisca....ma dici a te stessa: "Si dai, vabbè, voglio un trattamento urto...la tengo 5 minuti in più".
In quei 5 minuti il destino vorrà che tu, donna leader nella lotta contro il punto nero ed il poro orstruito, accenderai la tv e ti fermerai su un qualche programma ilare, che ti farà tanto ridere.
Ma tu non potrai ridere.
Credi tanto di essere libera di esprimerti, di poter dare sfogo alla tua risata, credi di essere libera, donna. Credi che la tua espressione sia così:


 ...e invece non ti stai rendendo conto del fatto che da ora in poi nel dizionario, vicino alla voce ENIGMATICO, non troveremo più il volto della MonnaLisa, ma una tua foto in tale gaudioso momento.


"PO PO PO POKER FACE, PO PO POKER FACE, MO MO MO MO" cit. Lady Gaga.

....ma almeno, alla fine, il tuo bel visin sarà lissio come il sedere di un bambino (spero non altrettanto simile sul versante dell'odore...ma in fondo di facce da culo ce ne sono tante al mondo), la tua pelle sarà felice e tu, altrettanto contenta, ti presenterai dal tuo ragazzo, nella speranza che lui ti dica "Amore, quanto sei figa stasera, hai una pelle così liscia e morbida!" e invece lui non noterà assolutamente niente, al massimo lancerà un rutto in segno di affetto e alla tua domanda "Ma, tesoro...non noti niente?" lui, impanicato da una domanda che non riesce a capire se sia normale, retorica o a trabochetto, non sa se risponderti con un "Nel dubbio Ti Amo" o con un "Qualasiasi cosa sia ricordati che per me hai sempre e comunque due tet...due occhi bellissimi", perciò alla fine opta per una via di mezzo e se n'esce con un "....Ma...ti sei tagliata i capelli! Ti stanno benissimo così amore!"

....ed è da tre mesi che non vai dal parrucchiere.
Beata mascolinità.

Gloria

PS: Amore NON sto facendo riferimento a te ;)

lunedì 5 novembre 2012

IF THE EARTH WAS A SINGLE STATE, ISTANBUL WOULD BE ITS CAPITAL - N. Bonaparte


« Ho trascorso la mia vita ad Istanbul, sulla riva europea, 
nelle case che si affacciavano sull'altra riva, l'Asia. 
Stare vicino all'acqua, guardando la riva di fronte, l'altro continente, 
mi ricordava sempre il mio posto nel mondo, ed era un bene. 
E poi, un giorno, è stato costruito un ponte che collegava le due rive del Bosforo.
 Quando sono salito sul ponte e ho guardato il panorama, 
ho capito che era ancora meglio,
ancora più bello di vedere le due rive assieme. 
Ho capito che il meglio era essere un ponte fra due rive. 
Rivolgersi alle due rive senza appartenere »

Orhan Pamuk - Istanbul (2003)



Già dall'inizio di questa estate avevo prenotato, insieme al mio ragazzo, un viaggio di 4 giorni verso Istanbul, per il ponte dei morti.
Io amo ogni singola cosa che viene da Est e, conseguentemente, adoro muovermi verso oriente ed entrare in contatto con tutto ciò che rientra sotto questa "etichetta".
L'oriente è quello estremo del Giappone e della Cina, ma è anche l'oriente meridionale del Sud-Est asiatico e dell'India e quello settentrionale della Mongolia;
L'oriente è anche l'immensità della Russia e l'insieme delle sue ex-ragioni satellite che da poco hanno raggiunto uno status d'indipendenza;
L'oriente è europeo, nella zona dei Balcani, della Lituania, Lettonia, Estonia, Bielorussia e del Mar Nero;
Poi c'è il medio-oriente, quello delle regioni arabe.
E Istanbul?
Istanbul è un oriente occidentale. O un occidente orientale, chi lo sa...dipende dai punti di vista.
E' la città sul Bosforo, la città che sorge sul confine tra il continente europeo e quello asiatico.
E' la terra di mezzo.
E' un vero e proprio meltin'pot, motivo per cui questa città mi ha da sempre affascinato così profondamente.



Purtroppo a volte mi faccio influenzare un pò troppo dalle aspettative che maturo verso un luogo che bramo, perciò, raggiunto fisicamente il mio obiettivo, spesso il primo impatto è negativo.
Ma in fondo sono lenta in tutto: sono lenta nel fare qualsiasi tipo di attività, sono lenta nel capire le cose, sono lenta nel farmi conoscere e nel conoscere gli altri, sono lenta nell'apprezzare le cose, sono lenta nell'amare.
E' raro che qualcosa scoppi in me improvvisamente ed in modo incontrollabile; piuttosto, covo e nutro i sentimenti e le emozioni con cura, dedizione e lentamente, perchè sento inconsciamente che solo così potrà uscirne fuori qualcosa di forte e resistente; qualcosa che sia veramente e perennemente intenso, e non la passione di un momento.
Spero che sorvolerete sulla parentesi poco poetica che segue, ma, in fondo, da noi si dice che "ciò che parte a razzo poi finisce a cazzo".



Conseguentemente, solo dopo 2 giorni nel bel mezzo dell'ex Costantinopoli bizantina sono riuscita a coglierne l'atmosfera. E' nata lentamente, delicatamente, dentro di me quella sensazione di condivisione con la città.
Precisamente, solo sul traghetto sul quale mi trovavo per attraversare il Bosforo, l'ultimo giorno, mi sono resa conto di dov'ero, di quanto era bella Istanbul, così ricca di volti, di esperienze, di suoni, di odori, di luoghi tanto diversi gli uni dagli altri.
Passi da una sponda all'altra della città, dalla sponda europea alla sponda asiatica, e ti sembra di aver viaggiato chilometri e chilometri, secoli e secoli.
Ti trovi circondato da moschee, arte e monumenti, dal caos dei Bazaar, dagli schiamazzi e le urla dei venditori, dall'odore del tè turco, delle spezie e della carne di agnello nella Istanbul antica; prendi il traghetto, arrivi a Galata e Beyoglu, nella parte asiatica, e ti sembra, invece, di essere tornato nell'Europa dalla quale vieni. Le facce sono completamente diverse, i vestiti, la strada, i rumori, l'ordine, gli approcci sono differenti.







E poi c'è la luce del tramonto sul Bosforo, che illumina e valorizza indistintamente ed ugualmente le due parti della città.
Ti trovi lì, nel bel mezzo di due continenti, guardi il calore dei raggi del sole che ormai fa capolino dall'orizzonte, che irradia con la sua luce, contemporaneamente, Europa ed Asia e ti rendi conto che sei in un calderone di culture. Ti rendi conto che nonostante l'apparente diversità interna, Istanbul è un unico insieme.
Ti rendi conto che ognuno di noi dovrebbe sentire sempre dentro di sè lo stesso sentimento che si prova in mezzo alle sponde di quei due continenti, diverse fra loro ma appartenenti ad un tutt'uno chiamato Istanbul, dove la diversità è talmente lampante da essere normalità ... tanto che il termine "diverso" finisce per perdere di significato.



Gloria