domenica 28 ottobre 2012

L'IMPERFEZIONE

Mi pare assolutamente scontato confermare la concezione secondo la quale la vita sia imperfetta.
O meglio...se la si sapesse (e la si potesse) prendere nella maniera giusta, la vita è perfetta nella sua imperfezione.

Credo che il discorso sia un pò complicato, proprio per il confine così labile che si trova a dividere i concetti di perfetto ed imperfetto.

Possiamno dire che un triangolo è perfetto se le sue parti sono proporzionate, che è imperfetto se i lati sono diversi; possiamo dire che un cerchio è perfetto, che un ovoide non lo è.
La perfezione è geometria, è calcolo, è questione di proporzioni.

Ma allora come facciamo a trovare la perfezione nella vita di ogni giorno?

La vita non è calcolo, perchè la vita non è guidata nè analizzabile da una scienza esatta.
D'altro canto, cerchiamo di vivere la vita al meglio e di evitarne le eventuali negatività, per fare in modo che la nostra vita sia PERFETTA.

Il paradosso, invece, sta nel fatto che più cerchiamo di rendere perfetta la nostra vita, più la avvertiamo come imperfetta.

Il problema è che cercando la perfezione cogliamo di più l'imperfezione, laddove, in realtà, nella vita le due cose non esistano.
In sintesi, la dicotomia perfetto-imperfetto esiste perchè noi la creiamo, cercandola.

Posso sicuramente ricevere delle critiche a riguardo, con frasi del genere "Vai a dare questa spiegazione ad un bambino del terzo mondo" o "Prova a fare questo ragionamento ad un malato terminale di leucemia".

Sicuramente, su di una scala d'insofferenza, la posizione di alcune persone è peggiore di altri; non voglio passare per perbenista, mi rendo conto che la loro vita è decisamente considerabile "imperfetta".
Quindi, vorrei relativizzare il discorso a quelle situazioni che, in realtà, sono sostenibili.
E, detto fra noi, un malato terminale di leucemia ed un bambino del terzo mondo maturano una consapevolezza della loro situazione che permette loro di vedere una bellezza, nella vita, che noi non riusciamo nemmeno a cogliere: la bellezza di un sorriso, di un pasto, del calore umano che, per noi, sono talmente scontati da non avere più la benche minimà importanza.
Per loro, quello che per noi è scontato, per loro è perfezione.

Alla fine, torno sempre su un semplice discorso: TUTTO è soggettivo.


Rimandando il discorso, come già detto, a delle situazioni non estreme, mi rivolgo a coloro che si lamentano spesso sulla difficoltà della loro vita.

CONCENTRATEVI.
La perfezione della vita è il saper gestire la sua imperfezione; l'errore è idealizzare l'esistenza.
Un pò di realismo ed un pizzico di flessibilità, unite ad una sapiente conoscenza di ciò che è coerente con la nostra essenza del momento e di cui abbiamo bisogno, ci permette di vivere serenamente.

WABI-SABI, dicono i giapponesi.

E tanto per rimanere in tema orientale, cito Memorie di una Geisha (scritto da un americano, ma per molti versi ci ho colto molto dell'essenza giapponese...seppur svelare i segreti di un mondo misterioso sia un gran brutto colpo basso, dal mio punto di vista):


"Mia madre diceva sempre che aveva sposato mio padre perchè, se in lei c'era una preponderanza d'acqua, nella personalità di lui c'era un'eccessiva presenza di legno [...] 
L'acqua si sposta rapidamente da un punto all'altro e trova sempre una crepa da cui filtrare; il legno, invece, fa presa nella terra". ( P.16, II paragrafo)

Concezione poi ripresa e rivisitata diversamente, nel film tratto dal libro stesso:



"Mia madre diceva sempre che mia sorella Satsu era come il legno: radicata nel terreno come un albero Sakura. 
Ma a me diceva che ero come l'acqua: l'acqua si scava la strada anche attraverso la pietra e quando è intrappolata, l'acqua si crea un nuovo varco".




L'acqua sa che la perfezione non esiste ma cerca comunque di andare oltre l'eventuale imperfezione, non considerandola nella sua denotazione negativa.

Bisognerebbe, allora, vivere la vita muovendosi in essa fluidi come l'acqua.
Accettare le imperfezioni della vita, ma non passivamente; ovvero, accettarne la presenza, ma agire, tramutarsi, modellarsi per superarle.
Tutto ciò che è fisso non è stabile, come si pensa.
Gli edifici prepotentemente fissati al suolo crollano con un terremoto come castelli di sabbia; gli edifici posti su fondamenta flessibili, invece, ballano, si muovono, barcollano ma non crollano.


Gloria

giovedì 25 ottobre 2012

OVAIE CHE ODIANO IL MONDO.





E' dalla giornata di ieri (tra l'altro, ieri era il mio compleanno) che avverto dei prematuri sintomi da sindrome pre-mestruale.
Spero che qualche essere umano di sesso maschile non creda davvero al ritratto gentilmente offertoci dalle pubblicità Lines Seta Ultra; indebite immagini di donne che durante il ciclo sono capaci di fare casting, ruote,  fisiologicamente dotate di luminosi sorrisi a 567 denti e, last but not for least, così indecentemente ordinate, senza un capello fuori posto e senza una esplosione di brufoli e pelle non grassa ma obesa anche al di fuori dei confini della purtroppo ben nota zona T.

E soprattutto, capaci di non lanciare insulti come gli scozzesi lanciano i fusti degli alberi e di non ripassare tutto il rosario, in perfetto (Op op op op) Camionista Style.
Cari uomini...sindrome mestruale, questa sconosciuta.

Bando alle ciance, oggi mi dedicherò ad esprimere le mie emozioni e, ispirata dalle mie due ovaie in fermento nonchè leggiadre muse ispiratrici, mi dedicherò ad elencare tutto ciò che io profondamente ODIO.
Perdonatemi, è una cosa terapeutica per me.
Come lo shopping devastante, come la cioccolata, come la scatola di gelato ipercalorico con panna di fronte ad una maratona di film strappalacrime, come andare in palestra e massacrare il sacco da boxe, terrorizzando tutto l'edificio se non tutta la provincia con calci ed urla in perfetto stile Xena - La principessa guerriera che andava in giro con armi di distruzione di massa quali anelli rotanti, tette enormi, arti marziali puntualmente spacca culi e che, soprattutto, si trombava gli dei dell'Olimpo.
Ecco io utilizzo il mezzo della scrittura telematica.

E allora...le mie ovaie ed i miei ormoni oggi mi ricordano che:

Odio i posti dove ci stanno troppe persone perchè purtroppo in mezzo alla folla i cretini diventano ancora più cretini e le persone che a prima vista possono sembrare normali si dimostrano, poi, idioti latenti che si palesano all'improvviso perchè si sentono a casa, circondati da altri cretini.

Odio chi urla al ristorante, al bar o in qualunque luogo pubblico raccontando i cazzi propri, assolutamente di indubbio interesse socio-culturale, a voce alta (ed alta è un simpatico e diplomatico eufemismo) per poi concludere con "...e comunque io, ccczzzioè, non sopporto chi si fa i cazzi miei! Ricordatevi sèmpre chè chi si fa i cazzi propri campa cent'anni", il che, a questo punto, mi fa pensare ad una minaccia verso coloro che, PER FORZA DI COSE, si sono dovuti sorbire i suoi resoconti di vita vissuta sulla cugina che è andata a letto col marito della sua migliore amica e che, allora, si è vendicata andando, a sua volta, col marito della cugina.
E l'oratrice, poverina, non sapeva che fare, forse perchè lei se l'era fatta con tutti e 4, ma nonostante tutto non l'avevano invitata in cotanta ammucchiata orgiastica comprensiva di fauna, flora (ma non degli dei dell'Olimpo).

Odio con tutta me stessa i "tesoro, sole, cuore, amore, batticuore, sarèmo amiche ppè sèmbre" proferiti dopo 2 ore di conoscenza.
E odio in maniera possibilmente più intensa chi ti spadella in faccia i fatti propri non tralasciando nessun minimo particolare ed ovviamente non sputando neanche tra un punto e virgola e l'altro, dopo solamente la prima ora di chiacchiere, senza che nessuno abbia mostrato il benchè minimo interesse sulle amarezze del soggetto in questione. Amarezze che, comunque, in base a quanto raccontato, durano costantemente dai primi faticosissimi spintoni (che ovviamente il soggetto ricorderà e ti racconterà per filo e per segno) per uscire dalla vagina della madre e che questa persona interpreterà personalmente come il primo presagio divino di disagio fra lui/lei e la genitrice in questione.
Questo, lasciatevelo dire, non vuol dire che la strega della bella addormentata del bosco non era stata invitata al vostro battesimo e quindi, incazzata come una vipera del Madagascar, vi aveva lanciato una maledizione imperitura; al contrario, questo vuol dire che siete dei maledetti lamentosi rompicoglioni testa di cazzo che chiederebbero un decreto legge d'emergenza da parte del governo anche se vi venissero i geloni alle dita dei piedi. CAMPATE, PORCALAMISERIA, FATEVI UNA VITA. SNAP OUT OF IT.
Ed ovviamente NO, non ne uscirete mai, perchè vi piace da morire farvi compatire, adorate avere il vostro entourage di orecchie ascoltanti; ma l'importante, per voi, è che le persone siano solo orecchie, sia chiaro! Perchè se tante volte la relazione volesse essere reciproca e si cercasse un riscontro parlando, di quando in quando, di qualcuno che non sia voi, facciamo prima a chiedere a Ruby Rubacuori di richiudere i propri pertugi intimi e a Giuseppe, marito della vergine Maria, di ammettere che ha messo su una religione per non passare da cornuto in paese.

Odio il gorgonzola, le noci e le castagne.
Odio le spine dei pesci e, conseguentemente, odio le ossicina che si trovano nella carne di coniglio e di piccione.
Odio i ritardi.
Ed anche i ritardati. Non quelli ritardati nel senso medico del termine, sia chiaro: odio i ritardati sociali, nel senso denotato. Quelli che io additerei col sempre verde e pass partout insulto: SIETE DEI SEMPLICI.
Odio le sfighe quando si succedono una dopo l'altra. Voglio dire, porcaeva, date un pò di respiro a questi poveri esseri umani. Va bene, la vita non può essere tutta rosa e fiori, ma almeno un lasso di tempo di 4/5 mesi fra uno sclero e l'altro non sarebbe un accordo interessante? Pure la sfiga dovrà prendersi le ferie prima o poi....o anche un vitalizio per la pensione, va bene, qualsiasi cosa. Sei soffocante sfiga, sei la tipica donna che nessun uomo vorrebbe.
Non sai quanto è popolare il detto "in amore vince chi fugge"? Fatti desiderare, prenditi del tempo per ragionare su te stessa. E Che Cazzo Sfiga, fatti un'analisi di coscienza.

Odio quando mi dimentico le cose e le parole. E succede ogni singolo giorno, continuamente, perchè ho la memoria di un'ameba in coma.

Odio la puzza della benzina ed ultimamente anche il suo costo.
Odio i ragazzini che si sentono "comunisti" in quanto opposti ai "fascisti" e che si sentono "no global" ma solo per far finta di essere ribelli. Perchè poi vanno in giro con IPod, IPad, Mac e IPhone. ...e chiamano con l'addebito.
Odio chi cita Nietzsche impunemente, ma questo lo avevo detto qualche post fa.

Odio le istituzioni di dio. E dio lo scrivo volutamente con la lettere piccola, prima che qualcuno abbia da ridire ed abbia allora modo di aggiungersi alla lista di cose che odio.

Odio, infatti, chi guarda alla forma e non al contenuto, in generale. In questo caso, parlo del linguaggio. Non sopporto che mi si dica come devo parlare, perchè per me l'importante è veicolare un significato. La comunicazione è a due, io forse posso non curare la struttura superficiale ma se tu non capisci cosa intendo allora anche tu non hai cura delle tue capacità di interpretazione.
Allora sei tu l'essere fallace. Ed odioso.

Odio chi mi tappa la bocca e le ali.
Odio i populisti, perchè odio chi ha bisogno di opinioni, amori ed odi condivisi per appoggiare il proprio discorso. E' una delle cose che odio della retorica e che la rende così contemporanea: il fatto che per far aderire all'idea bisogna muovere delle emozioni allargate. Pietà, rabbia o amore che sia.
Il che è ipocrita. Ed è una cosa che odio.
Se ho un'opinione contrastante con quella generale la dico comunque, porcatroia.
Non mi serve l'appoggio popolare, non mi serve l'incitamento, la tifoseria, le cheerleader indiavolate ed uno travestito da animale che mi faccia da mascotte impedita. Ho gambe ed idee solide, se ho qualcosa da dire mi reggo su di esse.

Odio "that akward moment" quando piove all'improvviso ed i piedi mi si bagnano, perchè odio anche più terribilmente la pelle delle mani che si cura quando è umida. Mi sento come se camminassi su due cestini di prugne secche, anche se per lo meno le prugne secche sono diuretiche.

Odio quando posso dormire fino a pomeriggio inoltrato ed invece, puntualmente:

- mamma fa le pulizie di primavera anche se siamo in pieno inverno in mezzo ad una nevicata che manco Narnia e le Svalbard messe insieme ne hanno mai vista una.
E lei apre le finestre. APRE LE FINESTRE, LEI E QUELLA SUA MALEDETTA SINDROME DEL COLOSSEO. Ci stanno - 45 gradi e lei apre le finestre "perchè bisogna far circolare l'aria". E a me invece circolano i maroni;
- gli operai che non lavorano quando tu sei a lavoro, si mettono all'opera quando tu puoi riposare. Ed iniziano all'alba, insieme a tutta l'Africa che si risveglia per vedere Rafiki che benedice Simba, insieme alla gazzella che ogni mattina si sveglia per correre più veloce del leone, insieme alla fottutissima odiosa famiglia della Mulino Bianco ed insieme ai bambini sotto casa che riscoprono la loro anima da calciatori brasiliani alle 7 del mattino, pallonando contro il muro di casa. E cosa gli vuoi dire alla gente che lavora? Di cosa ti puoi lamentare? Di nulla, perchè neanche loro sono choosy e stanno lavorando, grazie a dio! Però...questo non li giustifica a scatarrare come dei lama con un raro caso di broncopolmonite fulminante, a parlare fra loro in un dialetto che, più che dialetto, mi pare quasi swahili, e con un tono che rimanda al verso dello Yak nel bel mezzo del periodo dell'accoppiamento.
- il cane mi viene a svegliare leccandomi la faccia con la stessa lingua con cui si è leccata i genitali 5 minuti prima. Un'alitata di freschezza alle 7 della mattina.

Non odio chi sa di essere migliore di altri ma odio con tutta me stessa chi non perde occasione per farlo notare.
E odio tremendamente chi capisce fischi per fiaschi, dando fischi come verità assoluta e costruendovi sopra il mondo dei fischi foschi che leggono foscolo a frascati. Perchè a questi soggetti basta un qualsiasi piccolo appiglio, qualsiasi piccola mezza verità per dar vita ad un universo parallelo che segue una logica che è tale solo per loro. Ma che è comunque l'unica verità INDISCUTIBILE, per loro.

Odio le femmine idiote. Odio quelle che fanno le donne vissute ed autonome ma che hanno sempre e comunque bisogno di appoggio.
Odio quelle che mettono la bocca d'appertutto. E non intendo solo sui peni, bensè quelle che devono sempre avere da dire su qualcosa e che non mancano mai nell'inglorioso compito di informare il mondo sulle loro opinioni non richieste e fondate sul nulla.
Ma odio anche quelle che oltre a mettere la bocca ovunque mettono anche la bocca a papera (e l'ho fatto anche io. Guardando le foto mi passerei la cera calda della ceretta sugli occhi per punirmi) e che si fanno 56305miliardi di scatti IDENTICI, possibilmente con un pò di pocce, coscie e brioscie in bella mostra, per poi caricarle sui Social Network per ricevere altrettanti Mi Piace e Commenti su "Come sei bona" "Sembri un angelo caduto dal cielo, com'è vestita quando entra al sassofono blu" "Mi ti farei in ogni posto, in ogni luogo in ogni lago" "Vorrei leggere con te un testo di letteratura classica, un pò mistico e misterioso, che si intitola Kamasutra" e così via. Odio intensamente certi uomini indemoniati e soprattutto con scarse capacità di corteggiamento ed odio in maniera uguale coloro che hanno caricato le foto e rispondono ai commenti con un:
"Oddi cioè ma come ti viene in mente, brutto porco! Non faccio sesso nei laghi e comunque non vorrò mai avere a che fare con te, oddeo! Che commenti infelici che fate, io non sono vuota come pensate! Vedete quant'è galante il ragazzo dell'altro commento! Io amo la lettura, leggo tantissimo! Fabio Volo, Moccia, Tuailait, Eclipsssss, Brekin Dò....però mi sa che il Kamasutra lo abbiamo studiato a scuola l'altro semestre!...E' di Oscar Wilde vero? Cioè io amo la letteratura del '400!"

...per oggi credo di aver odiato abbastanza. Prometto che tornerò normale nel giro di pochi giorni, abbiate modo di aspettare che si compia in me l'omicidio genitale e torno da voi simil sana come prima.

Gloria

lunedì 22 ottobre 2012

"L'EDUCAZIONE è IL PANE DELL'ANIMA" - GIUSEPPE MAZZINI

L'autista di una macchina che sfreccia pericolosamente dritto per la strada invece di fermarsi e fare in modo di far attraversare ad una persona le strisce pedonali;
Mozziconi di sigarette e pezzi di carta lasciati in ogni dove;
Edifici storici imbrattati di scritte inutili e sicuramente di dubbio valore artistico;
Schiamazzi ed urla notturne...anzi, schiamazzi ed urla fastidiose che prescindono dall'ora;
Un pedone che passeggia sulla pista ciclabile invece che sul marciapiede;
Espletare le proprie funzioni fisiologiche contro le altrui abitazioni, e così via.
Potrei andare avanti all'infinito nell'elencare quelli che possiamo considerare come fenomeni di pura inciviltà da parte di cittadini di una certa comunità.

L'inciviltà è un tipo particolare di espressione del ben più grande concetto di maleducazione.
Il termine maleducazione indica una generale mancanza di rispetto, mentre possiamo parlare di inciviltà nel momento in cui questa mancanza di rispetto si rivolge verso i diritti ed i doveri dell'altro,verso il mantenimento di una cordiale convivenza civile.
Perchè sto parlando e ragionando sulla maleducazione e sull'inciviltà?
Ci arrivo tra un attimo.

Io lavoro come cameriera in un ristorante che sta aperto a pranzo e a cena.
Ieri sera la sala era ormai vuota ma, verso le dieci e mezza, arriva un signore, insieme ad una signora ed un ragazzo; ovviamente li faccio sistemare e domando sull'ordine.
Ma andiamo per gradi.




Innanzitutto entrare in un locale urlando ed emettendo suoni alla stregua di un tubo di scarico intasato penso sia già, non tanto per un cliente quanto per un essere umano, uno sbagliatissimo modo di porsi.
Costui, che chiameremo Franco Califano (sia per l'aspetto estetico che per il modo di porsi), tra una chiacchiera e l'altra, ha offerto il proprio biglietto da visita al capo del ristorante.
Ma si può trovare interessante un biglietto da visita cartaceo se i biglietti da visita per eccellenza, intangibili ma fondamentali, ovvero la propria personalità e la propria educazione, sono fallaci?
Il biglietto da visita fornito da un soggetto che fin dal primo momento si pone negativamente è uno spreco di denaro per il soggetto stesso e carta inutile in più per chi lo riceve.
Provoca anche inquinamento ambientale. Con tutti i maleducati ed incivili che ci sono in giro, quanti alberi saranno stati abbattuti e quanta carta sarà andata sprecata nell'andare a stampare inutili biglietti da visita che faticosamente cercano di non far crollare definitivamente i ponti che malamente i loro referenti hanno costruito in maniera del tutto incompetente?
Chi mai terrebbe in considerazione un biglietto per visitare un luogo sporco, fastidioso e scadente?
Come se il gesto di allungare un pezzo di carta contenente alcune informazioni possa, di per sè, avere più valore delle informazioni che veicoliamo con i nostri gesti, le nostre parole ed il nostro modo di fare.

Andando avanti, Franco Califano ha invitato al tavolo un cameriere ed il capo a bere con lui (e probabilmente, essendo il capo semi-astemio, anche forzandolo a bere...altro gesto di profonda maleducazione), monopolizzando la loro attenzione e le loro attività su di lui.
Sulle sue chiacchiere, sui suoi turpiloqui.
Sui suoi viaggi mentali verso i suoi tempi.
Sulle sue critiche verso ogni singolo vino presente sulla carta.
Sui suoi salti sgraziati e privi di logica da un argomento all'altro.
Un monologo iniziato alle 22.30 e non ancora concluso a mezzanotte, momento nel quale io ho staccato, lasciando i miei colleghi naufraghi in quel mare burrascoso di parole e racconti inutili, di poco interesse, proferiti solo, probabilmente, per crearsi un momento di gloria su di un palcoscenicoche si reggeva esclusivamente grazie al vino rosso, alla stanchezza e all'educazione del personale.


La maleducazione, invece, sta nel portare avanti una conversazione singolarmente, quando normalmente si svolge almeno con il contributo di due parti. Si dimostra, così, il bassissimo interesse che si sente verso gli altri e la troppa considerazione per la propria persona.
La maleducazione sta nel sentirsi liberi di agire come si vuole solo perchè "il cliente ha sempre ragione" e nella consapevolezza che un imprenditore ha bisogno di creare e mantenere buoni contatti con la clientela. Tradotto in parole semplici, sentirsi liberi di agire come si desidera perchè spinti dalla sicurezza del non essere rifiutati malamente.
Penso che, in fondo, questo sia un particolare esempio di abuso di potere. Un abuso di potere non ufficiale ma ugualmente ed altrettanto irritante.
La maleducazione sta nel notare che il personale sta mettendo a posto e pulendo il locale in vista dell'orario di chiusura e, nonostante tutto, continuare prepotenemente il proprio siparietto personale;
La maleducazione sta nel vedere un uomo distrutto dalla stanchezza della giornata lavorativa e, comunque, perseverare in quel flusso di inutilità, fregandosene della situazione altrui.

E, sì, il tutto è stato anche un gran segno di inciviltà.
Sei incivile se non dimostri attenzione per i principi di una civile convivenza.
Sei incivile se vedi dei lavoratori stanchi, assonnati e se continui a trattenerli a te fino a tarda notte sapendo che, comunque, il giorno dopo lavoreranno e, dunque, sapendo che il loro servizio potrebbe essere meno efficiente verso il resto della comunità, per il poco sonno e la minore lucidità.
In fondo a Franco Califano, che in quel momento era in vacanza e che, soprattutto, in quel preciso frangente aveva modo di dare spettacolo e di rendere partecipe dei suoi racconti di vita qualche povero malcapitato, cosa gliene poteva importare?

E' questione di egoismo; di egocentrismo; di prepotenza; di disinteresse.
E' un problema di maleducazione ed inciviltà.

Molti affermano che un comportamento educato sarebbe, in realtà, ipocrita, perchè nasconderebbe i reali pensieri di una persona.
Sono d'accordo sul fatto che la sincerità sia una qualità stupenda e che vivere sinceramente permetta anche di portare avanti una vita serena perchè priva di preoccupazioni, problemi e pensieri.
Comunque, anche la sincerità può essere accompagnata da una profonda educazione.
In fondo, la sincerità stessa non è sintomo del rispetto che si prova verso qualcuno? "Ti rispetto, perciò credo che tu debba sapere la verità di ciò che sto pensando". Contemporaneamente, purtroppo, si collega l'immagine della trasparenza dei propri pensieri ad una loro espressione aggressiva.
Non è così.
Aggredire e schernire è un modo per apparire forti e cercare consensi. E', come dire...una scelta di marketing per pubblicizzarsi, per rendere le persone fedeli e consenzienti intorno alla propria posizione muovendo le loro emozioni.
E' questione di porre l'accento sul pathos. E' retorica, e la retorica è anche marketing.
L'educazione, invece, è più sottile. Nel mondo di oggi il pathos è importante, ma dovrebbe essere più chiara la necessità di unirlo al mondo dell'ethos.
L'educazione è reale e sincera perchè, al contrario di quanto molti pensano, non nasconde assolutamente nulla.
Non abbiamo solo le parole a nostra dispozione; per veicolare significati possiamo usare lo sguardo, le posizioni del corpo e delle mani, le implicature e le inferenze di un discorso.
Perciò, anche esprimendo un concetto nella maniera più educata possibile, nulla è oscuro e l'interlocutore capirà perfettamente ciò che vogliamo dire.
Abbiamo modo di dire tutto ciò che vogliamo rispettando l'altra parte, ma aggredire ed essere maleducati è una scelta tanto facile.


Gloria

giovedì 18 ottobre 2012

IL PARADOSSO DEL VERDE: COLORE DEI SOLDI E DELLA SPERANZA




LITTLE MAN
by LITTLE DRAGON

You grew high
Taller than the middle class
Boy cash run in your pockets
You skate high
Gold on your fingertips
They try to make people nervous of
Something missing in your smile
Something missing in your soul
Are you suffering the blues
Tell me why
Tell me when
Tell me why when yeah
Green dollar bills slip your hand Little Man
Anything you want come instantly
Boy when a plan slip your hand Little Man
Anything you want come instantly
Castle house
Cars and the latest blues
No doubt got you feeling empty
Man your banks packed to the edge
And still you’re sad
Something missing in your smile
Something missing in your soul
Are you suffering the blues
Tell me why
When
Why
When
Green dollar bills slip your hand Little Man
Anything you want come instantly
Boy when a plan slip your hand Little Man
Anything you want come instantly

E' significativo notare come il gruppo svedese dei "Little Dragon" abbia cantato dell'uomo ricco definendolo LITTLE.

Cosa c'è da pensare sulla ricchezza? E' davvero generatrice di felicità?
Odio le frasi fatte che, puntualmente, sono sempre troppe generiche ed arrivano in aiuto nel momento in cui non si ha una reale opinione su ciò di cui si sta parlando. 
Espressioni come "I soldi non fanno la felicità"  danno solo un'amara consolazione a quelli che di soldi purtroppo non ne hanno. Proviamo ad essere oggettivi: la povertà non rende felici.
Eppure, all'estremo opposto, devo dire che alcuni studiosi hanno dimostrato, tramite ricerche empiriche, che una maggiore ricchezza non comporta un aumento di felicità. Anzi, tutto il contrario.
Allora, "I soldi non fanno la felicità" diviene un detto particolarmente coerente con l'essenza dell'uomo contemporaneo e con la società nella quale gran parte della popolazione mondiale vive.

Nel mondo in cui viviamo noi, i beni che ci vengono proposti sono tanti, troppi e, tra l'altro, vengono rinnovati costantemente. Lo stimolo della novità dura poco, laddove, di lì a poco, venga proposto subito un prodotto o un servizio nuovo e teoricamente migliore rispetto a prima.
Che poi sia effettivamente migliore o meno conta ben poco....l'importante è avere ciò che è nuovo.
Non vogliamo il beneficio effettivo di quel prodotto, ma vogliamo il nuovo e/o, eventualmente, lo status symbol che il possessodi quel bene ci conferisce.
Non siamo più i consumatori razionali che gli economisti studiavano secoli fa: non compriamo ciò che realmente ci serve o ciò che è necessario, compriamo ciò che ci dicono di comprare.
E neanche ce ne accorgiamo.
Il nostro comportamento di consumatori eccessivi non ci fa stare meglio, anzi, ci porta ad un'insoddisfazione perenne. L'essere umano razionale delle teorie economiche tradizionali, allora, abbandonerebbe questo comportamento; l'uomo odierno, invece, non compie questa scelta. Forse perchè non siamo più del tutto essere umani, quanto piuttosto automi decisamente lobotizzati.
Il personaggio di Tyler Durden di Fight Vlub è illuminante, nella sua maniera non proprio ortodossa e sicuramente poco elegante:

"La pubblicità ci fa inseguire le macchine e i vestiti, fare lavori che odiamo per comprare cazzate che non ci servono. Siamo i figli di mezzo della storia, non abbiamo né uno scopo né un posto. Non abbiamo la grande guerra né la grande depressione. La nostra grande guerra è quella spirituale, la nostra grande depressione è la nostra vita. Siamo cresciuti con la televisione che ci ha convinto che un giorno saremmo diventati miliardari, miti del cinema, rock stars. Ma non è così. E lentamente lo stiamo imparando. E ne abbiamo veramente le palle piene."

Nello specifico, a riguardo del benessere monetario...una maggiore ricchezza comporta una sola ed unica verità, ossia l'aumento della bramosia.
L'aumento del reddito crea un aumento delle proprie brame, dei propri desideri che fa passare in secondo piano l'aumento di ricchezza. Perciò non ce ne compiaciamo.
In un primo momento, più ricchezza equivale a più felicità momentanea, ma con l'andare del tempo, all'aumentare del benessere monetario non aumenta il benessere della persona.
I desideri sono troppi, perchè ci permettiamo di volere cose che prima non potevamo neanche sognare.
Si innesca, dunque, un processo di insoddisfazione imperitura che avrà freno solo con la perdita della causa di questo male, ovvero i soldi in eccesso.
Anche nella situazione estrema di un multimilionario, addirittura, credo che la ricchezza che gli permetterebbe di possedere tutto ciò che vuole, gli renda, in realtà, la vita estremamente noiosa e, soprattutto, priva di un reale valore.
Niente vale, se tu non lo sogni.
Può fare la speranza parte della tua vita, se nella tua vita hai tutto ciò che hai sperato?
Gioco del destino vuole che anche qui entri in gioco il celebre gioco della domanda e dell'offerta: se la domanda è scarsa e l'offerta è alta, allora i prodotti si abbassano di prezzo. 
Lo stesso ragionamento accompagna il procedimento mentale del miliardario: "Posso avere tutto, perciò l'offerta è infinita. I prezzi sono quelli che sono, ma il valore delle cose è irrisorio".
Persone così non possono che perdere anche un senno tale da fargli comprendere il valore delle persone e delle vite umane, ma quello è un altro discorso, ben più ampio.

Infine, l'errore che molti compiono è unire i concetti di felicità e materia.
La felicità è un processo. La felicità non è qualcosa da raggiungere e, soprattutto, non è qualcosa che puoi toccare nel momento in cui hai in mano qualcosa.
La felicità ha molti significati tra cui vivere bene, gioire delle piccole cose, stupirsi, amare.
Non è uno scopo, ma uno stile di vita. E' un modo di vivere.

Non sono una buonista.
So bene che senza denaro non si vive.
Ma come in ogni cosa, la condizione migliore sta nel mezzo.
Vivere con una somma che ti permetta di avere ciò che serve e che, di tanto in tanto, ti dia la possibilità di toglierti uno sfizio, crea l'equilibrio necessario per una vita serena. 
L'abilità, poi, di non essere succube della pubblicità, del marketing e anche delle tendenze della società, sta nelle capacità di ogni singolo soggetto.

E invece la maggior parte di noi rappresenta tanti Little Men, vuoti, persi in questa valle di stimoli nella quale, paradossalmente, vagano senza meta perchè non riescono a trovar pace.

Gloria

mercoledì 17 ottobre 2012

L'AMORE è UN'ALTRA COSA.


"Se l'amore è cieco, com'è possibile innamorarsi a prima vista?"

Entro, come ogni mattina, su Facebook, per conoscere le novità del giorno, per vedere quante stronzate sono state scritte e, per farmi 4 risate, quante scemenze deliranti hanno postato le mie amiche; ma stamane compare prepotentemente sulla bacheca principale questa frase, accompagnata dal Meme del Velociraptor pensante e filosofico.
E, ovviamente, FIGURIAMOCI se io possa ogni tanto smetterla di pormi quesiti.
La mia mente, clikkando sulla cartella del mio cervello relativa all'argomento, ha trovato circa 5654372810mila file da analizzare e, dunque, è partita immediatamente in un viaggio disperato all'interno di questo mondo così articolato, personale, cangiante ed introspettivo come l'AMORE.

Il ragionamento sulle capacità visive dell'amore basato sulle due frasi, non fa una grinza; ma dove la logica sembra regnare sovrana, io, maledettarompicoglioni, devo sempre e comunque cercare argomentazioni e motivazioni che smontino il pensiero matematicamente razionale e ricerchino significati più profondi.
In fondo la frase è pur sempre strutturata come una domanda, non come un'asserzione. 
Il punto interrogativo è il ponte fra la me nelle faccende quotidiane e la Gloria cogens.
Noi pensiamo sempre, è un dato di fatto: usiamo il pensiero per muoverci nella vita di ogni giorno. 
Il rappresentare, capire e conoscere sono cose che credo appartengano alla nostra vita in quanto esseri viventi che vivono delle esperienze quotidiane; è un'azione passiva che ci viene spontanea essendo esseri umani.
Però, essere e vivere in quanto pensatori attivi è qualcosa che va oltre.
La celebre frase di Cartesio "Cogito ergo sum" io la sostituirei, aggiungendo una premessa, come segue:

"Sum ergo cogito; 
cogens sum ergo vivo"

"Sono perciò penso;
sono pensante perciò vivo"

[Vorrei sottolineare che non ho mai studiato latino seriamente. Per la traduzione sono andata a senso! Se qualche dotto trovasse degli errori è pregato di correggermi! Nda]

Dopodichè, considerare questa vita bella o brutta e, dunque, degna o meno di essere vissuta, dipende dalla capacità di gestione dei propri pensieri.
....ovviamente per me le digressioni fuori tema sono un'arte del tutto spontanea.L'amore dovrebbe, in linea teorica, avere ben poco a che fare con il pensiero e molto a che vedere col cuore.
A proposito di vedere, si proferisce la frase "L'amore è cieco" nel momento in cui troviamo una coppia in cui uno dei due - o tutti e due - i suoi membri hanno, dal nostro punto di vista, evidenti mancanze fisiche, mentali o psicologiche; "Amore a prima vista" è invece una locuzione che usiamo per intende un amore improvviso, nato fin dal primissimo momento.

Ora...io non sono d'accordo con NESSUNA delle due frasi.

Innanzitutto: L'AMORE è CIECO? No.
Partiamo dal presupposto che AMARE - che non è da confondere nè con lo struggersi, nè con l'appassionarsi, nè col fissarsi, nè con l'autodistruggersi - è il risultato graduale di un'azione attiva.
Conosci una persona, sembra interessarti.
Ci esci insieme, ti diverte, ti stimola. Nasce un rapporto mentale.
E parallelamente, allora l'AMORE A PRIMA VISTA non è qualcosa di possibile; al massimo, non è la forma adatta per esprimere quello che generalmente avviene.
Possiamo parlare al massimo di CHIMICA A PRIMA VISTA, INTERESSE A PRIMA VISTA, ma l'amore è un processo di crescita costante, continuo, che si plasma col tempo, con dedizione e, sì, anche fatica.
Quella persona ti attrae fisicamente; ne nasce un rapporto fisico.
Continui a divertirti e a sentirti bene.
Presupposto fondamentale per la nascita dell'amore è SENTIRSI BENE, con sè stessi e, va da sè, anche con l'altro.
Passa il tempo ed inizi a sentire qualcosa dentro di te che sembra vagamente amore. Fino a questo momento le persone mostrano il meglio di sè, è naturale idealizzare e sentire di aver trovato la persona "perfetta".
Ad un certo punto, però, improvvisamente inizi a scoprire i difetti dell'altro, i suoi limiti, le sue debolezze.
E li vedi tutti perfettamente. L'amore non è cieco. Anche se fai finta di non vederli, dentro di te li hai memorizzati, questi lati teoricamente negativi.
QUESTO è il punto di svolta.
I difetti pesano meno dei pregi? Pensi di poterli sopportare?
I suoi limiti pensi di essere capace di affrontarli? Vuoi crescere insieme per farglieli superare e per fare in modo che l'altro aiuti a superare i tuoi?
Le sue debolezze....puoi aiutare a smussarle? Puoi essere un appoggio nei momenti di debolezza?
Puoi amare i suoi difetti, i suoi limiti e le sue debolezze?
Se sì, allora ami. 
E non lo fai passivamente: li vedi benissimo, i suoi difetti, i suoi limiti e le sue debolezze.
Ma hai deciso di amarli perchè sono parte dell'altro.
Non vedi un minestrone di caratteristiche che si confondono ed offuscano le une con le altre; vedi uno per uno i pregi ed i difetti che, sommati fra di loro, danno comunque una somma positiva.

Oggigiorno, allora, o cambiamo il significato dell'amore, oppure entriamo nell'ottica che l'amore è qualcosa che quest'epoca non merita.
Siamo ormai troppo abituati a consumare le cose, a sfruttarle fino all'ultimo, fino a che non siano più uilizzabili, per poi buttarle via; siamo portati a buttare via ciò che ci sembra inservibile e, allora, viene spontaneo lasciar perdere qualcosa di difficile come l'amore. 
Tutti lo cercano, lo bramano. Tutti si lamentano se non lo trovano; ma nessuno si impegna per mantenerlo. Allora mi chiedo, volete veramente l'amore? O volete solo l'emozione di qualche mese?
Volete qualcuno da amare o un cagnolino da compagnia? 
Volete qualcuno da amare o un accessorio che si abbini alle vostre esigenze sociali?
Volete qualcuno da amare o qualcuno che vi faccia annoiare di meno nel weekend?
Oggi non esistono più amore e rispetto per l'oggetto, figurati se possiamo essere capaci di dare amore e rispetto a qualcosa di tanto complesso come un essere umano.
Consumiamo gli oggetti e consumiamo gli esseri umani.

Gloria

sabato 13 ottobre 2012

INCUBO E SOGNO DI UN POMERIGGIO DI METà AUTUNNO




Ieri il mio sentimento nostalgico di epoche mai vissute è stato alimentato e del tutto soddisfatto.
Ieri, alle 16 del pomeriggio, è andata via l'elettricità nel mio angolo di campagna.
Niente Tv, niente connessione wireless, niente computer, niente di niente.
Ed ho viaggiato mentalmente verso il passato.

Lì per lì, nel bel mezzo del pomeriggio, vivere senza elettricità diventa non tanto una prova di resistenza ma una sfida contro te stessa.
"Come posso svagarmi? Cosa posso fare? Come posso trascorrere il mio tempo?"
Abituati come siamo ad essere circondati da distrazioni, rumori, luci e suoni di ogni genere, il silenzio degli elettrodomestici fermi e l'inutilità di ciò che la tecnologia ci potrebbe offrire ci stordiscono.
Ma la prendiamo a ridere.
Ci svaghiamo, usciamo di casa, passeggiamo e cerchiamo di gonfiare il nostro Io come un tacchino per il Giorno del Ringraziamento, pensando "Ma, poi...in fondo come si vive bene senza elettricità. Hanno vissuto tanto bene in questa maniera fino ad un centinaio di anni fa! Nonv oglio essere schiavo della tecnologia!".
Scopri che il tempo libero è fatto anche di passeggiate all'aria aperta; di una corsa insieme al tuo cane; di una lettura di un buon libro che avevi lasciato ad impolverare sui mobili. O cogli l'occasione anche solo per concederti una sana dormita.
Riscopri la genuinità del tempo che trascorre lento e la bellezza delle ore trascorse distanti da un monitor.

Poi le ore passano. Ed io sono uscita per fare commissioni, per poi riavviarmi verso casa alle 8.
Ora è autunno ora, le giornate si accorciano; alle 8 è già buio pesto.
....ed io un buio così pesto davvero non lo avevo mai visto intorno a casa.
Ed ovviamente, manco a farlo apposta, la mia fobia maggior è il buio.
Non riesco a muovermi senza la luce, come in fondo è giusto che sia; non vedo dove vado, quindi non posso muovermi. La mia questione problematica, però, va ben oltre: io al buio non mi muovo per il semplice fatto che sono terrorizzata, perciò i miei muscoli si bloccano. Sono un fascio di nervi in tensione che si accompagnano ad un totale black-out nel cervello.
Al buio esterno corrisponde all'oscurità nella mia testa.

Le paure, però, vanno superate.
Dovevo trovare qualcosa a cui appigliarmi per individuare il bello di quella situazione.
Perciò, davanti casa mia, giravolo sguardo nel buio davanti a me, e non trovavo luce; alla mia destra, alla mia sinistrra, e non trovavo luce; in basso ero sicura che non avrei trovato luce.
Allora, come ultima istanza, ho alzato gli occhi al cielo, ed è stato stupendo.
La luce di solito rappresenta ciò che ci aiuta a vedere le cose, ad osservarle meglio, in maniera effettiva o anche solo metaforica; la luce, che ci illumina la via, che ci permette di vedere i colori, che ci mostra il mondo, che irradia di luce la nostra mente.
Eppure, la luce del mondo è invidiosa di tutto ciò che splende in alto; la luce ci nasconde uno spettacolo così magnifico come il cielo interamente stellato.
Per una volta, allora, più che alzare gli occhi al cielo, posso dire di aver alzato gli occhi alle stelle; e non ho mai invidiato così tanto chi viveva nei secoli andati, che seppur circondati dai pericoli che si celano nel buio, avevano modo di ammirare uno "show", un "reality" che la Tv non saprà mai offrirci.


Le paure vanno affrontate.
La mancanza di elettricità mi offre la possibilità di sentirmi come una donna di fine '800.
Prendo le candele che ho dentro casa e cucino a lume di candela; mangio a lume di candela.
E infine leggo a lume di candela.
Come posso spiegarvi...il fascino che le pagine di un libro assumono quando non si legge grazie alla luce di una lampadina o di un neon, ma grazie alla luce che scaturisce da un fuoco.
Quel bagliore giallo ed arancio...quella fiamma che si muove ed arde nervosa.
La singola azione della lettura diventa per me più avvincente e la mente pare esser epiù illuminata e recettiva alla luce di una candela

Lo so, sono una nostalgica dell'immagine che ho del passato. Sono una simil decadente.
Ma in fondo apprezzo le scoperte dell'uomo. Senza elettricità come avrei potuto condividere questo momento di altri tempi col villaggio globale? :)

Gloria

lunedì 8 ottobre 2012

I'M NIETZSCHE, BIETZSCHE!


Non so se vi avevo mai accennato di quanto io sia tremendamente attratta da Friedrich W. Nietzsche.
Lui è il mio centro di gravità permanente ed io sono il Franco Battiato che gli canta intorno.

Tempo fa, probabilmente dopo un esame della sessione estiva, vagavo per casa come un'anima in pena alla ricerca di un libro che me la rinfrescasse un pò, quest'anima.
Mi ero resa conto, incontrando le signorine moleste delle librerie che cercano di farti qualche strano abbonamento a libri della stessa profondità di una pozzanghera, che alla domanda "Heeeey Fcufa fcufa fcufa! Qual'è l'ultimo libro che hai letto??" oltre a pronunciare parole random no sense per allontanarle, tramite il sempre verde "Se non puoi convincerli, confondili", interiormente davo a me stessa un'amara risposta:
"...I TESTI UNIVERSITARI".
E, andando più indietro nel tempo (e questa dovrà essere per voi come una quarta rivelazione di Fatima da non rivelare neanche sotto torture cinesi):
"...TWILIGHT di STEPHANIE MEYER"
Attimi toccanti, dunque, fatti di fughe da venditrici moleste e nostalgiche reminescenze di quando leggevo per piacere, e non per passare gli esami all'università.
Non che io abbia niente in particolare contro i libri dell'università...in fondo servono al loro scopo. Ed alcuni, lo ammetto, sono stati interessanti, stimolanti, rivelatori; ma ovviamente non li avrei mai e poi mai considerati se i loro titoli non fossero comparsi sul programma di alcune materie del mio corso.

E allora, girovagavo per casa alla ricerca di un libro che mi convincesse.
Mia madre, mia nonna, mia sorella sono tutte lettrici assidue, perciò ero sicura che cercando tra i mobili e le librerie di casa avrei trovato qualcosa...ma si palesavano tutti autori abbastanza contemporanei.
Io cercavo emozioni di altri tempi, ragionamenti vecchi di secoli, parole dal sapore antico...e non ho trovato soddisfazione finchè non è comparso lui.
Un tomo scuro ed impolverato, di simil pelle e un pò vecchiotto.
Titolo dorato: Così parlò Zarathustra.

Io credo che l'uomo abbia modo di giostrare il proprio destino, però in base a ciò che il destino gli offre. Abbiamo una cosa che si chiama VOLERE che ci porta a combattere per quello che desideriamo, però il destino gioca con le nostre possibilità.
Questo per dire che il caso esiste eccome.
Ecco, il destino ha voluto che io trovassi quel libro proprio in quel preciso momento della mia vita.
Dopo l'esperienza in Giappone, non capivo più chi ero, cosa volevo. Vivevo un male di vivere estremamente devastante, il che si traduceva in una mancanza di voglia nel fare qualsiasi cosa. Nulla aveva molto significato perchè io avevo perso me stessa.
Non mi ritrovavo, non capivo bene dove stavo nascosta.
Alla fine, invece, mi sono trovata involontariamente in quello che, un paio di anni dopo, ho scoperto essere il mondo della "Literature Therapy".
Sono incappata in un autore forte, paradossalmente implicitamente e delicatamente estremo, ironico, duro, critico.
E tra le righe del Zarathustra è riapparso il mio Io.

Ora, non è particolarmente rassicurante ispirarsi e ritrovare il proprio sè tra righe scritte da un filosofo che concluderà la propria esistenza in una casa di cura perchè perso completamente nei meandri della sua follia incontrollata.
Nonostante tutto, tra le parole deliranti di Nietzsche riesco a trovare una logica ed una razionalità rassicurante, che mi appartengono.

Molti filosofi tra l'ottocento e l'inizio del '900, in fondo, mi piacciono particolarmente.
Un pò irriverenti, avversari della religione, drastici, capaci di trovare un senso allo stare da soli, interessati alla psiche, alle sue forme, ai suoi processi.
E soprattutto, quando necessario, un bel pò presuntuosi e con la puzza sotto il naso. Provocatori.
...mi assomigliano un pò.
Niente pessimismo e decadentismo. Nulla di tutto ciò.
In fondo leggere certi testi mi ha aiutato proprio ad apprezzare la persona che sono e a diventare più ottimista. Anche se forse, più che ottimismo lo definirei "oggettività".
Dopo varie esperienza, con un veloce senno di poi, non mi dispiaccio troppo di ciò che mi circonda nella mia sfera personale.
E' nella mia natura umana incazzarmi, innervosirmi, piangere, urlare e screpitare. Sarei un robot se non lo facessi.
Ma dopo lo sfogo arriva puntualmente un pensiero logico e razionale.
Siamo animali, è vero, ma, ricordo sempre, pensanti. E molti se lo dimenticano spesso.
I più preferiscono la propria parte animale, altri puntano quasi esclusivamente su quella puramente umana.
Io credo che le due ci appartengano alla stessa maniera, e debbano entrambe essere strumenti per il nostro vivere civile ed umano.

Insomma, mi sono comprata tantissimi testi di Nietzsche e mi sto adoperando per terminare tutta la sua collana di opere.
Ammetto che se lo avessi conosciuto, di fronte ad alcune sue posizioni a riguardo della donna avrei storto il naso.
Alcuni lo reputano razzista e belliggerante nel senso internazionale del termine: in realtà non fa ragionamenti sul SuperUomo ricollegandolo ad una razza specifica e non parla della guerra come fenomeno su larga scala. E' una guerra nel piccolo, con chi ti circonda, uno scontro caratteriale che ti permette di diventare più potente.Per il resto....mi apre la mente e mi fa sentire meglio.
Mi ricorda che io non amo la mediocrità e l'ovvietà. Mi ricorda che ogni essere umano dovrebbe erigersi al di sopra di sè stesso e adoperarsi per divenire qualcosa di migliore. Per divenire un SuperUomo.
Mi ricorda che più che essere apertamente caritatevoli bisognerebbe essere onesti e generosi, operosi e propositivi, in maniera discreta e non evidente.
Mi ricorda quanto io sia battagliera e quanto tenda ad attaccare tanto quanto io venga attaccata, se non di più. Mi ricorda il mio essere fisiologicamente, naturalmente competitiva, nella sua forma più sana.
Mi ricorda che l'irrequieto delle emozioni è necessario per generare qualcosa di buono.

Ossia, mi ricorda che "Bisogna avere un caos dentro di sè per generare una stella danzante".
Me lo ripeto più e più volte, nei momenti di tristezza e di rabbia.
Sono particolarmente legata a questo aforisma (non so, magari il renderlo l'occhiello del titolo del mio blog non era un segno abbastanza evidente...).
Forse....credo di esserci un pò troppo legata.
Lo so che ognuno è libero di fare quello che vuole e che ciò che sto per dire probabilmente suonerà molto altezzoso, ma mi sta tremendamente sulle palle quando qualcuno di cui non ho assolutamente stima cita Nietzsche con questa sua frase.
Amo leggerlo tra le righe o sentirlo nella voce di persone che apprezzo. Odio quando avviene il contrario.
E col fatto che ormai con internet si possa giungere ovunque, tutte le citazione di scrittori e filosofi vengono utilizzate oltremodo, spremute come un limone.

Quindi ora spero mi scuserete lo sfogo decisamente borioso.
Non credo di essere ciò che si definisce "una cima", nè una intellettuale, nè una filosofa.
Ci sono tantissime persone, una miriade, decisamente più intelligenti di me, con una cultura più ampia, con capacità più straordinarie.
E so anche che col mio atteggiamento a volte snob nonchè, se necessario e con chi necessario, distaccato e selettivo, mi attraggo alcune ("alcune"..) antipatie.
Ma per tutto il resto, visto che non è difficile leggere sul mio volto i nomi delle persone che reputo "mancanti", gentilmente, chiedo loro di continuare a citare Fabio Volo, Moccia, Vasco Rossi, Ligabue, anche il mio amato Jim Morrison, se lo desiderano.

DON'T TOUCH MY NIETZSCHE.

Gloria