lunedì 8 ottobre 2012

I'M NIETZSCHE, BIETZSCHE!


Non so se vi avevo mai accennato di quanto io sia tremendamente attratta da Friedrich W. Nietzsche.
Lui è il mio centro di gravità permanente ed io sono il Franco Battiato che gli canta intorno.

Tempo fa, probabilmente dopo un esame della sessione estiva, vagavo per casa come un'anima in pena alla ricerca di un libro che me la rinfrescasse un pò, quest'anima.
Mi ero resa conto, incontrando le signorine moleste delle librerie che cercano di farti qualche strano abbonamento a libri della stessa profondità di una pozzanghera, che alla domanda "Heeeey Fcufa fcufa fcufa! Qual'è l'ultimo libro che hai letto??" oltre a pronunciare parole random no sense per allontanarle, tramite il sempre verde "Se non puoi convincerli, confondili", interiormente davo a me stessa un'amara risposta:
"...I TESTI UNIVERSITARI".
E, andando più indietro nel tempo (e questa dovrà essere per voi come una quarta rivelazione di Fatima da non rivelare neanche sotto torture cinesi):
"...TWILIGHT di STEPHANIE MEYER"
Attimi toccanti, dunque, fatti di fughe da venditrici moleste e nostalgiche reminescenze di quando leggevo per piacere, e non per passare gli esami all'università.
Non che io abbia niente in particolare contro i libri dell'università...in fondo servono al loro scopo. Ed alcuni, lo ammetto, sono stati interessanti, stimolanti, rivelatori; ma ovviamente non li avrei mai e poi mai considerati se i loro titoli non fossero comparsi sul programma di alcune materie del mio corso.

E allora, girovagavo per casa alla ricerca di un libro che mi convincesse.
Mia madre, mia nonna, mia sorella sono tutte lettrici assidue, perciò ero sicura che cercando tra i mobili e le librerie di casa avrei trovato qualcosa...ma si palesavano tutti autori abbastanza contemporanei.
Io cercavo emozioni di altri tempi, ragionamenti vecchi di secoli, parole dal sapore antico...e non ho trovato soddisfazione finchè non è comparso lui.
Un tomo scuro ed impolverato, di simil pelle e un pò vecchiotto.
Titolo dorato: Così parlò Zarathustra.

Io credo che l'uomo abbia modo di giostrare il proprio destino, però in base a ciò che il destino gli offre. Abbiamo una cosa che si chiama VOLERE che ci porta a combattere per quello che desideriamo, però il destino gioca con le nostre possibilità.
Questo per dire che il caso esiste eccome.
Ecco, il destino ha voluto che io trovassi quel libro proprio in quel preciso momento della mia vita.
Dopo l'esperienza in Giappone, non capivo più chi ero, cosa volevo. Vivevo un male di vivere estremamente devastante, il che si traduceva in una mancanza di voglia nel fare qualsiasi cosa. Nulla aveva molto significato perchè io avevo perso me stessa.
Non mi ritrovavo, non capivo bene dove stavo nascosta.
Alla fine, invece, mi sono trovata involontariamente in quello che, un paio di anni dopo, ho scoperto essere il mondo della "Literature Therapy".
Sono incappata in un autore forte, paradossalmente implicitamente e delicatamente estremo, ironico, duro, critico.
E tra le righe del Zarathustra è riapparso il mio Io.

Ora, non è particolarmente rassicurante ispirarsi e ritrovare il proprio sè tra righe scritte da un filosofo che concluderà la propria esistenza in una casa di cura perchè perso completamente nei meandri della sua follia incontrollata.
Nonostante tutto, tra le parole deliranti di Nietzsche riesco a trovare una logica ed una razionalità rassicurante, che mi appartengono.

Molti filosofi tra l'ottocento e l'inizio del '900, in fondo, mi piacciono particolarmente.
Un pò irriverenti, avversari della religione, drastici, capaci di trovare un senso allo stare da soli, interessati alla psiche, alle sue forme, ai suoi processi.
E soprattutto, quando necessario, un bel pò presuntuosi e con la puzza sotto il naso. Provocatori.
...mi assomigliano un pò.
Niente pessimismo e decadentismo. Nulla di tutto ciò.
In fondo leggere certi testi mi ha aiutato proprio ad apprezzare la persona che sono e a diventare più ottimista. Anche se forse, più che ottimismo lo definirei "oggettività".
Dopo varie esperienza, con un veloce senno di poi, non mi dispiaccio troppo di ciò che mi circonda nella mia sfera personale.
E' nella mia natura umana incazzarmi, innervosirmi, piangere, urlare e screpitare. Sarei un robot se non lo facessi.
Ma dopo lo sfogo arriva puntualmente un pensiero logico e razionale.
Siamo animali, è vero, ma, ricordo sempre, pensanti. E molti se lo dimenticano spesso.
I più preferiscono la propria parte animale, altri puntano quasi esclusivamente su quella puramente umana.
Io credo che le due ci appartengano alla stessa maniera, e debbano entrambe essere strumenti per il nostro vivere civile ed umano.

Insomma, mi sono comprata tantissimi testi di Nietzsche e mi sto adoperando per terminare tutta la sua collana di opere.
Ammetto che se lo avessi conosciuto, di fronte ad alcune sue posizioni a riguardo della donna avrei storto il naso.
Alcuni lo reputano razzista e belliggerante nel senso internazionale del termine: in realtà non fa ragionamenti sul SuperUomo ricollegandolo ad una razza specifica e non parla della guerra come fenomeno su larga scala. E' una guerra nel piccolo, con chi ti circonda, uno scontro caratteriale che ti permette di diventare più potente.Per il resto....mi apre la mente e mi fa sentire meglio.
Mi ricorda che io non amo la mediocrità e l'ovvietà. Mi ricorda che ogni essere umano dovrebbe erigersi al di sopra di sè stesso e adoperarsi per divenire qualcosa di migliore. Per divenire un SuperUomo.
Mi ricorda che più che essere apertamente caritatevoli bisognerebbe essere onesti e generosi, operosi e propositivi, in maniera discreta e non evidente.
Mi ricorda quanto io sia battagliera e quanto tenda ad attaccare tanto quanto io venga attaccata, se non di più. Mi ricorda il mio essere fisiologicamente, naturalmente competitiva, nella sua forma più sana.
Mi ricorda che l'irrequieto delle emozioni è necessario per generare qualcosa di buono.

Ossia, mi ricorda che "Bisogna avere un caos dentro di sè per generare una stella danzante".
Me lo ripeto più e più volte, nei momenti di tristezza e di rabbia.
Sono particolarmente legata a questo aforisma (non so, magari il renderlo l'occhiello del titolo del mio blog non era un segno abbastanza evidente...).
Forse....credo di esserci un pò troppo legata.
Lo so che ognuno è libero di fare quello che vuole e che ciò che sto per dire probabilmente suonerà molto altezzoso, ma mi sta tremendamente sulle palle quando qualcuno di cui non ho assolutamente stima cita Nietzsche con questa sua frase.
Amo leggerlo tra le righe o sentirlo nella voce di persone che apprezzo. Odio quando avviene il contrario.
E col fatto che ormai con internet si possa giungere ovunque, tutte le citazione di scrittori e filosofi vengono utilizzate oltremodo, spremute come un limone.

Quindi ora spero mi scuserete lo sfogo decisamente borioso.
Non credo di essere ciò che si definisce "una cima", nè una intellettuale, nè una filosofa.
Ci sono tantissime persone, una miriade, decisamente più intelligenti di me, con una cultura più ampia, con capacità più straordinarie.
E so anche che col mio atteggiamento a volte snob nonchè, se necessario e con chi necessario, distaccato e selettivo, mi attraggo alcune ("alcune"..) antipatie.
Ma per tutto il resto, visto che non è difficile leggere sul mio volto i nomi delle persone che reputo "mancanti", gentilmente, chiedo loro di continuare a citare Fabio Volo, Moccia, Vasco Rossi, Ligabue, anche il mio amato Jim Morrison, se lo desiderano.

DON'T TOUCH MY NIETZSCHE.

Gloria


4 commenti:

  1. (delurking)

    Un giorno dovrò capire perchè alle donne piaccia così tanto il baffuto Nietzsche ^^ Alla facoltà di umanistica credo sia fra i filosofi più gettonati, forse solo marx e Shopenhauer lo superano. Certo scrive bene, è affasciannte, però... Chissà ^^

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    1. Ciao! Davvero è gettonato?? :D
      Personalmente mi ritrovo in molto di ciò che scrivo :) ...non posso dire lo stesso di Marx e Schopenauer, anzi!
      Grazie del commento!

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