martedì 26 febbraio 2013

LE CRONACHE DI MINCHIA - STREAM OF CONSCIOUSNESS.

So che per molti il titolo potrà sembrare promettente, ma in realtà compio questo passo tematico dubbioso solo ed esclusivamente (e spero di non deludervi) in loving memory del blog un pò bimbominchia, un pò Twilight e un pò cazzate for dummies che aggiornavo quotidianamente alle superiori, riempendolo di un imperituro ed incessante stream of consciousness di simil fattanza:

ODDIO CZIOè MI HA INTERROGATO QUELLA BALDRACCA ED IO NON AVEVO STUDIATO E MA STI CAZZI TANTO A ME L'ECONOMIA FA SCHIFO E COMUNQUE IN CLASSE CI STA QUELLA CHE MI STA SUL CAZZO E QUELL'ALTRO CHE NON SI SA CHE MOTIVO HA DI CAMPARE E QUINDI CHE PALLE OH MA PERCHè NON CAMBIANO SCUOLA E POI ABBIAMO STUDIATO KAFKA IN TEDESCO MA SI PUò INIZIARE IL SABATO MATTINA CON DUE ORE DI TEDESCO SULLA METAMORFOSI CHE SAREBBE LA STORIA DI UN PORACCIO INETTO CHE SI RISVEGLIA COME UN BACAROZZO STERCORARO AFFETTO DA VARICELLA????

Il tutto, ovviamente, privo di punteggiatura, in un ondata di parole prive di senso logico e di comprensibilità che Joyce e Montale insieme si rintanavano in un angolo buio per rispettare un'ossequiosa ora di vergognoso silenzio.
Però ero simpatica, dai.
Quello di cui non mi capacito è: com'è stato possibile che io abbia scritto così tanto ogni santissimo giorno per almeno due o tre anni.
La risposta: erano adolescenziali resoconti giornalieri su quanto fosse ingiusta ed inadeguata la vita per una teenager in pieno conflitto con i suoi ormoni (conseguentemente) e col mondo intero.
Ma, non contenta, a 25 anni, nel fior fiore del mio ciclo vitale, all'apice della mia maturazione di donna, ho deciso che, in fondo, un resoconto inutile al mese non sarebbe stata una cattiva idea.
Cronache di Minchia, appunto.
Senza armadi che ti catapultano in universi paralleli innevati dove gli animali parlano, senza mezzi capretti indemoniati, leoni che parlano come il Padrino e senza streghe bianche affette da una grave sindrome di menopausa latente.

Siamo, invece, io, voi, loro, tutti.

Solo che non so se ne sono ancora capace.
Cosa dire di questo ultimo periodo...
Cioè, capite, gli ormoni non mi colpiscono più così aggressivamente.
Non sono un'anima infelice in un limbo di acne, tettine, sudore e grasso del bulbo del capello.
Guardo il mondo da tutta un'altra prospettiva; non vedo il mondo da un oblò e non mi annoio un pò.
Vedo il mondo da una vetrata gotica di Notre Dame de Paris, tutta colorata, con inserti di varie forme e colori che, uniti fra loro, creano delle storie che possono piacermi da qualche lato e non piacermi su altri versanti.
Non è che la vita sia facile, ma nemmmmmmanco posso dire che il mondo ce l'ha con me. CCCZZZIOè.

Come sempre studio, lavoro, scrivo la tesi, mangio e amo (ma non prego).
Studio ormai malamente perchè, detto tra noi, mi si sono sframmicate le ovaie a fortza di teorie, linguistiche, commerci e marketingssss internazionali.
Lavoro allegramente, in un ristorante etnico appena aperto, un essere indivenire a cui sono facile di partecipare nella definizione della sua forma. Arrivo al locale, certe sere, trascinando stancamente il mio essere da un piede all'altro, ma basta un attimo per farmi sentire meglio. Il delirio del sabato sera equivale a gestire una classe di 70 bambini indemoniati da ogni parte del mondo, che fra loro non si capiscono; ma gestire questa situazione mi dà una sensazione di controllo che, come molti sapranno, mi inebria.
E sto imparando a cucinare, cosa non da sottovalutare.
Scrivo la tesi arrancando pesantemente, come un ippopotamo si strascica indolente nelle fanghiglie della savana.
Maledetta achea. E non intendo l'università, ma la sottoscritta quando decisa di iscriversi all'università. Non rieccheggiava ancora nella mia mente la voce mistica di Padre Maronno, dall'alto del suo E SE PPPOI TE NE PENTI??
Mangio. Tanto. Sempre. E anche comunque.
Amo. E vale lo stesso discorso del cibo.
Non amo l'amore.
Credo che, effettivamente, l'errore di molti sia l'essere innamorati delle sensazioni che l'amore sa offrirti.
Ma così è troppo facile. Così si può amare chiunque si idealizzi come degno del proprio amore.
Bisogna amare i delusi ed i disillusi, quelli che non sono più alla ricerca di qualcuno.
E' più bello l'amore di chi si aspettava di none ssere più capace di provare amore.
Perchè è una cosa strana l'amore, sa darti tutto e, dopo due minuti, lasciarti nulla tra le mani.
Amare è vivere perennemente in bilico, ma proprio per questo lo saprai gestire se avrai imparato ad essere un bravo equilibrista sul sottile filo della tua anima e della tua psiche.
E insomma, semplicisticamente parlando, amare l'amore vuol dire amare un pò troppe cose ed essere un pò banderuola dei venti soffiati dagli altrui peni e dalle proprie insicurezze.
Io amo l'essere umano, singolo, peculiare, irripetibile.
E non prego, perchè mi basta credere un pò in me stessa che non ad un amico immaginario.

E tanto per concludere in allegria, posto una canzone random (perchè, in realtà, una sola non riesco ad eleggerla) del mio gruppo definitivo del mese di febbraio.
Come mi caricano i Verdena negli ultimi giorni non ci riuscirebbe neppure un caffè triplo corretto alla Red Bull.



Gloria

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