lunedì 21 settembre 2015

...E INFINE, ECCO, IL MIO SOGNO SAREBBE LA SECONDA GUERRA MONDIALE.




"No Maria, io dò fuoco allo studio" cit.

Ragazzi, sì, immagino non vi stupirete nel sapere che lì per lì anche io avrei avuto voglia di sputare in faccia ad Alice Sabatini, la nostra nuova, fresca ma soprattutto intellettuale Miss Italia 2015.

...PPPPERO'.

Facciamo una veloce e sobria analisi della situazione.

Allora, io direi che innanzitutto ci mettiamo tutti un attimino la mano sul petto giurando un minimo di onestà e coerenza.
E' il caso di ammettere che ci sono alcune semplici becere cose che ci aspettiamo da una aspirante Miss dello stato italico.
Trattasi di ormai irriducibili certezze che ci fanno sentire sicuri quali tette, culo, gambe lunghe, trucco e parrucco artificiali ed artificiosi, customini trash, folkloristica cadenza dialettale, la pace nel mondo, la paresi facciale e gli occhi indemoniati che guardano dritti nella telecamera.

La verità è: non ci aspettiamo che una Miss sia brillante e/o intelligente.

Per carità, non sono una di quella che appoggia per forza la teoria per cui "Se sei bella allora sei sicuramente idiota".
Magari essere piacevolmente sorpresa se, ad un concorso di bellezza, una aspirante Miss buttasse giù una breve e profonda analisi per la risoluzione della situazione socio-economica internazionale.

Ma non è così.

Miss Italia è un concorso di bellezza.
Niente di intellettuale.
Premetto che secondo me la bellezza è soggettiva; conseguentemente, un concorso di bellezza non ha proprio ragione di esistere.
Ad esempio, a me questa Miss Italia pare un tronco d'acero. Ma sono gusti.
Li avrebbero mandati i tronchi d'acero in battaglia durante la seconda guerra mondiale?
Vabbè, dettagli.

Insomma, quando una ragazza vorrà far analizzare il proprio QI, non credo che sceglierà come concorso quello di Salsomaggiore Terme.
Perchè in un concorso come Miss Italia, teoricamente, entrano in gioco giudizi su misure, tonicità ed equilibri estetici.
Quindi, io credo che stiamo sbagliando un paio di cosette.

1. Organizzatori del concorso, cosa cazzo impostate ste domande dimmerda per riempire la fascia oraria. Se proprio dovete, fate domande qualunquiste della serie cosa vogliono fare da grandi ("Mah, vorrei studiare Medicina per curare i bambini in Africa ma anche , pppperchè no, lavorare in televisione"), qual è il loro uomo ideale ("Un pò intellettuale come Justin Bieber, poeta come Marco Mengoni, ma anche un pò duro, come una seconda guerra mondiale") o quali sono i loro valori ("Io sicuramente al primo posto la famiglia, perchè...cioè...*fiumi di lacrime*...oddio, tipo, sono settimane che sto lontana da casa, ccciao mamma *strombazzata di naso al fazzoletto*, cccioè spero di arrivare alla fine e renderti fiera di méah").
2. Italiani, cosa cazzo vi stupite se queste rispondono a certe domande con la stessa cognizione di causa di Luca Giurato ad un convegno di logopedia.

Per le donne --> dovremmo anche ammettere che ci siamo tutte gonfiate come delle tacchinelle in calore quando abbiamo sentito sta scemetta uscirsene come le scorregge in primavera.
Se seguiamo il concorso in questione, passiamo tutto il tempo a contare i buchi della cellulite su ogni sedere, i denti storti, gli occhi a carpa, le doppie e triple punte, le caviglie tozze e le tettine mosce.
La nuova Miss Italia ci ha reso la vita facile in pochi secondi, un pò di gratitudine ce la vuole.

Sarà stata l'emozione, dai.
Sarà che c'ha 18 anni.
Sarà la curiosità. Perchè in fondo sarà che ste pagggggine e pagggggine di storia non l'ha mai lette perchè l'ha usate per rollarsi potenti cannoni.
Sarà che la visione ravvicinata di Vladimir Luxuria accanto a Joe Bastianich l'avrà un pò messa in confusione.
Sarà che se nasceva negli Stati Uniti nel 1800 bella per lei, almeno non doveva fare la schiava.
Sarà che la pace nel mondo ormai è troppo mainestrem e che la seconda guerra mondiale in fondo fa così vintage.

Ma poi perchè proprio il 1942? Io voglio sapere la teoria degli illuminati per la quale lei ha scelto proprio quest'anno fra tanti.

Qualcuno per favore chieda il parere dell'intramontabile esperta internazionale Sandra Marchegiano.
Lei davvero era intellettualmente corretta e trasparente.
Lei era solo condenda pè fà sctà scilada.

...Ragà, che fine ha fatto Sandra Marchegiano.

Tutte le miss dovrebbero fare un pre-corso di formazione per enrare in contatto con la Sandra Marchigiano che è in ognuna di noi.



Gloria

domenica 23 agosto 2015

"NON AMAVO BAMBINI NEMMENO QUANDO ERO UNA BAMBINA" CIT.




Surfando qua e là sulle onde dello Internet, sono improvvisamente incappata nella pagina web che vi linko qui sotto.
Vi prego gentilmente di leggere l'articolo.
E' dell'anno scorso ma mi sembrava utile condividerlo.

http://www.ilgiornale.it/news/interni/no-rifiutare-maternit-autolesionismo-941772.html


Ora, per chi mi conosce è abbastanza lampante il fatto che io non ami molto i bambini.

Sono priva di senso materno, non mi emoziono davanti agli infanti.

Questo non vuol dire che io mi metta a sentenziare se qualcuno decide che sia il caso di procreare.

Voglio dire, il genere umano dovrà pur andare avanti.
Il mondo è pieno di femmine che amano i bambini e l'idea di diventare madri, di ragazze pazienti e capaci di educare la propria prole.

Non concepisco, però, le considerazioni ottuse di coloro che ritengono che la parabola unicamente ponderabile nella vita di una donna sia qualle che preveda la nascita di pargoli.

Una donna non può ritenersi completa se non ha figli.

Quanto è bigotta e cieca la frase :" Una donna che dona la vita è ancor più donna. Solo l'egoismo soffoca questo istinto naturale."


Sinceramente, trovo molto più egoista una ragazza che, appena sposata, ritiene sia scontato e dovuto che una famiglia, per essere tale, abbia bisogno di uno o più bambini; più per ragioni quali accettazione, religione e dogma sociale che per reale logica.

Ritengo molto più egoista la mancanza di razionalità di coloro che figliano senza un minimo di analisi.

Perchè una donna non può essere fine a sè stessa?

Perchè non posso sentirmi donna anche solo per il semplice fatto che lo sono?
Perchè io, in quanto donna, dovrei avvertire il dovere intrinseco di procreare?

Praticamente una donna scopre sè stessa e la capacità di amare solo se dà vita ad un essere umano.

E' riduttivo, porca miseria.

Seriamente, pensate ad una me, Gloria, che per segurie tali considerazioni arcane, decidere di dare alla luce un figlio.

Pensate che io possa essere felice? 
E pensate che, parallelamente, mio marito/compagno sia felice?
E il bambino? Potrebbe mai essere felice?
Non credo.
Ci vuole analisi, concretezza, conoscenza di sè stessi.

Anche perchè, vorrei ricordare, non tutti sono capaci di educare bambini, soprattutto nell'epoca in cui ci troviamo oggi.


Magari una donna non si sente pronta, ma decide comunque di mettersi alla prova in questa mastodontica impresa, scoprendo poi di poterla gestire con successo.

E sarebbe una cosa bellissima.
Perchè sì, è vero, non sai mai a cosa vai incontro finchè non ti ci trovi dentro.

Ma se una persona, di base, non sente minimamente il bisogno di farlo, perchè dovrebbe sentirsi una donna incompleta?


Le madri hanno una forza immensa, invidiabile, nella loro scelta di vita.

Ma anche una ragazza che opta per altre strade avrà modo di dimostrare tutte le sue doti.

Chi se la sente è libero di fare figli e figlie, com'è giusto che sia.

La libertà prima di ogni cosa.
Ma mi sento offesa nel leggere che teoricamente io reprimo la mia femminilità perchè non sento il senso materno e che cerco i pari diritti con l'uomo negandomi una gravidanza.
E io neanche sono femminista.

Voglio solo, come sempre, che tutti possano essere liberi nelle proprie scelte laddove non causino danni agli altri.


E per concludere, cito:

"Se è vero che donna non si nasce, ma la si diventa, l'essere madre fa diventare più donna di qualsiasi altra donna."
Dunque, ribatto:
"Se è vero che essere umano civile non si nasce, ma lo si diventa, il rispetto della libertà innocue ci innalza al di sopra degli ottusi".

Gloria

lunedì 29 giugno 2015

48 ORE DI DITTATURA.


Dal titolo sembrerebbe che questo si appresti ad essere un post serio di analisi e critica socio-politica di qualsivoglia forma di dittatura antica e moderna.

E qui, dunque, cito una delle maggior frasi del magno Osho:

SE'.
 VABè, SCIAO CORE.

La questione di fondo è la seguente.

Le persone normali, il venerdì sera, si ritrovano davanti ad un calice di vino e fanno gossip spicciolo, parlano del tempo, delle mezze stagioni, di dove si andrà in vacanza quest'estate, di Agostiano che ha scelto Elianana come amore unico infinito ppè sèmprè della sua vita piena di valori ammirabili quali la famiglia, i pesetti della palestra e le mutande Dolce&Gabbana (nonostante Tina Cipollari non fosse d'accordo e volesse far esplodere lo studio).

Invece io frequento un gruppo di amicizie disagiate che si barcamenano nelle proprie vite ostacolate da un imperituro Saturno Contro, spostandosi con leggiadria tra bestemmie e più di un calice di vino.

E dunque, di fronte al contrasto tra la limpidezza cristallina di due calici di bianco e lo spessore torbido di un bicchiere di rosso, la sottoscritta PretentiousGirl, insieme a la marchesa Eleonora detta "BellaBiondaOnTheBicycle" e la contessa Barbara "WendaGnòraInTheSkyWithDiamondsVenereSonoIo" hanno rimuginato su come fosse bello poter vivere liberamente 48 ORE DI DITTATURA SPICCIOLA IN QUESTO MONDO MALATO E DISAGIATO VITTIMA DI UN SATURNO CONTRO INVADENTE, INFIDO E BASTARDO COME LA RUCOLA CHE TI SI PUNTA SULLA CISTIFELLEA A TRADIMENTO DOPO DUE GIORNI CHE L'HAI MANGIATA, PENSANDO ERRONEAMENTE CHE POTESSE ESSERE UN PASTO LEGGERO E SALUTARE.

Io mi appello al vostro animo sensibile e vorrei che capiste che la generazione di fine anni '80 ha subito tanti dolori e traumi di vario genere, quali la fine della ricchezza degli anni '80, l'entrata in scena di Berlusconi, i capelli a cazzaroletta, le collanine a rete, i trucchi di Cioè, il calendario di Raul Bova e così via.
Poi vabè, che io legga Nietzsche e mi crogioli nei miei deliri di onnipotenza è tutto un discorso a parte che non ha nulla a che vedere con le mie interminabili esigenze di dominio infinito su questo mondo infelice che alla mia guida funzionerebbe come dIO comanda.
....ok, scusate.

Prima di tutto, ci tengo a sottolineare che nella Dittatura Che Vorrei io non starei come Kim-Jong-Il tutto il giorno a svagarmi guardando cose con occhialetto tecnico e sguardo distaccato ma pieno di interesse:



E quindi eccovi, in tutto il suo contenuto becero e distruttivo, la lista di ciò che farei se per 48 ore potessi dettare legge all over the world under the rainbow over the hell:

1. Primo ed indiscutibile impegno incontrastato da parte della sottoscritta per il CONTROLLO DELLE NASCITE. 
Perchè mò ve lo dic'.
Che cazzarola sctet a sgravà tutt lu tiemp.
I bambini costano, vi costano stress, vi costano soldi, vi odieranno da adolescenti, contribuiscono ai vostri divorzi, alle madonne e ai dii, causano inquinamento acustico, sporcano, secernono dubbie sostanze di vario genere, colore ed odore, non sono autonomi, non vi fanno dormire, non vi fanno fare sesso e vi stanno attaccati alle gambe tutto il tempo.
Vi voglio dire, siete una bellissima famiglia anche senza figli...e non fatevi forzare dalle opinioni della società "Perciè cioè, che fate, siete sposati e non fate figli? Una donna senza figli non può dirsi completa"; E IU IU CAZZU CAZZU ne riparliamo quando voi mi invidierete perchè io vado in vacanza a farmi il giro del mondo in 80 giorni e voi invece dovete rimanere a casa a sclerare perchè vostro figlio vuole giocare 80 volte al giorno al gioco da tavola di Peppa Pig.

2. LA DECENZA.
E ovviamente, da dittatrice, sono IO che pongo i dettami di cosa è decente e cosa no.
Quindi.
Via i mocassini, via le empty pocket.
Via 'lli cazzarola di carro armati con i quali vi adornate discutibilmente i piedi.
Via le zeppe bianche.
Mai più i pantaloni a zampa di elefante.
Via i tacchi se dovete camminare come dei velociraptor sbronzi.
Via le maglie trasparenti e pure i pantaloncini da visita gastroinestinale per via "DeDietro", che veramente io ve pijiesse a zampate da qua fino a Bolzano, porcoddue.  
Perchè non andate direttamente in giro con i copri capezzoli col pendente in stoffa decorato con strass?
Poi una dice "Ma io non capisco perchè mi capitano solo uomini che vogliono andare a letto!"
Ahbbò. E sarà questa generazione priva di valori.
Sarà la primavera.
Mica perchè vai in giro con un perizoma al posto dei pantaloni.

3. I VECCHI ALLA GUIDA MA ANCHE NO.
Non ci vedono, non hanno riflessi mano-piedi-testa, non ci sentono, non hanno coscienza di dove sono, di chi sono e di come sono finiti su quel mezzo misterioso che si muove su ruote senza l'ausilio di un ruminante.
Ma soprattutto Hanno sempre ragione loro.
Magari stanno andando a 180 km orari su strada urbana all'ora dell'uscita della scuola, parcheggiano su area disabili senza il permesso, inchiodano in superstrada e/o cacciano la freccia a destra per girare a sinistra.
Però no.
Hanno ragione loro. E tu sei un maleducato che non rispetti l'anzianità.
La mia proposta: utilizzare la Valle D'Aosta come zona franca dove mandare gli anziani e le anziane dopo i 70 anni a investirsi vicendevolmente su carretti campestri guidati da asinelli, per una simpatica soluzione che unisce il problema delle pensioni ad approcci eco-friendly .

4. ESAME DI ACCESSO PER IL (NON PIU') DIRITTO DI VOTO.
Io col cuore ve lo dico, in maniera sintetica e chiara.
Nessuno si è battuto in passato per fare in modo che soggetti come Barbara D'Urso avessero il diritto di voto.
Qua non si va da nessuna parte se non si diventa tutti un pò più civili e consapevoli di vivere insieme ad altre persone in una società.
Ma potem vinge na guerra nù se la gente va ai comizi di Salvini ed altrettanta gente voterebbe di nuovo un Berlusconi rincoglionito che inizia convinto il suo discorso ad un comizio della sinistra.

5. GUERRA AL REGNO DI NAPOLI.
Navi cariche di cadreghe e nebbia.
Vergogna sui neomelodici, vergogna sulla presunta solarità forzata dei napoletani, vergogna pure su di me che mi sfonderei tutto il giorno di Pastiera.
Che maledetti siano i vostri santini, i militari napoletani ed i 10 euro di piattino napoletano che mi sono lasciata inculare Napoli e che prima o poi andrò a riprendermi, insieme a tutte le bestemmie che ho lanciato dopo 5 anni di campania surrounding a Perugia.

6. Siccome sono una dittatrice,  io sarei io e voi non sareste un casso, perciò SI RISPETTANO I MIEI DETTAMI.
Altrimenti come punizione vi dò na pasticca sciogliente e vi lascio chiusi in bagno senza la carta igienica per 5 giorni.
Può vid se non parte spontanea "Cinque giorni che ti ho perso" di Zarrillo.

7. NIENTE ACCORDI UE, EU, CEE, EXTRA CEE, BRIC, MERCOSUR e cazzi e mazzi perchè chi fa da sè fa per tre e che ci provassero ad esportare democrazia su di me.
Vi sguinzaglio Margioglio, porcoddenna.

8. PAOLO FOX IMMEDIATAMENTE ESPATRIATO.

Quindi ecco, mi vedo un pò così:



Come affermato dalla mia dolce metà "...forse 48 ore sono troppo poche".

Gloria


sabato 13 giugno 2015

A WORK OF ART IS A SCREAM OF FREEDOM.




E' da almeno due mesi che non scrivo su questo ameno angolo di villaggio globale.

E tutto ciò mi fa ragionare un attimo sugli artisti.

Premessa: non sono un'artista e non sono fornita di alcun tipo di fantasia e di spirito artistico.

Ma, come lessi da qualche parte:

Non importa quanto sei bravo praticare un'arte; se ti piace, praticala, perchè è una maniera per sviluppare la tua anima.

Per questo motivo ogni tanto mi diletto a scrivere qui questi due o tre pensieri idioti in croce.

C'è chi esprime i propri pensieri in versi, chi in forme e colori; io veicolo quel poco di creatività che ho tramite le parole.

Comunque, alla fine dei conti, questo è un hobby o, meglio, qualcosa che faccio nel momento in cui lo sento e senza alcun tipo di obbligo.

In altre parole; scrivo quando sono ispirata.

Quindi mi chiedo: come fa un'artista a rispettare termini?

Come fa un'artista ad ispirarsi a comando?

Come si fa ad imporsi di dipingere un quadro per quella persona entro un certo limite di tempo, di denaro?

Come si può fare il pittore, lo scultore, lo scrittore, il musicista come lavoro?

Le mie non sono domande polemiche; al contrario, vorrei veramente che chi si ritiene artista mi dia una risposta.

Nella mia personale esperienza, l'arte è libertà perchè la creo se la sento; la creo se lo voglio perchè la mia mente/le mie emozioni/la mia psiche richiedono di farlo.

E' sensibilità al proprio essere.

Sono tutte cose che non vengono fuori a comando.

Quindi ecco, non so se riuscirei mai a "lavorare" come artista, perchè diventerebbe un obbligo e non una risposta alle vibrazioni del proprio io.

Il tutto perderebbe il suo senso base.

Quindi, cos'è un'artista?

E' un essere umano che riesce a mantenere perennemente un livello di ispirazione tale da portarlo ad essere continuamente creativo, anche a comando?

E' una persona che sopperisce all'eventuale mancanza di ispirazione tramite la bravura e le capacità tecniche?

In fondo tantissime opere d'arte non derivano solo dall'irrazionale.

Un qualsiasi monumento del nostro patrimonio italiano non sarebbe stato partorito senza un minimo di raziocinio; tantissimo opere pittoriche e altrettanti versi, canzoni e romanzi non sarebbero tali senza metrica, composizione, ordine, prospettiva, uso sapiente dei colori, del chiaroscuro, controllo dello strumento musicale e conoscenza delle note musicali.

Eppore, al contrario, oggi basta l'opinione di un critico per far diventare "opera d'arte" anche una "Merda D'Autore".

Ormai siamo arrivati in una condizione in cui, entrando in un museo, abbiamo paura di sederci su di una panchina per timore di appoggiare il nostro umile dereatano sull'arte.

Vedi un foglio bianco e vuoto appeso al muro di un museo e ti immergi nella ricerca del suo significato mistico ultimo; lo stesso foglio, appoggiato sulla scrivania di un ufficio, è solo un foglio bianco.

Senti una nota ripetuta costantemente durante un concerto di musica alternativa e pensi "Ah, che genio minimalista"; la stessa situazione, in un'accademia, ti indica solo un allievo che sta facendo pratica.

L'apprezzatissimo scrittore Josè Saramago scrive praticamente senza punteggiatura; eppure non credo che facendo lo stesso durante la stesura di una tesi di laurea, questa venga considerata un'opera d'arte.

E allora sapete cosa?

A questo punto, volenti o nolenti, l'arte può essere ovunque.

Nella Gioconda, nella Cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze, nella Carmina Burana, nella Divina Commedia così come negli accenni in bianco e nero su di un foglio di un quaderno, negli scatti di un appassionato di fotografia, nella casetta che un bambino ha costruito coi lego (forse sono un pò troppo una nostalgica...esistono ancora i bambini che giocano coi lego?), nella persona che studia pianoforte e lo suona per un intimo amore dei suoni e non per suonare di fronte ad un pubblico.

La natura, credo, è l'artista prima.

Da secoli studiamo la natura tramite la scienza, guidati da considerazioni empiriche, logiche e razionali; eppure quante opere d'arte incontrollabili, devastanti e bellissime, imprevedibili e scioccanti riesce ancora ad offrirci?

E allora non importa che lo si faccia per amore, per lavoro, per istinto, per passione, per predisposizione o per soldi.

L'arte è negli occhi di chi guarda e nella volontà del crearla.

Sti cazzi il risultato.

domenica 29 marzo 2015

LA VERITA' E' IMPERFETTA




Una frase che ho sentito proferire spesso nel corso della mia vita è la seguente:

"Cioè, perchè io non ho peli sulla lingua ok?
Io sono una persona sincera, sono trasparente e sono come mi vedi ....
Perchè, ccccioè, io dico le cose vere"

...scusate se prendo le cose con un pò troppa passione, ma spero mi aiuterete a capire cosa cazzo vuole significare la frase ------>  "IO DICO LE COSE VERE".

Innanzitutto.,.
Quali sarebbero queste cose vere?
Prenderò dal dizionario di filosofia e riporterò ivi pari pari il concetto filosofico di verità:

Verità : Carattere di ciò che è vero, conformità o coerenza a principi dati o a una realtà obiettiva, e, in partic., ciò che è vero in senso assoluto.

...e sottolineo CIO' CHE E' VERO IN SENSO ASSOLUTO.

Chi mi conosce abbastanza bene sa che io tendo a non prendere posizioni estreme, perché non è nella mia natura.

Tutto ha mille sfumature di colore, ha tratti e conformazioni diversi a seconda dei punti di vista dal quale lo si analizza.
E tutto ciò credo sia una questione di umiltà.
Il pensiero dal quale parto è "Chi sono io per dire che dico le cose vere in senso assoluto? Chi sono io per stabilire che ciò che dico rimanda ad una realtà oggettiva?"

Vi dirò qual'è la mia considerazione ultima, che potrete condividere o meno.

LE COSE VERE NON ESISTONO.

La verità è un concetto imperfetto.

Sono consapevole di entrare in un circolo instabile e vizioso affermando che l'unica cosa vera è che la verità non esiste, perché se la verità non esiste, allora non esiste neanche la verità del fatto che la verità non esiste.

E ciò risulta dal fatto che se per me una cosa è Y, per qualcun'altro può benissimo essere X.

Non trovate anche voi grottesca la figura televisiva dell'opinionista?

Posto che ormai, nella TV italiana, pure un cane pastore maremmano analfabeta che abbaia solo in macedone potrebbe fare l'opinionista, è tediante vedere che per fare ascolti si mettano tot numero di "opinionisti" a scannarsi animatamente davanti alle telecamere.
E tutto l'amaro scaturisce dal fatto che queste scenette rappresentano perfettamente la maniera di confrontarsi all'italiana.

Non si discute per dar vita ad un sano confronto di idee ed opinioni diverse.
Al contrario.
Lo scopo è battibeccarsi per imporre la propria idea come quella assoluta.
Come determinarla come COSA VERA.

Sarebbe tutto più sano se capissimo definitivamente che il mondo è bello perché pieno di prospettive.
Sarebbe tutto più pacifico se accettassimo l'idea diversa con curiosità e stimolo.

Tornando al discorso di partenza, in secondo luogo, c'è un'altra cosa che tollero poco.

Le persone che asseriscono "Io non ho peli sulla lingua e dico le cose vere" sono spesso le stesse prive di qualsivoglia tatto o consapevolezza sociale.
Voglio dire : se, ad esempio, un ragazzo è obeso, non c'è bisogno di andare a dirglielo perché "dici le cose vere".
Se una ragazza va in giro vestita come se fosse uscita da un incidente con Moira Orferi e Lady Gaga, io posso benissimo opinare che il suo stile sia tutto fuorché sobrio ed elegante, ma non c'è la necessità che io vada a farglielo notare.

Io credo questo:
Ognuno è libero di essere come vuole.
Parallelamente, ognuno è altrettanto libero di avere un'opinione sulla libertà di essere altrui.
Poi, dal mio punto di vista, purtroppo molte persone si sentono libere di esprimere il proprio concetto senza limiti e freni.
Ma la libertà prima di tutto; perciò io sono libera di non condividere questi atteggiamenti che mi puzzano più di esibizionismo che di reale sincerità.

Non bisogna essere sinceri a tutti i costi.
E questo non significa che dovremmo tutti dire delle cazzate, ma a volte sarebbe meglio tacere.

Perché tacere non vuol dire essere bugiardi.

Meno filtri per le sigarette, più filtri tra cervello e bocca.

Gloria

lunedì 16 marzo 2015

SPREADING DISAGIO FROM 1987.




Stavo galleggiando in uno di quei pomeriggi uggiosi attraenti quanto una colica renale dopo il pranzo di Pasqua.
All'improvviso, senza un apparente motivo razionale, sono caduta in un buco nero che mi ha portato a ritroso nel tempo, catapultando la mia mente su eventi a cui posso collegare una sola parola.

DISAGIO.


Io direi che da un punto di vista matematico, considerando una media ponderata mondiale, passiamo il 60% della nostra vita terrena in situazioni di disagio, arrecateci da altri o da noi create.

Però il disagio è bello, perchè è democratico.
Esso ci accumuna tutti, indistintamente.
Il disagio è giusto e corretto, come tutte le leggi dovrebbero essere.

Vorrei dunque proporre un'attività didattica molto poco costruttiva.

Condividerò con voi brevemente 8 momenti di disagio della mia amena esistenza.
E se mi vorrete bene, dividerete con me e col mondo i vostri  momenti di disagio.
E questo perchè - ci tengo a ricordarvelo - In disagio we are not alone. 
Ma soprattutto "mal comune, mezzo gaudio".

1. IL LIQUORE STREGA.
In un giorno di inizio estate, la maestra Ida, di origine campana, decide di portare a scuola una bottiglia di liquore Strega (grado alcolico 40%).
E decide spontaneamente di farlo bere alla classe II A.
Un cucchiaione di liquore strega a testa, a 20 bambini di 7 anni.

Dopo quel giorno, un'altra maestra diede le dimissioni e lasciò alla classe una lettera dove ci disse che non gli mancavamo affatto.
C'è pigliato furia 'bbè.

2. THE FALL.
Seconda media, ore 13.05. L'ora di punta.
Esco fuori dall'atrio della scuola insieme a orde di altri ragazzini puzzolenti.
Attraverso la strada, mi inciampo con i lacci delle scarpe.
Cado come una quercia secolare sulle strisce pedonali; un cristo che manco cristo se lo ricorda.
Le macchine che mi strombazzano perchè rantolo como una tartaruga arenata sul guscio, tutti i minolli della scuola che mi indicano e ridono.
Ovviamente pure le amiche mie.
Semplice, adolescenziale ma molto traumatico.

3. ESSERE UN NIDO D'AMORE.
12 anni, campo Scout.
Per motivi di causa superiore, devi dormire nella tenda di un altro gruppo.
Il destino vuole che vicino a te c'è una delle ragazze più grandi.
Che limona duro con un tipo del gruppo.
Esattamente SOPRA di te. Che fai finta di dormire, per pudore.
Ti svegli, sempre nel sacco a pelo ma fuori dalla tenda; la faccia, la bocca e le mutande piene di foglie.
Probabilmente non sono rimasta incinta perchè ancora non avevo le mestruazioni.
Meno male che avevo già iniziato a leggere Cioè da un paio di anni.

4. JUMANJI
Stesso campo Scout.
Per i bisogni, in certi frangenti, ci sarebbe la latrina appositamente creata dai capi scout.
Solo che la latrina puzza un bel pò di latrina, e l'odore si sente a 3 km di distanza.
Decidi che sei scout abbastanza per fare i tuoi bisogni in mezzo ai cespugli.
Sarebbe stato tutto molto bello e intenso se non fosse che, mentre fai la pipì, all'improvviso una mandria di cavalli ti assale al galoppo e tu scappi come farebbe un pinguino in coma, perchè nel frattempo stai cercando contemporaneamente di tirarti su i pantaloni.
Rientri trionfamente nel campeggio scout urlando come il bambino di "Mamma ho perso l'aereo", con i cavalli che continuano a rincorrerti.

5. L'INGLESE AL TEMPO DEI PIDOCCHI
Prima esperienza all'estero in Irlanda, con i compagni di scuola.
Un giorno scoprimmo di aver preso i pidocchi.
Ai tempi il mio inglese era ai livelli di "De chet is on de tebol", ma mi presi comunque la briga di informare dell'accaduto la madre ospitante.
Orgogliosa dei miei sforzi, pensavo di averle detto "Non sappiamo come sia successo, però fondamentalmente i pidocchi si possono prendere ovunque, in qualsiasi momento, in situazioni di luoghi affollati".
La signora, con mi agrande sorpresa, divenne di vari colori e si fiondò al telefono.
Urlava, non la capivo.
Ma a na certa sti cazzi.
A distanza di mesi venni a sapere che le avevo detto "Sò pigghiat li piduocchie a casa tuò perchè qua è tutt zuzz, shhhhchifosa".

6.  PIKACHU 2.0
Giappone 2010.
Nell'università che frequentavo c'è una grande sala dove ci si può fermare a chiacchierare, studiare o fare i compiti durante le pause.
Congiunture (o congiure) astrali vollero il concomitarsi di due circostanze.
Io: italiana con le mestruazioni che deve studiare pesantemente per un esame;
Lei: una giapponese infoiata che la sbatte in faccia ad un americano.
Dopo più o meno 5648 "uaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah", "uiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii", urli e schiamazzi in giapponese, io sbotto.
Divento Supersayan di IV livello.
E urlo:
"OOOOOOOOOOOOOOOOOOOOHEPORCALAPUTTANA EBBBBBASTA UN PO', STO CAZZODEPOKEMONDEMMERDAAAH!!!"
Tutta la sala si gira a fissarmi. Il silenzio che scende insorabile.
Stending ovation da parte del mio tavolo.
La giapponese, sull'orlo di una crisi di pianto, si siede e non fiata più.
Ho fatto la figura dell'occidentale belligerante. Ma in verità in verità vi dico che l'esame l'ho passato.

7. ESSERE [SOPRA] UN NIDO D'AMORE
Spagna 2011.
Sentendomi un pò tour operator, decisi di prendermi la responsabilità di prenotare gli alberghi per un tour in Spagna.
A Sevilla, e lo dico con grande orgoglio, ho inconsapevolmente prenotato una stanza in un Love hotel.
Una stanza per 3 senza bagno, ma con la doccia in camera. Tra i letti.
Le valigie non entravano in camera.
Già c'era disagio nell'aria, soprattutto nella doccia.
1.30 di notte, sonno profondo.
Vengo svegliata da una coppia che stava facendo cosacce animatamente. E vabbè.
Si fa l'1.45.
Le 2.
Le 2.30, e quei marsupiali che ancora gli riddavano.
A na certa smadonni.
Mi alzo, con scatto di felino brillo mi fiondo sul letto della mia amica - precisamente sopra la mia amica - ed inizio ad urlare dalla finestra.
"EPORCOMOSENEVA, MO' CE VENG EH! LA FENETRA SE SERRA!! (????)"
Tutto l'hotel percula il mio spagnolo, pure i ricci in amore che si sguaiavano dalle risate.
Incazzata come una fina continuo ad urlare.
Mia sorella fa finta di non essere lì; la mia amica, ormai svegliata, grazie a dio si unisce ai miei cori.
ROCCCCCO, ROCCCCCO, ROCCCCCO!! L'hotel ci appoggia.
Si addormentarono finalmente alle 4 della mattina.
Il giorno dopo mandiamo a fanculo la Spagna e torniamo a casa, lasciando le mie mutande in aeroporto perchè sennò Giada non si poteva riportare il Narghilè.

8.ALLAH AKBAR: ALLAH E' GRANDE E QUINDI FA ANCHE MOLTO RUMORE
Istanbul, 2012.
Stai dormendo in hotel dopo un'estenuante giornata di turismo.
Nel bel mezzo della fase rem, vieni svegliata da delle urla.
Ti viene na paralisi, la tachicardia, le urla si ripetono e diventano più forti e chiare.
Inizi a menare al tuo ragazzo, lui continua a dormire.
Comincia la crisi di nervi, temi per la tua vita.
E siccome Valerio non si sveglia, temi che le voci le senti solo tu.
E ti senti un attimino come Nicole Kidman in the Others.
E quindi ipotizzi di essere già morta.
"OOOOOOOOOOOH MA VALE' CAZZO LA GUERRIGLIA URBANA E TU STAI A DORMì! LA RIVOLUZIONE!! LA PRIMAVERA ARABA OOOOOH! MA TI SVEGLI, CHE IO NON VOGLIO MORì IN TURCHIA!"
Risposta " Ohamòmavvaffanculo quanto sei ignorante, sono le preghiere dei minareti!"
......Io vorrei vedè a voi svegliati alle 5 del mattino a suon di Allah Akbar.

Spargete il disagio, spargete il verbo.

E condividitelo, vi accetteremo in questo poco esclusivo club di Amore&Disagio.

Gloria

domenica 8 marzo 2015

ESSERE DONNA 364 GIORNI ALL'ANNO + 1.




Io non sono femminista.
Ma alla fine nemmeno molto maschilista.
Diciamo che, in generale, non sono per queste estremizzazioni di genere e di pensiero.

Quello che comunque mi incuriosisce, ad esempio, è che sia necessario uno specifico giorno sul calendario per festeggiare la donna.
Come, ad esempio, mi affascina il bisogno di dimostrare l'orgoglio dei propri sentimenti attraverso il gay pride.
Ugualmente mi fa pensare il fatto che ci sia un determinato giorno dell'anno, il 14 febbraio, per celebrare l'amore.

A voi non sembrano delle forzature?

Prendiamo come esempio l'otto marzo.

Cosa vuol dire essere donna? Molteplici cose.
Essere donna porta con sè croci e mieli.
Essere donna vuol dire saper sopportare il dolore fisico, per forza di cose.
Vuol dire essere in balia dell'umore, dell'ormone e della mestruazione.
Vuol dire vivere il diritto di essere fragile.
La donna è romanticismo e calore.
La donna è un rifugio primordiale.
La donna è morbidezza, ospitalità, coinvolgimento.
La donna rappresenta il bisogno di accudire, di sentirsi necessaria e di aiuto.
Vivere da donna vuol dire arrabbiarsi perchè ci si sente incomprese, urlare e screpitare contro il mondo, sclerare perchè la tavoletta del bagno deve stare abbassata, non alzata.

Una visione di superficie si fermerebbe qui.
Ma non dovrebbe.

La donna è la ragazza madre che si sveglia ogni mattina alle quattro e mezza per andare a lavoro e mantenere da sola il proprio figlio.
La donna è nella ragazza che rispetta sè stessa e non indossa vestiti inguinali o scollature da capogiro, perchè sa che la femminilità passa indissolubilmente attraverso l'eleganza ed il cervello.
La donna è l'imprenditrice che mette su un'attività col cuore, e la porta avanti con i denti e le unghie.
La donna è anche colei che, in una società possibilmente non coatta, liberamente ed autonomamente decide che il suo credo è quello islamico ed altrattanto liberamente si copre col velo.
Io non condivido la religione, ma appoggerò fino alla fine la libertà di ognuno di professare il proprio credo.
Sono libera di esprimere la mia opinione contraria, ma combatterò per fare in modo che la libertà religiosa non trovi ostacoli di alcun genere.
C'è una vera donna, laddove il velo sia una libera scelta e non un'imposizione.
La donna è la ricercatrice scientifica, l'ingegnere, la matematica, la cuoca, linsegnante, la commessa, l'infermiera, la dottoressa, l'impiegata, la ballerina, la giornalista e così via.

La donna è, alla fine dei conti, un essere umano.
Esattamente come l'uomo.

Ed è triste che esista un giorno preciso il cui scopo è decantare le donne.

Essere donna è parte della nostra vita, perchè dovremmo festeggiarlo?
Dal mio punto di vista, l'otto marzo crea l'effetto contrario di ciò che vuole celebrare; si svilisce la nostra credibilità, crolla qualsiasi concetto di parità.
Come le Femen che si spogliano per difendere i diritti della donna.
La mente è l'arma più forte di cui possiamo disporre per arrivare ad un obiettivo concreto, non di certo un paio di tette all'aria.

Tutto questo teatrino della festa della donna è evidentemente più un contentino concettuale sui generi, una spintarella al commercio, una scusa di libera uscita per le casalinghe disperate e sgallettate.

La donna non va festeggiata nè nell'arco di tutto l'anno, nè in una giornata specifica.

Essere donna è qualcosa che prescindere da tutto ciò, che va vissuto, serenamente. Punto e basta.
Se sei bionda o mora, lo festeggi?
Se hai gli occhi azzurri?
Se sei uomo, lo festeggi?
Se sei di colore, asiatico, caucasico o sudmaericano, lo festeggi?
NO.
Perchè è una tua caratteristica di base.

E ricordiamoci che la donna ha le stesse possibilità dell'uomo.
Tutto sta nella forza di volontà di ognuna di noi, nelle nostre scelte di vita e nei sacrifici che vogliamo affrontare.
I limiti che ci poniamo e che pensiamo di avere sono tutti espressi nell'esistenza di questo maledetto otto marzo.

Anselma Dell'Olio, demoralizzata, dice "Il femminismo ha perso. Detesto l'otto marzo perchè dimostra che gli altri 364 giorni sono appannaggio dei maschi".
La verità è che i giorni dell'anno non devono essere appannaggio di nessuno.
La festa della donna va abolita perchè non c'è nulla da festeggiare, nulla da ricordare.
Gli altri 364 giorni dell'anno vi dimenticate forse magicamente di essere donne?

Essere femmina è parte del nostro dna, è una costante della nostra vita, non una peculiarità da esaltare e rievocare l'otto marzo.
Non inneggiate alla parità dei sessi al mattino, per poi esigere implicitamente che il vostro compagno vi paghi la cena la sera.
Non esaltate la superiorità del sesso femminile un giorno, per poi pretendere che lui lavori, mantenendovi, con la scusa della crisi.
Aggiungerei anche il caso Boldrini, nel suo ridicolo impuntarsi sul genere delle professioni.
Esistono il senatore e la senatrice, il presidente e la presidentessa, l'operaio e l'operaia; e tutte queste parole hanno una forma diversa, ma la stessa importanza e lo stesso contenuto.
Se lei è donna, perchè dovrebbe utilizzare, su di lei stessa, un termine che nella lingua italiana è di genere maschile?
La mia opinione è che, indirettamente, lei così svilisca il termine femminile ed elevi quello maschile, scegliendolo come adatto a descrivere la sua posizione.

Siate e sentitevi donne sempre.
E siate fiere di esserlo, gioiose ed appagate della vostra quotidiana ed intrinseca femminilità.

sabato 7 marzo 2015

TIME.




Sto vivendo un bel momento della mia vita.
Probabilmente il più bel momento della mia vita finora, perchè dispongo di tutto ciò che per me è necessario per vivere una esistenza serena.

Ognuno ha la propria personale scala di valori.
Nella mia, al primo posto ci sono l'indipendenza e la libertà.
Concetti di cui non potevo godere ai tempi dell'infanzia, dell'adolescenza e dell'università.

Probabilmente sarò un pò in controtendenza, ma per me la giovinezza non è nè il periodo massimo nè il più bello della vita.
E' stato un ventennio che ho sempre vissuto con una marea di riserve, perchè non sentivo le ali per prendere il volo, perchè non mi sentivo a mio agio, perchè mi sentivo incatenata, perchè non mi sentivo al punto di partenza.
La sensazione era di stanchezza.
Arrancavo da un appiglio all'altro per capire da dove potevo iniziare finalmente a plasmarmi.
Sarà che sono nata per lo più priva di spensieratezza, ma l'instabilità non è nel mio carattere.

Da giovane, in fondo, sei una bozza di quel che diventerai.
Sei come argilla sul tornio, in definizione, nervoso e in movimento, alla ricerca della tua forma finale.
Da giovani purtroppo si pecca spesso di superbia, pensando di essere diventati, infine, un vaso.
Io invece giravo su me stessa, lentamente, timorosa ma consapevole di essere ancora sul tornio, in attesa di trovare il mio profilo.

Dopo l'abbozzo finale nel periodo dell'università, dopo le prime esperienze lavorative, eccomi.
Un vaso di ceramica, neutro ma con una forma.
La struttura di ognuno contiene le esperienze di vita, le persone che hai conosciuto, la rabbia, le gioie, le paure superate e quelle rimaste.
E' questo, per me, il punto di partenza.
Ciò non vuol dire che ciò che verrà dopo rimarrà inespresso su di noi.
Dopo la conformazione viene la decorazione.
Ora posso iniziare ad adornarmi a mio piacimento; posso personalizzare il mio vaso, perchè sia unico nel suo genere.

Ma c'è un singolo pensiero, una nostalgia rimasta nascosta, come un piccolo graffio nel fondo di questo vaso.
Guardandomi indietro, l'unica cosa che mi manca davvero è il tempo.

Come da copione, ti rendi conto della reale entità di qualcosa solo quando ti scappa via dalle mani.

Ricordo le estati adolescenziali, i momenti di relax dopo gli esami, dopo la discussione di laurea.
Ricordo perfettamente di quanto tempo disponessi.
Ed il tempo, allora, era semplicemente il tempo.
I secondi, le ore, i minuti, i giorni e così via.
Una questione scientifica, fatta di numeri indicati dalle lancette dell'orologio.

Poi, fortunatamente o meno, all'improvviso la tua vita inizia a seguire il passo dell'orario di lavoro.
E così vivi, quotidianamente, la tua giornata, una settimana dopo l'altra.
Fino a che, puntuale, il tempo ti si palesa violentemente davanti.
In tutto il suo valore.

E' come la legge della domanda e dell'offerta.
Un'alta offerta equivale all'abbassamento dei prezzi; una domanda alta equivale all'esatto opposto.

Il valore che si dà al tempo quando si inizia a lavorare è inimmaginabile.
Lasciate perdere le vacanze di lusso, le macchine costose, il vestito di marca.
Non c'è nulla a cui potrete mai comparare il tempo, perchè è un valore interiore.
Un valore esistenziale.
Guardi quello che stai facendo e, contemporaneamente, lo rapporti al tempo.
Ed arrivi a certe quesiti e determinate conclusioni.

Quanto tempo ho sprecato a procrastinare in passato?
Ed il tempo che sto vivendo adesso, nella maniera in cui lo sto vivendo, sarà sprecato anch'esso?
Qual'è la qualità del mio tempo attuale?
Come faccio ad innalzare il prestigio personale del mio tempo?
Teoricamente, la vita è ancora lunga, ma è pur sempre imprevedibile.
E la sensazione, dopo un pò, è come di stare sprecando un bene oltremodo primario.
Si è come un pezzo di terra a cui sono stati bloccati gli accessi all'acqua.
Un pezzo di terra secco ed inaridito.

Ed io, allora, cosa sto facendo, per vivere intensamente i minuti che, uno dopo l'altro, tessono il mio tempo?
Non lavori: hai tempo ma non hai i soldi.
Lavori: hai i soldi ma non hai il tempo.
Ed è incredibile come, magicamente, la considerazione che si ha della moneta rimpicciolisca, schiacciata dal valore dell'importanza di un bene astratto di pregio qual'è il tempo.

Nel mio piccolo di singolo essere umano, mi basta osservare il mio tempo inafferrabile per comprendere la lingua di coloro che dicono che siamo una società in crisi.

Il tempo, alla fine, è il prezzo della libertà e dell'indipendenza?



domenica 1 marzo 2015

ASCOLI PICENO DOWNTOWN - SOTTILI EQUILIBRI SOCIOANTROPOLOGICI




La sottoscritta vive IN Ascoli.

Alla fine delle scuole superiori ero tutta un fermento, non vedevo l'ora di andare via e di scoprire forme di vita al di fuori dei confini del Tronto e del Castellano, espressioni dialettali che rimpiazzassero adeguatamente l’imprescindibile ARUSCTA FURIA e l'ermeticissimo SCI OH, alimenti che potessero essere tanto perfetti quanto una pallina fritta fatta di oliva, carne, formaggio e panatura.

Dopo 5 anni a Perugia, vari viaggi, mille incontri e 7 mesi in Giappone, torno a casa.

Per scoprire che “no place is like home”.

Sia chiaro, Ascoli Piceno ha i difetti che ha, che sono molteplici. Ma solo abbandonando ciò che è di nostra abitudine, troviamo un’angolatura diversa che ci mostra, all’improvviso, prospettive che non avevamo modo di cogliere prima.

Partite, viaggiate, gustate pietanze mai provate, parlate con sconosciuti, imparate una nuova lingua, scoprite il diverso.
Vedrete che, così facendo, l’occhio si affina, la mente diventa più ricettiva, l’empatia nasce spontanea.

Ebbene, una cosa di cui mi sono convinta nel corso del tempo è che il centro di Ascoli Piceno è un girone dantesco non indifferente.

Vi informo che seguiranno una serie di opinioni personali sui soggetti e sui locali che così tanto caratterizzano le strade del capoluogo Piceno.

Le mie certezze del sabato e della domenica ascolani partono senza meno dal concetto di APERITIVO.

Non c’è e mai ci sarà un fine settimana senza aperitivo.
Che sia un aperitivo al volo, un aperitivo pre-cena, un aperitivizzare duro, un aperitivo lungo che finisce alle sei di mattina sulla tazza del cesso o un perenne aperitivo state of mind, l’aperitivo regna incontrastato nei nostri weekend e così per sempre sarà, amen.
Voi dove andate a fare aperitivo ad Ascoli Piceno?
Io, personalmente, nell’80% dei casi vado al DOC&DOP.
Nel caso non lo conosciate,  è una piccola degusteria, quel punto di luce tra Piazza del Popolo e Piazza Roma.
Non c’è nulla, e sottolineo NULLA, al DOC&DOP, che non trasudi qualità.
Qualità dei vini, qualità del cibo, qualità dell’arredamento e, soprattutto, qualità delle persone.
E, comunque, sarà che io sono un po’ cretina, ma già quando mi vedo arrivare gli stuzzichi serviti su mini pentoline e con mini posatine vado in brodo di giuggiole e riscopro la palla di ciccia di 5 anni che il 25/12/1992 svegliò tutto il quartiere a suon di “UIII UIII UIIIII” perché aveva ricevuto il tanto agognato cucinotto Nuovelle Cuisine.
Alla soglia dei 30 anni scopro allora che Babbo Natale in realtà si chiama Laura, non pesa 120 Kg, non ha la barba e nemmeno il vestito rosso.
Il suo hobby non è calarsi giù dai camini, ma la degustazione di vini.
Per lo meno lei non mi mette nella lista dei bambini cattivi se prendo la gazzosa o il chinotto al posto di un bicchiere di Pecorino, ma sa sempre consigliarmi il vino adatto nei miei giorni più alcolici.

Questo non vuol dire che io tradisca anni ed anni di relazione intramontabile con il CENTRALE.
Lasciatemelo dire, l’unico locale grande 2x2 metri che ha una clientela che potrebbe fare benissimo occupazione di Piazza del Popolo.
Una delle costanti della mia gioventù è stata “Ci si vede alle dieci al Centrale”.
Il centrale è indiscutibilmente il buco nero del weekend.
Perchè tutto orbita intorno al Centrale e ne è attratto.
Questo locale a volte ti risucchia e, per strani meccanismi della fisica quantistica, dopo un lasso indefinito di buio, ti ritrovi magicamente a vomitare in una busta nel letto alle 7 del mattino.
A volte ti dà la spinta gravitazionale necessaria per dar il via al tuo fine settimana alcolico.
Ma vorrei non si dimenticasse anche un altro fantastico fenomeno sociologico di migrazione umana, che non smetterà mai di stupirmi: LA GENTE CHE COMPRA DA BERE AL CENTRALE E POI SI METTE A BERE DAVANTI AL LORENZ.
Siete fantastici, siete i miei miti.
Ma vabbè, grazie alle teorie orientali dello Ying e dello Yang, tutto in qualche modo si equilibra sempre; ed è così che la gente del Centrale sale a fare la pipì al Lorenz.

Ora, il LORENZ è la vetrina del Vanity Fair ascolano.
Tutte quelle scarpe col tacco, quegli shatush, quelle sopracciglie maschili spelate, quelle camicie che mostrano petti glabri post-ceretta, quel tripudio di borse Louis Vuitton, quella sobria radiografia completa di cui si è soggetti all’entrata, mi mettono un pochino in soggezione.
Fatto sta che io non riesco ancora a spiegarmi il perché del Lorenz.
Sarà che a me partono irrefrenabili le madonne ogni volta che entro lì dentro.
Non mi soffermerò a discutere sulle esperienze mistiche che ho vissuto nel duo(deno) LORENZ-IDEAL perchè qui si va ben oltre la recensione negativa.
Diciamo che a questo punto nen ve tocchess manc c’ na ceppa longa.
Ah, scusate se ve lo dico, ma questo cartellone coi panini nominati a seconda dei quartieri di Ascoli Piceno non vi sembra giusto un pelino simile a quello di Attù, che dista da voi manco 150 metri?

Per chi non lo sapesse, ATTU' è il locale estremamente social che posta 5740548 miliardi di foto su facebook (“Attù, - qualsiasi frase che finisce con TU”), il locale Mtv che linka video musicali col proprietario e le commesse che ballano e cantano allegramente; è il locale davanti al quale trovate di sera ragazzini vestiti inspiegabilmente tutti uguali e con i capelli sistemati altrettanto similmente. Attù, e sei fatto con lo stampino anche tu…?
L’idea dei panini e dei loro nomi, comunque, è simpatica e per lo meno chi ci lavora si diverte a fare foto e video e a condividerli sul villaggio globale.
E vedere gente che lavora divertendosi è sempre una bella cosa, alla fine.

Una seconda certezza di cui farei volentieri a meno sono I MINOLLI.
Gruppi di minolli standard nei weekend invernali.
Orde barbariche di minolli durante le vacanze estive: Minollo-topia 2.0.

Partiamo da alcune problematiche di fondo.
Innanzitutto questa cosa dei risvoltini sui pantaloni vi sta un attimo sfuggendo di mano.
Da principio c’erano i pantaloni a vita bassa sotto culo, successivamente il cavallo vi è arrivato alle ginocchia.
Poi, d’estate, le minolle hanno iniziato ad andare in giro smutandissime. 
Mi permetterete questo attimo di rabbia: v’avrei preso a calci in culo a tutte quante vedendovi con quei pantaloncini a vita alta e a Iolanda furiosa all’aria. 
Perché delle mutande di jeanse? Perché questo desiderio di rettoscopia? Puozza venì la cistite cronica.

Ora ci sono questi benedettii pantaloni alla zombafuoss. O dovete andare a pescare le carpe o siete indiscutibilmente dei masochisti, perché se vedo delle caviglie al vento quando ci sono -18 gradi, io penso solo all’artrite remautoide che colpirà una intera generazione fra una cinquantina di anni.

Secondo poi, con quei giubetti pelosi in simil peli di ascella mi sembrate dei galli cedroni.

Terzo: cosa vi mettete a fare i pantaloni se poi ci sono degli strappi grandi quanto il buco dell’ozono in stile Presa-d’aria-della-friggitoria.

Io soffro per voi e la vostra situazione l’ho presa a cuore.
Mi troverete presto con un banchetto in centro, con l’impegno sociale di donarvi dei calzetti e delle calzamaglie di lana.
Mi metto vicino a quelli di Casapound, che sembrano andare anche loro matti per i risvoltini e per i banchetti.
Che poi …. che affascinante è la gioventù politicamente attiva.
Mi affascinano soprattutto i minolli nostalgici del ventennio fascista in contrapposizione ai borghesotti sinistroidi; i primi chiamano zecche comuniste i secondi, i secondi chiamano fascistidimerda i primi.
Scusate, il fatto è che mi stupisco perché in verità ero e sono tutt'ora una semplice.
Io a 15 anni leggevo “Cioè” per imparare a conquistare il minollo dei miei sogni e per sapere preventivamente come pomiciarci in maniera efficace, mi compravo  quelle cloache indonesiane dei BonBon Malizia, camminavo su delle inspiegabili Fornarina e mi esaltavo a vedere Goku che diventava Supersayan di IV livello.
Adolescenti, in realtà sto solo cercando di capire se ammiro la vostra passione o se scioccamente aderite a certe ideologie per sentirvi più difesi all’interno di un gruppo.
Ho come il sentore che tra una sessantina di anni, i minolli della nuova generazione metteranno su banchetti pro Isis.

Un terzo punto su cui devo soffermarmi sono QUELLI CHE NON STANNO TANTO CIEND CIEND.
Prima su tutti RITA LA MATTA.
Con Rita non c’è scampo.
Tu sei, ad esempio, davanti al Centrale, lei in fondo alla Piazza, davanti al Ferretti, 80 metri vi separano.
Ti giri e, per una qualche congiunzione astrale, il tuo sguardo incrocia il suo.
E’ fatta.
E’ inutile che fai finta di niente.
Non puoi salvarti, tu sei il prescelto miracolato.
Ti volterai di nuovo, speranzoso di avere ancora possibilità di fuga; ti troverai invece travolto da uno tsunami di stoffe colorate, ciabatte e mollettoni che ti tasta l’inguine, ti tocca le tette e contemporaneamente e che ti chiede “COME TI CHIAMI TU? ELENA? AHHH SAND’ELENA, DICIOTTO AGOSTO!” seguito da una serie di turpiloqui senza apparente filo logico ma che, secondo me, filosoficamente parlando, nascondono verità ultime che noi menti basiche non siamo tenuti a comprendere.
Ma solo io ho avuto modo di assistere ad una Rita ermetica.
Mi puntò, mi raggiunse. Mi chiese "Come ti chiami tu?"
Io risposti, con fierezza "GLORIA".
Lo sgomento sul volto di Rita. Lo sconforto, il silenzio.
Santa Gloria non esiste, e mmò pigghiate quiss.

Avrei tanto voluto assistere ad una conversazione fra Rita, l’uomo urlatore col suo cane Birillo, l’uomo che dice parole a caso (Ma che fine ha fatto?! Sapete come si chiama? Il mio mito. Cammina per piazza proferendo parole random tipo MARTELLO. …BALCONE. ….CAVALLO!!!) e Pino Barba.
A proposito di Pino Barba.
Anni fa lavoravo da Yoghi, nota yogurteria, gelateria, cioccolateria, pasticceria ascolana.
Entra Pino Barba, cantando, come suo solito.
Dopo due o tre dei suoi gorgheggi, mi dice:
“Biondinaaaaah, vorrei un pezzo di pizza margherita!”
Dopo un primo attimo di confusione, rispondo “Guardi, purtroppo qui non vendiamo la pizza”.
Non l’avessi mai detto.
“VAFFANCULOOOO, VAFFANCULO TU, E VAFFANCULO IL GELATO, E VAFFANCULO LA PIZZA”.
Un trauma.
Pino, non volevo infliggerti cotanto dolore.

Ascoli Downtown, tu mi stimoli.
Mi nutri, mi fai ubriacare e mi fai ridere e sorridere.
Viaggerò, vagherò, non mi fermerò,  ma tornerò sempre da te.

Sei bella.
E' rilassante camminare per le rue del tuo centro, sui tuoi san pietrini. 
Guardare le luci di Natale o dei lampadari di Carnevale che si riflettono sul pavimento bagnato.
Guardare Piazza del Popolo e intravedere colle San Marco sul suo sfondo.
E osservare la tua gente, le dinamiche che le legano, le ideologie ed i gusti che le dividono, l'amore per te che alla fine le unisce.

sabato 3 gennaio 2015

SONO A PRO DI UN SOCIALIZZARE VINTAGE.





Il mio ragazzo continua a ripetermi che anche se non voglio aprirmi al futuro, prima o poi mi toccherà farlo per forza di cose.

Dopo anni ed anni di telefonia basica, un mesetto fa mi è stato gentilmente regalato un cellulare un pò più tecnologico, provvisto di Facebook, fotocamera e, immancabilmente, Whatsapp.

Invece, dopo un mese di telefonia smart e social, sono giunta a conferma di alcune considerazioni.

Sto per scrivere una marea di ovvietà, ma almeno ora ho la certezza empirica a prova di tali ovvietà.

Ad esempio, come molti, avevo già da tempo il latente timore che i social network non fossero poi così social.

Mi è sempre venuto da pensare che se ci abituiamo a conversare tramite internet, annulliamo il piacere ed i timori tipici di una normale discussione dal vivo.

Ci si saluta e si condividono pensieri ed esperienze su di un luogo che non esiste, che è più una vetrina che un punto di incontro.

Se non ti fai 5749mila foto del tuo sabato sera, allora il tuo sabato sera non è esistito.

Se non posti sulla tua bacheca canzoni d'amore per la tua dolce metà allora non sei in una relazione?

Miriadi di foto della propria colazione, del nuovo taglio di capelli, degli alberi di natale, dei paesaggi...come per urlare a tutti "Io esisto e ve lo dimostro".

Sia chiaro che non mi tiro fuori da tutto ciò, ci sono vergognosamente in mezzo anche io.

Ogni volta che vado in vacanza carico le foto che ho fatto nel luogo che ho visitato.

Non riesco neanche a spiegarmi il perchè; è diventata una sorta di abitudine.

E whatsapp?

C'è la mera possibilità che tu sia l'ultimo a sapere le cose, se non hai l'applicazione del momento.

"Tizio non mi risponde su whatsapp, come facciamo?"

Ma una telefonata? Un sms? Sono concetti preistorici ormai, un pò come salvare oggigiorno dei file su un floppy disc.

La fregatura è vivere nell'apparenza di essere parte del tutto semplicemente stando sempre connessi su internet.

Il paradosso è questo.

Più ci si abitua al social network, più ci si allontana dalla possibilità di integrarsi in una rete di relazioni più reali.

E' tutto fittizio. E' inesistente ed inconsistente.

Più sei social, meno sei cosciente nella società.

Magari potrebbe essere anche una reazione.

"La società fa talmente schifo che mi rintano nei social network.
Lì sono al sicuro, posso litigare liberamente con le persone, posso non aver paura di dire le mie opinioni, posso flirtare senza alcun tipo di coinvolgimento umano."

Quando poi si esce dal villaggio globale per saltare nella vita reale, la situazione diventa di difficilissima gestione. E allora vai con le foto, i commenti, i like, gli eventi, le chattate, per ovviare alla mancanta.

La cosa vagamente mi terrorizza.

Di domenica mattina vai su un qualsiasi social network, noti alcune foto postate da un tuo contatto che cita " Ccccioè che bellissima serata #amicicipersempre #friendswillbefriends #sfasciototale #pazziaapalla #nessunopuòfermarci", 57303480miliardi di commenti sotto l'immagine.
"Oddio come siamo pazziiiiiiii"
"Vi amo tesori, come mi fate ridere voi nessuno mai"
"Risate infiniteeee"

Poi vai indietro con la memoria e ti ricordi che quella persona, con i suoi amici taggati, l'hai vista la sera prima nel locale dov'eri tu.
Stavano tutti insieme sul tavolo, in silenzio.
A spararsi i selfie (fatti e rifatti molteplici volte, ritoccati in bianco e nero, seppia e filtri vari, per evitare che si vedano brufoli o occhiaie).
Col telefono attaccato alla mano tipo prolunga degli arti superiori.
A fare e commentare le foto.
Parole proferite : 3, in croce.
Giro di camomilla boom-boom per tutti e poi a dormire a casa.

Ma porcaputtanaeva, mica dico che uno deve stare sempre a parlare.
Le conversazioni e gli argomenti possono anche terminare.
Però cazzo, mi fate paura.

Voglio dire, non capisco cosa ci sia da dimostrare.

Per non parlare dei selfie che le persone si fanno anche nei momenti di solitudine.

Io vi immagino a passare i pomeriggi in bagno o in camera a spararvi le pose da modelle dei cataloghi cinesi finchè non vi esce uno scatto dove, in prospettiva, sembrate avere quei 56 kg in meno.
Poi ovviamente lo modificate.

Innanzitutto, vi direi, o mettete una foto così come uscite oppure, se vi sentite così cessi, non le mettete le vostre foto su un social network.

Anche perchè, vi dirò un segreto.

Se siete fighi nelle foto che caricate sui social network, non è che per osmosi lo diventate nella vita reale.

Nella vostra mente il processo è : cesso --> foto --> modifica --> socialnetwork --> bello.

Nella vita realte il processo é: cesso --> foto --> modifica, ma tanto realmente rimani cesso lo stesso.

Quello che puoi modificare è la tua maniera di porti con gli altri, la tua cultura, la tua intelligenza, la tua educazione.

Ma immagino sia più facile modificare una foto.

Io veramente non ci arrivo. Non capisco il senso mistico intrinseco di mettere una vostra foto modificata.
E vi ci impegnate pure a farvela, tanto che poi alla fine neanche sembrate voi stessi.

E non contenti, per sentirvi un pò meno in colpa ed un pò più artisti, aggiungete alla foto un titolo emblematico.

"Attimi che non torneranno più" (Ma magari non tornassero più, invece il giorno dopo posta altre 80 foto uguali, con altrettante frasi obsolete)

"Ci vuole un caos dentro di sè per partorire una stella danzante" (e io guarda vi ammazzerei tutti quando usate Nietzsche)

"Nessuno mi può giudicare" (Machittesencula)

Ma soprattutto "La vita è un brivido che vola via, è un equilibrio sopra la follia" e cazzi e mazzi vari che mi fanno puntualmente e dolorosamente ricordare che certa gente ha il diritto di voto.

Ma perchè vi dovete intitolare così.

Fatevi una foto romantica e scriveteci sopra STO CAZZO.

Fidatevi, che questo sì che farebbe effetto.